Malgrado i surplus, l'Europa importa vino dai Paesi Terzi

Malgrado i surplus, l'Europa importa vino dai Paesi Terzi L'Unione Consumatori denuncia gli squilibri del settore Malgrado i surplus, l'Europa importa vino dai Paesi Terzi Dal 1972 al 1979 la Comunità europea ha importato dai Paesi extra Cee, principalmente da Spagna, Grecia, Portogallo, Algeria, Tunisia e Jugoslavia, circa 44 milioni di ettolitri di vino con un esborso valutario sui 2600 miliardi di lire. Questo è accaduto — nota l'Unione nazionale consumatoli — mentre la distillazione volontaria di vino in eccedenza nella Cee (oltre 11 95% riguarda l'Italia e la Francia) ha raggiunto complessivamente i 39 milioni di ettolitri con un esborso del Feoga di 328 miliardi di lire. La denuncia dell'Unione consumatori rivela gli squilibri nel settore vitivinicolo Cee, d'altra parte bisogna tenere presente 11 fatto che le esportazioni italiane, da sole, raggiungeranno nei 1979120 milioni di ettolitri. L'Algeria esporta in un anno circa 3,5 milioni di ettolitri nel mondo, la Tunisia non arriva a 300 mila ettolitri. Il vero problema e costituito dunque dalla massiccia presenza di Spagna, Portogallo e Grecia, che prossimamente faranno parte della Comunità europea, quindi diventeranno concorrenti di pieno diritto. smora questi Paesi s'erano limitati nella maggior parte a esportare vini pregiati In bottiglia con un mercato ristretto e qualificato, concorrente del nostri vini a denominazione d'origine controllata, del Marsala, del passiti come 11 Tanit (di Pantelleria), del Vln Santi; entrati nella Cee, Immetteranno sui mercati 1 prodotti da .taglio-, è l'Italia dovrà vedersela con concorrenti agguerriti e favoriti dal bassi costi di produzione. Può fare effetto scoprire che mentre si distilla la superproduzione, dall'altra si importa vino da Paesi Terzi, ma finche esiste un'economia di libero mercato, nulla può impedire al consumatore di chiedere vini di qualità greci, spagnoli e portoghesi. Il vero problema verrà dopo, quando arriveranno 1 vini da tavola, da pasto, sfusi, da «taglio». Non basterà denunciare la superproduzione, chiedere una programmazione vitivinicola precisa e puntuale, bisognerà eliminare le assurde tasse che ancora oggi gravano in certi Paesi Cee sul vino, in favore della birra (indirettamente, s'intende), puntare decisamente su vini di qualità, scegliere tra viticoltura di collina e viticoltura di pianura (un dilemma, dovuto al costi di produzione che impone sacrifici gravosi per essere risolto) ordinando di sradicare o 1 vigneti che producono troppo poco (80 quintali l'ettaro) o quelli che producono troppo (400 quintali l'ettaro), scoprire mercati nuovi e vergini (cosi come l'Italia ha fatto con gli Stati Uniti), Imporre una politica comunitaria veramente uguale e comune, nel guadagno e nel sacrificio: non si può liberalizzare i mercati con decisioni politiche, poi limitarli con appelli patriottici in privato, come ha fatto la Francia nel settore vitivinicolo. Fiero Cerati