Tangenti Eni: molta prudenza nella dc Il pci chiederà la testa di Mozzanti? di Eugenio Palmieri

Tangenti Eni: molta prudenza nella dc Il pci chiederà la testa di Mozzanti? I partiti tirano le somme delle sette «audizioni» sulla vicenda Tangenti Eni: molta prudenza nella dc Il pci chiederà la testa di Mozzanti? Con l'ex presidente (attualmente è sospeso) dovrebbe cadere il vertice dell'Agip - Motivo: il modo con cui è stato condotto l'affare con l'Arabia Saudita per acquistare petrolio Oggi la magistratura interrogherà Craxi e il segretario amministrativo del psi Formica ROMA — Ultime battute, almeno sul piano parlamentare, per l'affare delle tangenti Eni. Mentre il presidente della Commissione Bilancio, il fanfaniano La Loggia, sta mettendo a punto 11 documento da sottoporre ai commissari della stessa Commissione, nei partiti si tirano le somme delle sette «audizioni» durate complessivamente 90 ore: le responsabilità dei politici e dei tecnici, le leggerezze e le inadempienze nella conduzione della trattativa. Anche i comunisti (i repubblicani, ad esempio, hanno lasciato già intendere quale sarà la loro linea) chiederanno probabilmente le dimissioni dell'attuale presidente, temporaneamente sospeso, Cazzanti, e del vertice dell'Agip per il modo con cui hanno portato avanti il negoziato con l'Arabia Saudita. E' uno dei quattro punti su cui si va concentrando la discussione all'interno del partito comunista e che verranno alla fine riversati in un documento. Ecco gli altri tre: un giudizio «politico» sul comportamento dell'ex presidente del Consiglio Andreotti e sull'allora ministro delle Par-, tecipazioni statali Bisaglia; rilievi sulle responsabilità del ministro del Commercio con l'estero Stammati per non aver compiuto i necessari accertamenti e per aver affidato la delicata documentazione a due persone estranee alla pubblica amministrazione; una specifica responsabilità dell'attuale presidente del Consiglio, Cossiga, per non aver attivato tutti i canali in grado di chiarire l'intero affare. Si tratta di linee di massima — ci ha detto il comunista Gambolato — suscettibili di variazioni. In casa democristiana c'è molta prudenza. Abbiamo sentito il capogruppo de della Camera, Gerardo Bianco: "Noi abbiamo dato ai nostri uomini direttive molto semplici: accertare la verità. E' sicuro che non ci presteremo a strumentalizzazioni di tipo politico ma mi sembra che risulti ineccepibile la posizione di tutti i ministri interessati alla vicenda. Piuttosto bisognerà chiarire una volta per tutte le sfere di azione degli enti di Stato*. Per ora silenzio in via del Corso. Si sa che i socialisti fin dall'inizio sono stati divisi sulla vicenda Eni e non è escluso che la spaccatura si riproponga nel momento in cui si dovrà mettere sulla carta la posizione del partito. Domani il presidente della Commissione Bilancio, La Loggia, presenterà la relazione prevista dall'articolo 144 (punto 3) del regolamento della Camera, una sorta di cronistoria in cui vengono condensati i documenti ufficiali e le 600 pagine di resoconto stenografico delle riunioni parlamentari. Non si sa ancora quando sarà possibile sottoporre lo schema all'approvazione del «commissari». Tutto' è condizionato al lavori della Camera sul decreto antiterrorismo che impegnerà assiduamente deputati e funzionari. «Bisognerà ricercare — ha affermato La Loggia—uno spazio utile per poter compiere serenamente un esame approfondito dei risultati di una indagine condotta a tempo di record rispetto a tutte quelle degli ultimi trentanni*. Una volta approvata la relazione della Commissione Bilancio, i partiti potranno assumere le iniziative che più ritengano opportune: ad esempio promuovere un dibattito in assemblea o in commissione su tutta la vicenda Eni. Sul plano parlamentare i lavori procedono speditamente. Cosi anche quelli della «Commissione Scardia» che per la fine del mese dovrebbe consegnare una relazione al ministro delle Partecipazioni statali Lombardini sul risul tati dell'Indagine amministrativa. Anche la magistratura, infine, deve ascoltare gli ultimi testimoni (oggi, dopo un rinvio, dovrebbe toccare al segretario del psi Craxi e al segretario amministrativo socialista Formica). Stando ad alcune indiscrezioni nessun rilievo penale sarebbe emerso fino ad oggi. Prima si farà luce sulla regolarità del contratto in tutti i suoi aspetti e prima si potrà riallacciare il discorso con l'Arabia Saudita. E' ormai assodato che l'accordo PetrominAgip, sospeso in dicembre, non potrà essere ridiscusso prima che le commissioni d'inchiesta attivate in Italia abbiano completato il loro lavoro e presentato le loro conclusioni. Né oggi può prevedersi se l'accordo sarà riattivato alle stesse condizioni di prima o se, «bruciato» dallo scandalo, sarà sostituito da un'altra Intesa. Sempre che non venga fuori chiaramente che qualche personalità saudita sia implicata nelle tangenti: in questo caso diventerebbe tutto più difficile. Eugenio Palmieri

Persone citate: Bisaglia, Cazzanti, Cossiga, Craxi, Formica, Gerardo Bianco, Lombardini, Stammati

Luoghi citati: Arabia Saudita, Italia, La Loggia, Roma