«Ci hanno beffate» dicono le donne al processo per violenza a Verona

«Ci hanno beffate» dicono le donne al processo per violenza a Verona Concessa la perizia psichiatrica ai fratelli imputati «Ci hanno beffate» dicono le donne al processo per violenza a Verona Gli accusati, di 37 e 34 anni, furono condannati di recente a Vicenza per un fatto analogo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VERONA — >Una beffa, l'ennesima beffa». Agostina Bassi, l'avvocatessa romana ormai famosa in tutta Italia per i suoi interventi nei processi dove si giudicano casi di violenza sulle donne, ha gettato la toga per diventare cosi donna arrabbiata al termine della breve udienza che il tribunale di Verona ha dedicato al fratelli Peruffo, Giuseppe e Pietro, di 37 e 34 anni, accusati di avere violentato un'ostetrica venticinquenne che aveva chiesto soccorso dopo che la sua utilitaria era rimasta in panne. C'era attesa a Verona — in tribunale e fuori — per questo processo. Ma, con una decisione a sorpresa, i giudici hanno accolto l'Istanza dei difensori per una perizia psichiatrica sul due imputati. Da qui la protesta della Bassi e delle donne che, a gruppi compatti, hanno tentato di qualificare la loro presenza non solo come atto di solidarietà nei confronti della vittima, ma anche quale protesta contro 11 generalizzato fenomeno della violenza e contro una giustizia che non appare in grado di compiere un salto di qualità evitando, nel processare gli imputati, di giudicare anche le parti lese. Ed è stato questo il senso della partecipazione di rap- presentanze di vari organismi femminili, come l'Associazione di educazione demografica (Aed), l'Udì, il Centro Donna Studi e Creatività, che hanno chiesto di essere inserite nel processo come parte civile. La loro Istanza è stata, però, accantonata dal tribunale che ha preferito inoltrarsi nell'e same dell'Istanza dei difensori e che, con l'ordinanza di pe rizia, ha fatto scivolare 11 processo a tempi remoti. Proprio come le donne temevano. L'atmosfera attorno al Palazzo di Giustizia era ieri mattina abbastanza tesa. Le donne avevano preannunciato una presenza tranquilla, silenziosa e filtrata. Cosi è stato anche se il filtro è stato attuato soprattutto dai carabinieri, che hanno controllato i documenti di tutti, giornalisti, testimoni, pubblico e parenti, registrando poi i nomi. E' cosi mancata, nonostante la miccia involontariamente accesa dal giudici con la loro decisione, l'occasione di una protesta, di una contestazione. Si è voluto evitare, con senso di responsabilità ma anche con vari accorgimenti, di ripetere ciò che era accaduto appena l'altro giorno a Vicenza dove erano comparsi sempre 1 fratelli Peruffo, accusati di aver violentato una studentessa quindicenne di Recoaro e, Giuseppe Peruffo, anche di atti di libidine nei confronti di una undicenne. Il più anziano del due era stato condannato a cinque anni, il più giovane (che ha precedenti specifici) a sei mesi in più. Giuseppe Peruffo, infine, era stato assolto per insufficienza di prove dalla seconda accusa. A Vicenza c'erano stati scontri tra cinquecento manifestanti e le forze dell'ordine, conclusi con un fermo per oltraggio. A Verona, invece, tutto relativamente tranquillo anche perché ormai i veronesi sono abituati a questi' processi, ma soprattutto perché i giudici hanno fatto calare la tensione concedendo che, l'udienza fosse a porte aperte e l'ingresso di telecamere e registratori. Udienza breve, comunque. Il tempo sufficiente per registrare l'Imbarazzo della vittima e la sicurezza degli imputati. <Siamo contro Za violenza. E come noi la pensano tutti i detenuti nel carcere di Verona ed in quello di Vicenza. Se ci condannano gli altri hanno promesso che ci piechieranno: Questo l'esordio dei fratelli Peruffo. E poi la spiegazione di Giuseppe: «Tutto la colpa è di mia moglie perché l'ho abbandonata e vivo con un'altra donna. Cosi mi perseguita e trova tutte le occasioni per mettermi nei guai. Ha trovato questa ra¬ gazza disposta a collaborare per raggiungere il suo scopo». La ragazza è Annalena A., l'ostetrica che, secondo l'accusa, uno del due avrebbe violentato mentre l'altro teneva chiusa la portiera. Annalena, però, non ha fatto in tempo a replicare perché è scattata l'ordinanza che ha posto fine all'udienza, tra 11 malumore delle donne presenti in aula. Cosi le avvocatesse convenute a Verona da ogni parte d'Italia se ne sono andate sdegnate. Per tutte ha espresso la protesta Agostina Bassi. 'Se fossero emersi — sostiene infatti l'avvocatessa della parte lesa — elementi nuovi a evidenziare che quei due erano malati saremmo stati i primi a chiedere la perizia. Ma così, come la richiesta è stata presentata, mi sembra una beffa. E' l'ulteriore modo perché non si affronti mai il discorso della violenza carnale, per impedire che le donne siano presenti in aula e facciano valere a voce alta i loro diritti rivelando quella che è la realtà della violenza sulla donna. Purtroppo Verona in queste cose non è ancora cambiata». Franco Bnfjtq.

Persone citate: Agostina Bassi, Franco Bnfjtq, Giuseppe Peruffo, Peruffo