«Per Sacharov non ci sarà processo Se vuole potrà lavorare a Gorkij» di Livio Zanotti

«Per Sacharov non ci sarà processo Se vuole potrà lavorare a Gorkij» Lo dice il responsabile dell'ufficio propaganda del CC del pcus «Per Sacharov non ci sarà processo Se vuole potrà lavorare a Gorkij» Il fisico non è isolato dagli altri dissidenti: telegrafa e comunica per telefono con gli amici di Mosca - L'unico contatto interrotto è quello con l'Accademia delle Scienze, ma sarebbe difficile per il Cremlino ottenere un provvedimento di espulsione dello scienziato DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — «Non è previsto alcun giudizio penale contro il prof. Andreij Sacharov; se vorrà, egli potrà continuare a lavorare a Gorkij», assicura l'ambasciatore Valentine Faline, che dal ritorno da Bonn si occupa dell'ufficio propaganda al comitato centrale del pcus e pertanto ha l'autorità per fare certe affermazioni. «Freddo, sole, passeggiamo», ha telegrafato ancora ieri lo scienziato dissidente agli amici di Mosca. Lo svolgimento dei suoi primi giorni da esiliato sembrano dar ragione a Lev Kopilev, lo storico dissidente: «Più che come un decabrista lo trattano da gran de bojaro, messo fuori dalla corte dello zar ma con qua! che riguardo». Semmai ci si può domandare: fino a quando? Ora è evidente che nei suoi confronti il potere ha compiuto soltanto il primo passo. «Isolare il nemico, poi distruggerlo», si legge in qualsiasi manuale di guerra. E in politica non è diverso. Ma sebbene allontanato da Mosca, Sacharov non è stato isolato dal dissenso militante: egli continua a telegrafare, a comunicare telefonicamente; sua moglie, Elena Bonner, almeno fino a questo momento può rientrare nella capitale. La madre, l'anziana signora Ruth, dice che ha già richiesto i biglietti ferroviari per andare a visitare la figlia e il genero. Viene fuori che sono altri i contatti interrotti dalla forzata partenza, quelli con l'Accademia delle Scienze, e che proprio questi nell'immediato interessavano maggiormente il Cremlino. C'è chi ne ricava una conferma al malumore che da tempo serpeggerebbe tra la massima intelligencija sovietica e che l'avventura afghana avrebbe rinfocolato. Sta di fatto che Sacharov, bandito dallo Stato e dal partito, tacciato ieri l'altro di tra dimento dal giornale del governo, continuava a frequentare regolarmente la corporazione più potente e prestigiosa dell'Urss. Ci sono state pressioni per espellere il prof. Sacharov? la questione è stata dibattuta dagli accademici? A queste domande il portavoce dell'Accademia, Igor Tabakiev, non risponde; ma rimanda alla sua dichiarazione di ieri l'altro: «Il prof. Sacharov è e ri¬ mane membro dell'Accademia». Per cacciarlo ci vuole la maggioranza dei due terzi e poiché la votazione è segreta al partito già sanno che non riusciranno a metterla insieme, almeno in condizioni normali. Gli accademici resistono: non tanto per solidarietà politica con il dissidente, anzi per questo molti lo sbatterebbero fuori volentieri; ma i più temono che se lasciano aprire un varco attraverso cui far uscire Sacharov in futuro chiunque potrebbe trovarsi spinto sul medesimo cammino. Ma Sacharov non potrà più partecipare alle riunioni del martedì. Per Suslov e gli altri è già un risultato. L'accademico aveva l'abitudine di spiegare perché l'industria perde colpi, perché l'agricoltura è in perenne ritardo sulle necessità del Paese, perché l'economia fa perdere il sonno perfino a Breznev: è il regime che non funziona, diceva agli emeriti colleghi. Alcuni lo contestavano, ma altri gli prestavano ascolto. Il suo prestigio, malgrado tutto, restava notevole e talvolta riusciva a farsi interprete dei sentimenti della maggioranza. Ce ne sono le prove. Una è del marzo scorso. Nell'aula magna dell'Accademia delle Scienze, sulle Colline di Lenin, è riunito il plenum degli accademici. All'ordine del giorno ci sono l'ammissione di un candidato, lo storico Sergei Pavlovic Trapeznikov, ed alcune modifiche statutarie. E' presente anche Sacharov, che anzi chiede ed ottiene di fare per primo la dichiarazione di voto contro l'ammissione di Trapeznikov. Il suo discorso è durissimo: ricorda che il candidato, malgrado l'età, ha nel suo curriculum una sola opera, un'analisi della collettivizzazione delle campagne che definisce «assolutamente parziale, insufficiente». Non dice, ma tutti nell'aula lo sanno, che lo storico è amico personale di Breznev. Il voto boccia Trapeznikov: 212 contrari, 137 favorevoli. Gli avversari di Sacharov illividiscono. Ma riescono a rendergli immediatamente la pariglia su una modifica dello statuto che potrebbe riguardarlo personalmente, una volta o l'altra. L'assemblea approva un nuovo criterio, secondo il quale un accademico che venga privato della citta dinanza sovietica perde automaticamente anche la qualità di membro dell'Accademia. Sacharov ha votato contro, ma stavolta la maggioranza non lo ha seguito. Ecco di dove lo ha tirato via l'esilio di Gorkij. Il provvedimento che ve lo ha costretto è una scaramuccia nella guerriglia che il fisico dissidente conduce contro il regime sovietico. Egli continua a battersi e malgrado l'assicurazione dell'ambasciatore Fatine lo Stato-partito potrebbe colpirlo ancora. Livio Zanotti

Luoghi citati: Bonn, Mosca, Urss