Lungo interrogatorio per Fioroni sulla morte di Alceste Campanile di Silvana Mazzocchi

Lungo interrogatorio per Fioroni sulla morte di Alceste Campanile Dal magistrato di Reggio Emilia giunto ieri a Matera Lungo interrogatorio per Fioroni sulla morte di Alceste Campanile Il giudice Tarquini ha voluto confrontare le «rivelazioni» del professorino con le dichiarazioni del secondo «superteste» e con le risposte date da Toni Negri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MATERA — Avremo ancora una versione filtrata di un interrogatorio-fiume (otto ore e 20 pagine a verbale) che ha fruttato un buon numero di particolari inediti, di nomi e circostanze al p.m. Giancarlo Tarquini. che ieri per la seconda volta nel giro di poche settimane ha interrogato per l'intera giornata Carlo Fioroni sull'uccisione di Alceste Campanile. Riferire il contenuto del colloquio non è impresa facile perché far cronaca nell'inchiesta sul terrorismo del «dopo-Pioroni» è un esercizio tutto da inventare tanto rivelazioni, verità, controrivelazioni e controverità si intrecciano continuamente sotto la regia degli avvocati difensori, dei protagonisti-imputati e di quella dei loro accusatori. L'interrogatorio di ieri di Fioroni è esemplificativo del vicolo cieco nel quale si trova il cronista che non può disporre di fonti dirette d'informazione. L'interrogato è in carcere ; la magistratura tace ed atti e verbali fanno parte di un segreto istruttorio che allarga le sue maglie solo ogni tanto, seguendo una logica misteriosa (in proposito si è saputo che gran parte delle domande di Tarquini riguardavano le dichiarazioni rese da un secondo «superteste» detenuto all'indomani del blitz del 21 dicembre e delle dichiarazioni di Fioroni, grazie anche alla pubblicazione dei verbali sfuggiti al segreto). Il «filtro» questa volta è l'avvocato Marcello Gentili, il difensore di Fioroni. Avverte subito che non può dire molto ed afferma però che Tarquini ha voluto riascoltare il suo assistito per raccogliere «riscontri necessari» alle dichiarazioni di questo nuovo «eccezionale» testimone. Continua e dice ancora che colui che ha confidato ai magistrati che Toni Negri si incontrò a Milano con Campanile (circostanza smentita da Negri) non sarebbe la stessa fonte di cui il magistrato ha usufruito per il resto dell'interrogatorio. Comunque, per Fioroni, la notizia dell'incontro sarebbe stata «un'assoluta novità, perché non ne aveva mai sentito parlare». Chiediamo a Gentili se si è reso conto che la divulgazione dei «verbali Fioroni», alla fine di dicembre, è stata molto vantaggiosa per il suo cliente in quanto alla sua voce e ai suoi ricordi si è aggiunta la memoria di un secondo testimone che ha confermato gran parte dei suoi racconti. L'avvocato sorride e dice: «Non ci avevo pensato». Per il resto, il contenuto dell'interrogatorio si può riassumere con gli appunti cronologici annotati durante la giornata e con le considerazioni raccolte in precedenza. Eccoli in flash back. L'interrogatorio inizia alle 10 del mattino. Era stato previsto per lunedi scorso, ma poi è slittato a ieri perché Tarquini ha preferito andare di persona ad ascoltare quel secondo superteste. tuttora ignoto, che. a stare alle dichiarazioni di Gentili, costituisce un «riscontro di eccezionale importanza» alla verità del suo cliente in quanto avrebbe raccontato sul gruppo di Negri degli anni 1971-75, le stesse cose di Fioroni con in più «un buon quarto di ricordi che vanno al di là nel tempo». Tarquini arriva al carcere puntuale. Nella sua cartella porta i verbali con le dichiara zioni di questo secondo superteste senza nome e quello con le risposte ricevute da Toni Negri a Palmi, giovedì scorso Con Tarquini c'è. come d'abitudine, il cancelliere, un uomo piccolo e schivo. Ambedue sfrecciano a bordo di una Aifetta della polizia ed i giornalisti non hanno neanche il tempo di guardarli. Persino che l'interrogatorio riguardi l'uccisione di Campanile è una pura deduzione, sebbene scontata, e viene tratta dal fatto che Tarquini è il magistrato che a Reggio Emilia, città dove il giovane fu ucciso, si occupa dell'indagine. Di certo si sa che il giudice ha fretta e per questo fa la spola tra Milano. Roma. Palmi e Matera: fra pochi giorni infatti sarà costretto a formalizzare l'inchiesta che forse finirà addirittura in un'altra città grazie alla legittima suspicione sollevata dal padre di Alceste Campanile secondo il quale i magistrati di Reggio non farebbero tutto quanto possono per arrivare agli assassini del figlio. Magistrato ed avvocato entrano nel carcere e comincia l'attesa. A Bari, alle otto del mattino, assonnato e stanco per il viaggio in treno, giunge l'avv. Gentili. Per arrivare a Matera c'è un'ora di macchina, «Dovete capire — dice subito —. io ho promesso ai giudici di nscmpnscs•cscrmFldanvncPmmdntpUrc non rivelare il nome di questo secondo imputato-testimone, che per altro ha chiesto di rimanere anonimo, quindi non posso che star zitto». Gli si fa notare che a Milano, martedì scorso, proprio lui aveva raccontato dell'esistenza di una seconda fonte importante ed •eccezionale», ma il legale ricorda la sua qualità di difensore di parte e la necessità che ha di fare, perciò, gli interessi del cliente. Non resta che tirare le somme degli elementi oggettivi: Fioroni aveva già detto nell'interrogatorio reso pubblico dai verbali pubblicati di non aver mai conosciuto Campanile e di non sapere se il giovane facesse parte dell'organizzazione. Di lui seppe solo che era amico di Franco Prampolini. suo coimputato minore nel processo per l'uc¬ cisione dell'ex amico Carlo Saronlo. Inoltre, sempre come circostanza riferita da Prampolini, aggiunse che a Reggio nel '75 era in via di formazione un gruppo politico sotto la guida di Negri. Può sapere Fioroni se Negri conobbe Campanile, circostanza che però Negri ha negato? Questo può essere, per via di deduzione, uno dei nodi del colloquio Tarqulni-Fioroni. Nel verbale dell'interrogatorio di Negri di giovedì scorso, a stare almeno a quanto riferisce il suo avvocato Bruno Leuzi-Siniscalchi, c'è traccia del secondo superteste: Tarquini aveva detto a Negri che un ignoto aveva riferito di aver visto due volte Campanile in casa sua, ma Negri ha negato affermando che se fosse successo egli avrebbe ricordato l'episodio o almeno la faccia di Campanile. Mentre arriviamo a Matera l'avv. Gentili avverte ancora: -Attenzione, esistono altre deposizioni di persone delle quali non sapete neanche che sono imputate». E viene fatta allusione a Cristina Cazzaniga. già condannata a pochi mesi per il sequestro Saronio perché, sebbene all'insaputa del delitto, era stata scoperta nel '75 con Fioroni e Prampolini mentre tentava di riciclare i soldi sporchi del riscatto in Svizzera. Arrivati a Matera, 'dinanzi al carcere. Gentili regala un'ultima impressione sull'inchiesta, e cioè che le ammissioni e dichiarazioni fatte da alcuni testimoni e imputati starebbero a provare che «é ormai in atto una sorta di scompaginazione all'interno del gruppo Negri». Silvana Mazzocchi