Con l'Italia la frontiera è aperta di Emilio Pucci

Con l'Italia la frontiera è aperta Sono ottime le prospettive di collaborazione per il 1980 Con l'Italia la frontiera è aperta L'incontro" avvenuto lo scorso autunno, fraterno e affettuoso, tra due •vecchi giovanotti», i presidenti Pertini e Tito, ha indubbiamente contribuito a rafforzare i rapporti economici fra l'Italia e la Jugoslavia e a rilanciare gli scambi commerciali che, dopo il «boom» del 1977, hanno segnato una sia pur lieve battuta d'arresto. Nel 1977. infatti, l'interscambio, nel suo complesso, aveva superato per la prima volta i mille miliardi di lire. Nel 1978 si è accusato invece un calo, circa il 20 per cento, mentre nel '79, nonostante l'insorgere della crisi petrolifera, si è potuto registrare una decisa rimonta, superando di nuovo quota mille miliardi. Le prospettive per l'80 sono più che buone, anche perché nel frattempo si sono moltiplicate le iniziative per lo sviluppo della collaborazione economica tra i due Paesi. Vi-, site ufficiali e missioni commerciali hanno reso più cordiali e aperti i rapporti. Un'altra spinta agli scambi commerciali verrà dall'imminente accordo Cee-Jugoslavia che permetterà a quasi tutti i prodotti jugoslavi di accedere, in completo regime di liberalizzazione, ai mercati comunitari. Le due economie, in sostanza, sono condizionate dalla congiuntura internazionale, in particolare da quella dei Paesi forti, che non svolgono1 in questo momento quel ruolo di ^locomotive» che a loro compete. Ma ciò non toglie che a Belgrado e a Roma c'è la volontà di «andare avanti». cercando nuove strade e nuo-, vi strumenti. •Non abbiamo la pretesa — ha dichiarato di recente il ministro del Commercio con l'estero jugoslavo Metod Rotar — di raggiungere l'equilibrio negli scambi commerciali con l'Italia, né pensiamo di ridurli per risolvere il problema, ma riteniamo che la via migliore sia uno sforzo dinamico in tutte le direzioni. Questo dovrebbe essere possibile perché le economie dei due Paesi sono complementari, non concorrenti». •Abbiamo già buoni esempi di collaborazione industriale — ha aggiunto Rotar —. Dovremo moltiplicarli, anche con iniziative comuni fuori dai nostri confini, dividendoci i rischi e sfruttando, nell'interesse reciproco, le tecnologie, l'organizzazione, il marketing, che l'Italia e la Jugoslavia possiedono ih misura diversa, maggiore per luna o per l'altra, secondo i settori o i Paesi». Frontiera aperta, dunque, tra Italia e Jugoslavia. Il nostro Paese è interessato in modo particolare alle importazioni di prodotti come il legname e la carne che, se potessero entrare a condizioni doganali migliori (come forse sarà possibile in seguito all'accordo con la Comunità europea), avrebbero un effetto calmieratore sui nostri prezzi all'interno. Al tempo stesso, la Jugoslavia ha la necessità assoluta di accrescere le sue esportazioni, per attenuare quel disavanzo dei suoi scambi con l'estero che, se dovessero mantenersi sui livelli attuali, la costringerebbe a misure protezionistiche la cui attuazione sarebbe un danno grave per tutti. Dall'Italia, la Jugoslavia acquista soprattutto macchine utensili, oli combustibili, parti staccate di autoveicoli, materie plastiche. Si diceva prima dell'accordo Cee-Jugoslavia. Subito dopo la firma di questa importante intesa saranno aboliti i diritti doganali e le restrizioni quantitative per le merci industriali originarie dalla Jugoslavia. Tutto ciò costituirà un forte impulso agli scambi1 commerciali tra i due Paesi confinanti e alle iniziative comuni in Paesi terzi. Sarà certamente rilanciato il trattato di Osimo, che per il governo di Belgrado «è di un'enorme importanza e di incitamento all'ulteriore incremento generale della collaborazione bilaterale». Tutte le commissioni miste scaturite dal trattato di Osimo sono da tempo al lavoro per la realizzazione di varie iniziative ancora sulla carta. Con una spesa valutata tra i 1500 e i 2000 miliardi di lire, ad esempio, l'Italia — ai termini dell'accordo — dovrebbe realizzare un troncone ferroviario, stra-' de. ponti, e diverse opere pubbliche nella ex Zona B. Vi sono poi negoziati per la costruzione di una centrale idroelettrica nell'area del confine italo-jugoslavo e per la nostra' partecipazione alla costruzio¬ ne di impianti termoelettrici sugli enormi bacini di lignite Jugoslavi, in cambio di forniture di energia alla nostra rete. Un altro progetto prevede un accordo per l'estrazione e la commercializzazione del rame tra la Smi di Firenze e la Bor jugoslava. Un ultimo progetto riguarda la costruzione di zuccherifici. In definitiva, esistono le premesse perché si possa «andare avanti» in perfetta armonia e reciproco interesse. Emilio Pucci , in centro , in centro

Persone citate: Pertini