Moderni stregoni di Franco Giliberto

Moderni stregoni I lavori del convegno di psicoanalisi a Torino Moderni stregoni II prof. Cesare Musatti parla della psicologia oggi: chi e perché decide di intraprendere questa professione - Le mode, l'utilità, i rischi TORINO —Ha il tempo per un'intervista, professore? «/«» sono come le filles de Jole, sempre e per tutti disponibile», risponde ridendo Cesare Musatti. Prologo stuzzicante. Il cronista non ha difficoltà, con tal personaggio, a sottrarlo per due ore al lavori del convegno su •Mente e società nella ricerca psicologica», che da tre giorni (finisce stamane) vede riuniti alla Camera di commercio torinese studiosi italiani e stranieri, impegnati in tavole rotonde e •sessioni di lavoro in parallelo». Voluto dall'Istituto di Psicologia sperimentale e sociale della Facoltà di Magistero, il convegno è stato coordinato dal prof. Piero Amerio, direttore dell'Istituto stesso. Nutrito il comitato di presidenza: sindaco Novelli, magnifico rettore Cavallo, Quazza preside di Magistero, Spaltro presidente della Società italiana di Psicologia. Misti direttore dell'Istituto di Psicologia del, Cnr. i professori emeriti Angiola Massucco-Costa e Cesare Musatti. Poi, nel gruppo promotore, Robert Pagès della Sorbona, Michael Stadler dell'Università di Munster. Ada Ponzi dell'Ateneo fiorentino, i docenti torinesi Mosconi e Romano. n rapporto fra psichico e sociale, le connessioni e le contraddizioni fra i risvolti individual-soggettivi e la realtà del mondo che ci circonda sono stati sondati con relazioni introduttive e con un centinaio di interventi ufficiali di studiosi ed esperti, ben più numerosi dei già nominati. Quando saranno pubblicati, gli atti del convegno costituiranno un ghiotto boccone per gli addetti al lavori. Ma che dire ai comuni mortali? Parlar loro di •interpretasioni idiosincratiche» e di •atteggiamenti tassonomici»1! O registrare i •criteri di diacronicità» e la dissoluzione degli •apparati nomoteticW! Professor Musatti, ci dia un consiglio, e non da psicoanalista. •In molti campi c'è un po' la tendenza a mascherare con termini nuovi o difficili una certa inconsistenza o confusione dì idee: è vero. Ma non è un appunto che vale per questo convegno torinese, assai serio e utile. A Milano, fra qualche giorno, ne comincerà un altro, invece, dove la babilonia psicanalitica raggiungerà l'acme. Venga a Milano, ci sarà da divertirsi». — La Psicologia tiene banco, la diffusione di una cultura, diciamo cosi, psicologica sembra avere il vento in poppa. E' un bene? •La Psicologia vende, gli editori traducono e vendono, le librerie son piene di volumi sull'argomento. E' un bene, purché non si esageri. Negli Stati Uniti è stato dato impulso eccessivo a questo tipo di. acculturamento, con il risul-, tato, per fare un esempio, che molti genitori si son convinti di dover evitare a tutti i costi qualsiasi frustrazione ai figli. E i giovani americani sono ora i più maleducati del mondo, i più puerili anche quando sono adulti: — Meglio dunque le maniere forti? • Un momento, non ho detto questo. Non propongo come modello educativo quello d'altri tempi quando tra padre e figlio si svolgeva un simile dialogo: "Federico, vi place il formaggio?". "SI, signor padre". "E allora Federico oggi non avrete formaggio!". Sa¬ rebbe da sadici II genitore modello deve saper dosare le concessioni, non deve umilia re il figlio facendo pesare la propria autorità, anche se de ve esercitarla. Deve insegnare che la vita presenterà degli ostacoli alcuni dei quali do vranno in parte essere accettati mentre per altri si dovrà modificare la realtà per superarli Ricordiamo, soprattutto, che in difetto di giusta autorità paterna i figli ne cercheranno qualche altra, magari quella di un Hitler o d'un capo delle Brigate rosse». — La Psicologia dunque può esser considerata un rifugio per chi abbia dubbi di comportamento? •E' quanto sta accadendo,', molte persone si avvicinano alla Psicologia con questa motivazione e con altre analoghe. Il guaio è lo scadimento, l'abbassamento di livello dei "praticanti", ormai divenuti un esercito. Ragassi di 17-18 anni che dicono: "Voglio fare lo psicologo", sotto sotto pensano che con le nosioni di carattere psicologico acquisteranno anche un potere: quello di capire tutti di capire il prossimo. E invece non è cosa facile. Prima bisogna capire se stessi profondamente». — C'è un decalogo per il buon psicologo, da render noto? «Si, c'è. A grandi linee, l'apprendista psicologo deve avere delle particolari qualità individuali e motivazioni precise per la scelta che si propone.Poi non deve essere del tutto normale. Non dico paranoico né depresso né schizoide. Ma un po' nevrotico sì. Altrimenti se fosse normale, sarebbe più giusto che facesse un mestiere concreto, pratico, misurabile con metro e bilancia». Franco Giliberto

Luoghi citati: Milano, Stati Uniti, Torino