Sei ore ostaggio dei soldati russi nell'Afghanistan

Sei ore ostaggio dei soldati russi nell'Afghanistan Testimonianza di un giornalista Sei ore ostaggio dei soldati russi nell'Afghanistan " NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE KABUL — Martedì scorso, sulla strada per Ghazni, con l'inviato speciale àeìVAfp seguivamo il taxi sul quale viaggiava un'equipe della televisione francese. Sorpassando un carro armato sovietico, abbiamo visto 1 soldati agitarsi, uscire precipitosamente dalla torretta, mitra in pugno, furibondi, gesticolanti. Perplessi sul da farsi, abbiamo proseguito. Dopo pochi chilometri, siamo stati costretti a rallentare, poi a fermarci, lungo una salita ghiacciata, poiché uno dei taxi non aveva catene. A quel punto, alle nostre spalle, sono apparsi due carri armati pre- ceduti da un gruppo di militari che correvano e gridavano. Ci raggiungono, circondano le nostre auto, ci ordinano di scendere, perquisiscono noi e le vetture. A quanto pare, cercano macchine fotografiche: 'Clic ciac?' ripetono, prima di pensare ad eventuali armi. Soldati sovietici nervosissimi puntano 1 mitra verso i colleghi nell'altro taxi, che, mani in alto, vengono perquisiti. Sono le dieci dèi mattino. Ci parliamo a fatica In inglese e in tedesco. A quanto capiamo, ci accusano di aver filmato i. carri armati lungo la strada. Due ufficiali afghani si avvicinano, ma vengono allontanati dai soldati sovietici. A mezzogiorno, un ufficiale giunto appositamente da Kabul ci Invita a salire sui taxi, dove si installano alcuni soldati, mitra fra le gambe. Un camion militare russo ci fa strada. Il convoglio arriva a Kabul. In periferia, al lati della strada, un impressionante dispositivo di difesa sovietico. Sulla destra, quattro grandi mezzi blindati puntano i cannoni verso una caserma dell'esercito afghano. Ci fermiamo alle porte della città, all'ingresso di un grande campo militare sovietico, accolti da due maggiori, uno originario del Caucaso, l'altro di Kazan. Parliamo in tedesco per circa tre ore, in un clima disteso. Addirittura, in certi momenti il colloquio assume toni da intervista. I due ufficiali, pur diffidenti, stanno al gioco, I nostri «ospiti» hanno due principi fondamentali: il segreto militare e l'obbedienza. Quasi si scusano per l'attesa cui siamo costretti, poiché la polizia politica afghana tarda ad arrivare. Ci spiegano che è vietato filmare i carri armati in quanto tutto ciò che è militare è segreto. Vi verrebbe in mente, aggiungono, di filmare carri armati in Francia? Ci confermano che l'esercito sovietico è assolutamente autonomo. «Tutto viene dall'Urss, tranne l'acqua, che controlliamo ogni giorno' ci dicono con orgoglio. Come vi ha accolti la popolazione? «La gente comune apprezza la nostra presenza; i capitalisti, naturalmente, hanno un atteggiamento ben diverso: Il nostro autista, parlando dei soldati che fanno la guardia al materiale sequestrato, sibila: 'Non sono uomini, sono cani». Alle 16, finalmente, arriva un membro della polizia politica, accompagnato da un soldato russo che per l'ennesima volta controlla i nostri documenti e annota 1 nostri nomi. L'afghano ci fa la predica: 'Non sapete che è vietato riprendere i carri armati? Avrebbero dovuto dirvelo, avreste dovuto chiederlo». Ci prendono i passaporti, partiamo per la sede della polizia politica. Soldati sovietici montano la guardia all'interno. In un ufficio, il cameraman è invitato a consegnare la pellicola con l'immagine dei carri armati. «Soltanto quella—dice il funzionario — non vogliamo cancellare le altre cose interessanti che ha ripreso: Tra 11 moralistico e l'accusatore, ci fa un discorso incredibilmente ambiguo: 'Durante l'ultima guerra mondiale combattevamo fianco a fianco. Perché oggi filmate i sovietici? Tutto ciò che filmate, tutto ciò che scrivete è pura propaganda, e non è certo con la propaganda che farete partire i russi. E poi, se volete sbarazzarvi dei sovietici, dovevate 'farlo durante la guerra. Invece, li avete aiutati a diventare piùforti: Ci chiede per quanto tempo i sovietici ci hanno fermati, e se «ci hanno minacciato con le armU. Rispondiamo di sì: 'L'hanno fatto — dice — perché non eravate armati. Altrimenti, si sarebbero comportati in modo diverso». Patrick Frances Copyright Le Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Kazan, Patrick Frances Copyright

Luoghi citati: Afghanistan, Francia, Italia, Kabul, Urss