Cassola risponde a Guttuso di Carlo Cassola
Cassola risponde a Guttuso LA POLEMICA SUL NUOVO ROMANZO: «VITA D'ARTISTA» Cassola risponde a Guttuso Le polemiche retrospettive non servono a niente, tanto più in questo momento, in cui sono talmente gravi le nostre preoccupazioni che non dovremmo occuparci d'altro. Invece l'uscita di un mio romanzo, Vita d'artista, ha fatto nascere la polemica su quale avrebbe' dovuto essere la posizione politica dell'intellettuale nel 1945.1 giornalisti ci si sono buttati avidamente sopra, come se non avessero niente di meglio da fare che rispolverare questi vecchi motivi di divisione. A me è particolarmente dispiaciuto che questo romanzo abbia suscitato una polemica tra Outtuso e me, su un lontano passato che credevo morto e sepolto. Comunque, se si vuole 11 mio parere, eccolo: chi aveva ragione, nel 1045, lui a restare Iscritto al partito comunista, in cui aveva militato hi precedenza, o io a restarne fuori? Eravamo tutt'e due In torto. Non aveva senso dividerci su un problema secondario come quello della libertà. Giacché nell'era atomica era incomparabilmente più importante la pace. Outtuso si è risentito, com'era nel suo diritto, ed è passato al contrattacco, ma poiché ci conosciamo poco e non ci frequentiamo da alcuni anni, non le ha imbroccate tutte sul mio conto. Vorrei dirgli innanzi tut¬ to che Vita d'artista è un romanzo, non una biografia; e che in un romanzo sono inevitabili le inesattezze, cioè le trasposizioni. Non solo, ma i personaggi, anche quelli che hanno un modello nella realtà, Inevitabilmente se ne discostano: In Verrasto. protagonista di Vita d'artista, c'è si Outtuso in modo preponderante, ma ci sono anch'io giovane, c'è lo scultore Pericle Fazzini, che è il vero autore del busto ligneo di Ungaretti, c'è Carlo Levi eccetera: com'è specificato nel risvolto. < In secondo luogo desidero' dire a Outtuso che io non sono anticomunista. Lo sono stato In passato (come sono stato filocomunista): oggi rifiuto entrambe queste posizioni, ritenendole sbagliate. MI hanno guidato In tutti questi anni, come hanno guidato tanti altri: 11 che non toglie che fosse priva di senso la spaccatura In due dell'Italia e di tutto il mondo sulla questione del comunismo, cioè della libertà. Prima di sapere se il pianeta andasse tinto di rosso o di qualche altro colore, bisognava domandarsi se fossa al sicuro: tanto più che persone eminenti ci ammonivano che non lo era affatto. n più grande scienziato di questo secolo, Albert Einstein, fin dal 1955 ammoniva: «O l'umanità distruggerà gli armamenti, o gli ar¬ mamenti distruggeranno l'umanità». A un altro grande e coerente pacifista, Bertrand Russell, fu attribuita la frase: •Meglio rossi che morti». SI, meglio stalinisti che morti, meglio fascisti che morti, meglio sudditi di Amin che morti: cosi dovrebbe ragionare ogni autentico pacifista. E. nella controversia attuale, non prendere posizione a favore degli Stati Uniti d'America o dell'Unione Sovietica, ma dire che sarebbe insensato se 11 mondo saltasse in aria per la loro contesa. Una contesa, per di più, che appartiene al passato, e che va avanti solo per forza d'inerzia e •faute de mieux», direbbero i francesi. Che farebbe Carter se non ci fosse la «minaccia» della Russia? Sparirebbe presto dall'orizzonte politico, e sarebbe un bene per tutti. E. viceversa, che farebbe Breznev senza la •minaccia» dell'America? Uomini privi di fantasia come loro non possono stare in piedi che in virtù del «nemico» (scrivo questa parola tra virgolette, perché per un pacifista non esistono nemici. Il suo solo nemico è la guerra, e il suo pensiero costante è: come evitarla?). Per evitarla, non c'è che unire tutte le forze pacifiste. Ecco perché l'unità di tutte le forze interessate a un cambiamento può essere ricostituita proprio sulla base della comune avver¬ sione alla guerra e della ricerca adatta a impedire questa catastrofe. Outtuso ha anche detto che io sono convinto d'essere il maggiore scrittore italiano, qualifica che nessuno è disposto a riconoscermi. Nessuno d.i:W establishment: perché, tra i lettori, credo proprio che ce ne sia più d'uno disposto a questo riconoscimento. In letteratura, come in politica, c'è uno scollamento tra il vertice e la base. E 11 fossato si va sempre allargando. In Vita d'artista qualche giornalista ha ritenuto che il mio portavoce sia Paolella, l'amico di Verrasto che preferisce, deliberatamente, l'oscurità. Non è affatto vero, e credevo lo dimostrasse la molto maggiore simpatia con cui tratto Verrasto. Lo dimostra anche 11 risvolto di copertina, da me ispirato: nel personaggio di Verrasto ci sono anch'io, c'è la mia incrollabile ambizione giovanile, non è quindi possibile che io simpatizzi con Paolella. A proposito del quale, vorrei ricordare la favola della volpe e dell'uva. Paolella si vanta di aver scelto l'oscurità: ma si è trattato di una vera scelta? O è stata, la sua, una scelta obbligata? Voglio dire, non è per caso che egli abbia scelto di restare anonimo perché consapevole di non poter emergere in nessun modo sugli altri? Carlo Cassola
Luoghi citati: America, Italia, Russia, Stati Uniti D'america, Unione Sovietica
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