Brasilia lotta con l'economia di Mimmo Candito
Brasilia lotta con l'economia OSSERVATORIO Brasilia lotta con l'economia Com'era prevedibile, la abertura brasiliana si sta giocando sulla crisi economica. D gen. Figueiredo mostra di voler ancora sostenere il suo piano di progressiva democratizzazione del regime, e non c'è dubbio che la vita politica brasiliana mostra oggi un incrocio di problemi e di presenze impensabili appena un anno la: i due partiti «istituzionali» sono scomparsi dalla scena del Congresso, facendo posto a un magma ancora indistinto di posizioni e di programmi, e dall'esilio sono rientrate alcune delle figure storiche della lotta di opposizione marxista e clandestina. Ma la transizione è appena agli inizi, e il sistema economico appare sempre incapace di dare risposte adeguate alle nuove regole del gioco politico. n 1979 è stato un anno disastroso: l'inflazione ha superato il livello del 77 per cento (con un balzo di 35 punti sull'anno precedente) e il deficit commerciale si è allargato fino ai 3 miliardi di dollari. La tensione della spirale ha una sua origine immediata nell'escalation dei prezzi petroliferi, ma nessuno ignora che le radici stanno nella stessa struttura del 'miracolo» degli Anni Sessanta, quando il Paese ha raddoppiato la sua capacità industriale accumulando però una serie di distorsioni che il processo di crescita avrebbe comunque portato alla luce. Le distorsioni sono ora' tutte in superficie, e ad affrontarle è stato chiamato lo stesso uomo che fu «padre» del boom economico, Delf im Netto. In pochi mesi, con un processo inarrestabile di concentrazione, Netto ha avocato al suo ministero della Pianifica¬ zione il controllo totale delle istituzioni finanziarie brasiliane: un potere di natura tale che lo fa un vero primo ministro, interlocutore unico e privilegiato di Figueiredo. Tra il presidente e il suo «superrninistro», in effetti, c'è una discreta quota di omogeneità: Figueiredo è soprattutto preoccupato di evitare qualsiasi misura economica che possa creare nuove tensioni sociali, e Netto mostra di puntare ad una ripresa che non passa attraverso le misure restrittive della politica antinflazionistica. L'accoppiata sembra ideale, ma se il Brasile non ritrova subito la sua credibilità sul mercato finanziario internazionale, le speranze di Netto si bruceranno: l'indebitamento con l'estero è già oggi il più alto nel mondo (sono 50 miliardi di dollari), e solo per pagarne gli interessi Brasilia avrà bisogno quest'anno di 8,5 miliardi di dollari. Secondo la stima del governo, il fallimento potrà essere evitato con un prestito internazionale di 15 miliardi di dollari, dopo che nel '78 il Brasile ha già raccolto sul mercato dei capitali quasi 7 miliardi. None un traguardo impossibile, perché l'intero sistema bancario internazionale è ormai coinvolto nella spirale dell'economia carioca, e un dissesto avrebbe gravi riflessi in Europa e in America. Ma non c'è dubbio, anche, che le scelte di Netto rischiano di ri accumulare le distorsioni che hanno portato alla crisi d'oggi, accantonando soltanto quelle riforme che dovranno correggere prima o poi le profonde sperequazioni della società brasiliana. Mimmo Candito Il generale Figuciredo: compromessi per la salvezza
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