Svolta nell'inchiesta Campanile sociologo e scenografo arrestati di Vincenzo Tessandori

Svolta nell'inchiesta Campanile sociologo e scenografo arrestati A Reggio Emilia per la morte del militante di Le Svolta nell'inchiesta Campanile sociologo e scenografo arrestati In carcere Bruno Fantuzzi, laureato a Trento e iscritto al pei fino al '75 - L'altro è Franco Prampolini accusato «di aver diretto un'associazione sovversiva» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO EMILIA — Dicono che le ombre prendano corpo. Dicono che l'inchiesta sull'assassinio di Alceste Campanile ufficialmente dirottata dalla Cassazione ad Ancona, abbia imboccato in queste ultime ore, proprio qui a Reggio, la strada giusta. E questo avverrebbe dopo quattro anni e mezzo di infruttuosi tentativi. E dicono pure, gli inquirenti, che sono in corso •atti urgenti di polizia giudiziaria» : interrogatori, perquisizioni, controlli. E il lavoro ha per ora come punti fermi due arresti. Sono state messe le manette ai polsi di Bruno Fantuzzi, 37 anni, sociologo, laureato a Trento, già funzionario dell'assessorato culturale per la provincia di Reggio, militante nel partito comunista fino al 7 luglio '75 quando fu deciso di non rinnovargli la tessera. L'accusa, sostengono in questura, è di «concorso nell'omicidio di Campanile». In carcere è finito anche Franco Prampolini, 26 anni, scenografo, già studente di architettura. Era stato arrestato a Lugano con Carlo Fioroni e Maria Cristina Cazzaniga mentre tentava di riciclare 67 milioni del riscatto Saronio. Fu processato e condannato a due anni, condonati. L'accusa per Prampolini è di «aver diretto una associazione sovversiva costituita in banda armata». Sarebbe il primo anello della inchiesta a tappeto decisa dalla procura di Reggio dopo i suggerimenti di Carlo Fioroni, il «professorino» in carcere a Matera per avere con altri sequestrato e ucciso l'amico Carlo Saronio. Oggi gli arrestati vengono sentiti dal giudice Tarquini, a Reggio arriverà anche l'avv. Marcello Gentili, patrono di Fioroni. Dunque, due inchieste parallele. La prima sulla feroce esecuzione del giovane militante di Lotta Continua, l'altra sulla rete di cospirazioni che, si sostiene, sarebbe stata tesa su tutto il territorio da molti militanti della sinistra di base. La morte di Campa nile è un vergognoso episodio sul quale l'estrema sinistra ha a lungo tenuto stolidamente il segreto e sul quale, soltanto negli ultimi tempi, si sono raccontate mezze verità. Si cerca la soluzione nelle 24 ore che hanno preceduto il delitto. Campanile la sera dell'll giugno è visto per strada con Fantuzzi e Mario Nutile, in carcere dal 10 gennaio scorso per reticenza. L'indomani al Dams di Bologna sostiene l'esame di inglese. Alle 22 è a casa e, dirà il padre, Vittorio, fece due telefonate prima di uscire: a un conoscente e a Fantuzzi che però non rispose. Con chi si incontrò quella sera il militante di Le? Tocca al magistrato ora dare una risposta sicura dopo mille incertezze, indecisioni. L'inchiesta sarebbe maturata all'improvviso, proprio mentre i 15 voluminosi fascicoli che formano l'istruttoria m arrivavano sul tavolo del prò'curatore della Repubblica di Ancona, designato dalla Cassazione dopo che nelle carte era finito come indiziato il nome di un pretore. Dice il dott. Bruno Moi, procuratore della Repubblica di Reggio: «Procediamo soltanto ad atti urgenti e non sappiamo di chi sia la competenza. A noi il caso Campanile non interessa più». La rete sovversiva. Gli inquirenti sostengono che avrebbe avuto in Franco Prampolini l'uomo chiave, esponente di spicco del «Centro-Nord» a Reggio. Lo hanno arrestato alle 7 di mattina i carabinieri. E' un lavoro di ricostruzione difficile quello che tenta il sostituto procuratore Giancarlo Tarquini. Estradato dalla Svizzera, e poi condannato, a Prampolini fu tolto il passaporto e cosi, sostiene ora il suo difensore, ha dovuto rimanere in Italia e soltanto per questo è stato arrestato. Il filo seguito dal magistrato parte dal «gruppo dell'appartamento», cioè da quei giovani che si incontravano in via Emilia San Pietro 25 e che poi si unirono a Milano con altri militanti di base per formare le Brigate rosse: Alberto Franceschini, Franco Bonisoli, Fabrizio Pelli, Prospero Gallinari, poi Lauro Azzolini, Tonino Paroli. L'equazione che sembrano seguire gli inquirenti è semplice: per gli arresti dell'autunno '74 il numero dei militanti delle Brigate rosse si assottigliò e a Reggio si creò cosi un nuovo gruppo, un'organizzazione autonoma. Prampolini, che aveva ottenuto una borsa di studio dell'American Fleld Service, si era recato negli Usa. Dirà suo padre, Camillo: «Ha cominciato a cambiare dopo quel viaggio». L'attività istruttoria appare frenetica. Martedì mattina è stato ascoltato, per oltre cinque ore, l'avv. Corrado Costa, poeta e scrittore di talento. Gli sono state rivolte domande su un periodo di tempo dal 1974 al 1976. Si è parlato di bande armate, di sovversione. Già nel '74 Costa era stato inquisito dal giudice torinese Giancarlo Caselli nell'ambito dell'inchiesta sulle Bierre. Un rapporto dei carabinieri aveva indicato il suo nome al magistrato inquirente, ma l'inchiesta aveva chiarito la posizione del legale. Vincenzo Tessandori