Per Colombo le emittenti private sono legittime, ma vanno regolate di Giuseppe Fedi
Per Colombo le emittenti private sono legittime, ma vanno regolate Nostra intervista al ministro sulle accuse di Grassi Per Colombo le emittenti private sono legittime, ma vanno regolate «La sentenza della Corte Costituzionale impone il pluralismo. Il nostro sistema è tra i più progressisti» - Una proposta: 75% delle frequenze date alla Rai ROMA — Senatore Colombo. Paolo Grassi l'accusa, senza, mezzi termini, di non aver fatto nulla per porre rimedio al «caos dell'etere». Il ministro delle Poste non si scompone. Tirato polemicamente in ballo dal presidente della Bai. accetta di rispondere alle nostre domande. Grassi — esordisce Vittorino Colombo — sbaglia in termini di linea politica e dimentica completamente alcuni fatti tesi proprio a risolvere il disordine del settore. Basti ricordare che la "mappa delle frequenze", e cioè il piano regolatore con cui deve essere ordinato ciò che è un bene pubblico, è stata preparata dal ministero e il decreto porta la mia firma. Sono stato io a costituire la Commissione per determinare in concreto, la disponibilità, sona per sona, di queste frequenze. L'Italia non è un deserto, un foglio di carta bianca: è fatta di città, quindi il principio va con-' cretizsato*. Dirigenti, funzionari e giornalisti radiotelevisivi parlano di attacco concentrico contro l'azienda. Si sta mettendo in discussione, sottolineano, la vita stessa del servizio pubblico. E aggiungono: non a caso fioriscono le iniziative di potenti gruppi privati ed il ministro delle Poste continua a prendere tempo. «Ciò dimostra innanzitutto ilclassico complesso d'inferiorità dell'ambiente Rai. Un'azienda formata da tredicimila persone e che ha in mano 500 miliardi all'anno come budget non dovrebbe temere concorrenze. Nessuno mette in discussione la vita del servizio pubblico. Si deve però capire die il passato regime di monopolio dei "mass media "astato dichiarato incostituzionale e deve lasciare il passo al pluralismo nel quale la Rai si deve trasformare in servizio pub¬ blico nazionale lasciando lo spazio alle Tv priva tei-. Prosegue il ministro: «L'attacco contro la Rai non è mai partito da me ma proprio da Grassi. In un'intervista il presidente ha detto "cose turche". L'atmosfera alla Rai, ha affermato, è per me irrespirabile. Alla domanda quali sono i motivi di scandalo ha risposto: gli sprechi, la burocrazia, la cattiva gestione. Ed ancora: ci sono più di tredicimila dipendenti Si dividono in due categorie: quelli che prendono lo stipendio e non hanno niente da fare e quelli che lo prendono e fanno poco. Per concludere sconsolato: non posso fare nulla, sono impotente. Davanti a queste critiche, che non condivido, ho risposto con atti a sostegno dell'azienda quali l'introduzione del colore. Ricordo ancora l'ultimo aumento del canone che, se Grassi va a vedere, porta ancora la mia firma e lo stesso inizio del decentramento e della Terza rete. Altro che depotenziamento! Certo, come ministro responsabile, pretendo che i 500 miliardi all'anno, che non sono né miei né di Grassi ma dei cittadini italiani, siano spesi con oculatezza: Si rimprovera al governo, e in particolare al ministero delle Poste di favorire il potenziamento dell'emittenza privata a danno della Rai. «Le ho detto prima che la sentenza della Corte Costituzionale impone il pluralismo. Il nostro sistema istituzionale è tra i più progressisti. Nella vicina Francia, culla delle libertà, ci mancava poco che si mettesse in galera Mitterrand perette aveva usato una radio' privata. Le "private" in Italia sono legittime, devono essere regolamentate e il disegno di legge che è in fase di preparazione parte dall'ipotesi di lasciare alla Rai il 75 per cento circa delle frequenze e alle altre il restante 25». La Rai, sostiene Grassi, chiede un adeguamento del canone «inferiore allo slittamento monetario verificatosi in questi anni». Se non è stato ancora possibile, spiega, ciò e da attribuirsi alla demagogia del ministro delle Poste. «Mi spiace che Grassi definisca demagogico, in tema di impiego delle risorse nazionali, il confronto con i settori della Sanità, Giustizia e Ordine pubblico. Un Paese serio deve fare tali raffronti e stabilire le priorità. La mia volontà è quella di mantenere in pareggio il bilancio Rai, come è avvenuto con l'ultimo aumento del canone, dopo però un attento esame delle spese, di come sono fatte e a patto che tutte le forze politiche che partecipano alla conduzione dell'azienda dichiarino di vo tare a favore di un eventuale ritocco del canone. I rappresentanti comunisti nella commissione parlamentare devo no dire con chiarezza se sono a favore dell'aumento. Io non posso proporre incrementi d'entrate a dispetto dei santi. La mia non è demagogia, ma senso di responsabilità nell'amministrare denaro pubblico». Giuseppe Fedi
Persone citate: Mitterrand, Paolo Grassi, Senatore Colombo, Vittorino Colombo
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