L'alleanza «naturale» per la Cee nei Balcani
L'alleanza «naturale» per la Cee nei Balcani La storia dei rapporti con l'Europa comunitaria L'alleanza «naturale» per la Cee nei Balcani •La Cee deve compiere uno sforzo di immaginazione, che poi non è così eccessivo, per accettare la realtà, oggi più che mai evidente: la posizione' particolare della Jugoslavia, sia dal punto di vista economico che da quello politico, richiede soluzioni al di fuori degli schemi classici'. La precisazione, quasi un appello, è di Stojan Andov. il giovane economista macedone che da oltre un anno sta tentando di condurre in porto i difficili negoziati avviati dal governo di Belgrado con la Comunità europea per la ridefinizione degli accordi di cooperazione economica. Ora il traguardo sembra a portata, di mano. Dopo mesi di tira e molla, di passi in avanti annullati da brusche ritirate, di cavilli procedurali per questioni di principio, di promesse reciproche non esaudite, l'Europa del Nove ha capito, cosi almeno pare, che è giunto il momento di mettere le carte in tavola per lo show down finale. Porse le apprensioni del do-, po Tito hanno spinto un po' tutti ad accelerare i tempi, fatto sta che proprio in questi giorni i governi della Cee hanno «ordinato» alla Commissione esecutiva di Bruxelles di predisporre i dossiers in vista di una pronta conclusione del nuovo accordo commerciale con la Jugoslavia. In termini pratici ciò vuol dire che la Commissione dovrà presentare, entro il 5 febbraio, il nuovo «pacchetto di concessioni» alla Jugoslavia ed elencare le reazioni di Belgrado alle proposte comunitarie. «Sto ben chiaro — precisa Andov —, noi non chiediamo, la luna, il nostro obiettivo non è diventare membri associati della Cee o di ottenere regali sottobanco. Vogliamo soltanto inserirci nei settori nei qua-* li obiettivamente mancano i prodotti che siamo in grado di. fornire non sotto il profilo della concorrenza ma su basi di assoluta complementarietà: . La storia dei rapporti Jugoslavia-Cee è indubbiamente un cahier de doléances. L'accordo originale, della durata di cinque anni, era scaduto nell'agosto '78 con l'impegno di rinnovarlo in tempi brevissimi. Perché tante dilazioni, quali i motivi del ritardo che rischiava di essere ancora prolungato se non fosse intervenuta in modo cosi drammatico la malattia di Tito? Da parte occidentale le maggiori resistenze hanno finito per coagularsi sulla fissazione del «tetti» accordabili alle importazioni jugoslave in modo da evitare ripercussioni a quelle industrie europee che già soffrono di un andamento congiunturale avverso, come i tessili, la siderurgia, la chimica sintetica. Qui a Belgrado si. tende invece a sottolineare, pur senza lanciare precise accuse, quanta acqua inutile la Cee abbia lasciato scorrere sotto i ponti, visto che le argomentazioni jugoslave sono «incontestabili,,. Queste si riassumono in una constatazione «elementare»: l'indipendenza politica e la stabilità economica della Jugoslavia sono essenziali per l'equilibrio strategico dell'Europa. Spetta dunque alla Cee adoperarsi per mantenere lo status quo ed evitare azioni dirompenti in grado di danneggiare il suo alleato «naturale» nei Balcani. Pur senza ammetterlo uffi- cialmente, gli jugoslavi sono' infatti preoccupati per la diminuzione degù scambi commerciali con l'area comunitaria, scesi lo scorso anno dal 33 al 22 per cento delle esporta- zioni globali, calo al quale ha fatto da contraltare l'aumento delle merci inviate nei Paesi del Come con. la Cee dei Paesi dell'Est, creando le premesse per una dipendenza economica alla quale appunto si vorrebbe offrire l'alternativa del maggiore interscambio con l'Occidente europeo. Secondo Andov. comunque, il reciproco desiderio di giungere ad un accordo soddisfacente per le due parti ha fatto sì che «Za strada giusta sia stata trovata, che i rispettivi punti di vista si siano avvicinati il più possibile. Si tratta adesso di appianare le altre, divergenze ed avviare la questione sul piano procedurale: Negli scambi con la Jugoslavia, la Cee registra un attivo di oltre 2500 miliardi di lire grazie ad una «borsa della spesa» assai diversificata (fertilizzanti, pellami, vetri, nitrati di cellulosa, legname, ovini, bovini e suini, minerali, cantieristica, prodotti farmaceutici) ed è impegnata, con finanziamenti comunitari, in diverse attività di joint venture. A parte i rapporti bilaterali con l'Italia, che trattiamo in altri articoli del supplemento, i vari partners europei hanno sempre guardato con simpatia alla Jugoslavia se non altro per i vantaggi ottenuti nell'attingere al massiccio serbatoio di manodopera jugoslava emigrata in Germania, Francia Belgio e Inghilterra. Se da un lato, quindi, le rimesse in valuta di questi lavoratori all'estero hanno in un certo senso agevolato i conti commerciali del Paese, allontanando lo spettro della destabilizzazione, la Jugoslavia si propone di giocare in fretta un'altra carta sul tavolo delle trattative europee, quella cioè di passaggio obbligato per i trasporti ferroviari e stradali con il prossimo socio della Cee, la Grecia. Basterà per far pendere il piatto della bilancia in direzione di una firma sollecita degli accordi fra Belgrado e l'Europa dei Nove? E' quanto sperano gli jugoslavi stanchi di bussare alla porta di un'Europa distratta. p. d. g. jjMercato in Macedonia BILANCIA COMMERCIALE EXPORT IMPORT IN MILIONI DI DINARI ANNI 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 197S 1976 1977 1978 Ufficio federale di statistica jugoslavo jjMercato in Macedonia
Persone citate: Andov, Stojan Andov
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