Lo Scià ora accusa «Mi hanno tradito»

Lo Scià ora accusa «Mi hanno tradito» Carter, petrolieri, due generali Lo Scià ora accusa «Mi hanno tradito» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A un anno esatto dalla sua partenza da Teheran per l'esilio, lo Scià ha accusato il presidente Carter, due grandi compagnie petrolifere internazionali e i due generali iraniani in apparenza a lui più fedeli di aver fatto crollare il suo regime. Rompendo un rigido silenzio egli ha detto che «un complotto negli ultimi mesi» rese impossibile la sua permanenza sul trono. -Non fossi stato un re, avrei combattuto nelle strade —ha dichiarato —. Ma una dinastia non si può reggere sul sangue». Lo Scià ha aggiunto che non si consegnerà mai al regime dell'ayatollah Khomeini. -Chi sono costoro per giudicarmi? — ha detto — Gente che viola i principi dell'umanità e il diritto internazionale. Essi dovrebbero venire processati per primi». Lo Scià non ha fatto i nomi né di Carter né delle due compagnie petrolifere, limitando-; si a precisare che sono americane. Ha invece fatto quelli dei generali iraniani Ghara- bagni, l'ultimo suo capo di stato maggiore, e Fadust, suo amico d'infanzia, sottolineando che -sono rimasti in Iran e nessuno li ha toccati». Ha anche detto di sospettare che Fadust lavori per i servizi segreti di Khomeini e abbia organizzato l'assassinio di suo nipote a Parigi 11 mese scorso. Secondo lo Scià le due compagnie petrolifere incominciarono il complotto un anno prima della sua caduta, per ridurre la quantità di petrolio disponibile sul mercato, e ottenere un aumento dei prezzi. Negli ultimi mesi, il presidente Carter avrebbe mandato un generale della Nato a Teheran per impedire un colpo di Stato militare a favore dello Scià. Garabaghi e Fadust ne avrebbero approfittato per spingerlo all'esilio e consegnare alcuni colleghi ai generali islamici. Nell'intervista lo Scià è apparso spesso agitato, sebbene sia quasi costantemente sotto sedativi, e ha reagito con asprezza ad alcune domande dell'intervistatore, David Frost. Egli ha negato che sotto il suo regime fossero stati torturati o uccisi oltre 109 mi-. Ta iraniani. Ha parlato di « poche centinaia di casi» prima del '76: quell'anno, la repressione della Savak, la polizia segreta, fu portata alla sua attenzione, ed egli -pose fine alle illegalità». Lo Scià ha anche accusato l'Onu di «impotenza», asserendo che dall'invasione sovietica dell'Ungheria, nel '56, non è più riuscito a far rispettare il suo statuto all'Urss. Egli ha infine negato' di essersi arricchito alle spalle dello Stato iraniano, e di aver portato via dall'Iran da 20 a 25 miliardi di dollari. David Frost gli ha crudelmente chiesto -quanto gli resta da vivere». Con freddezza lo Scià gli ha risposto che i medici «non lo hanno detto». Dalle sue dichiarazioni, rilasciate l'altro ieri a Panama, si deduce che lo Scià non corre nessun pericolo di essere estradato a Teheran, nonostante le notizie in questo senso degli scorsi giorni. Lo Scià ha anche dato l'impressione di non credere a un sollecito rilascio degli ostaggi dell'ambasciata americana. Ha denunciato i loro carcerieri come-terroristi e marxisti», e predetto che il regime di Khomeini verrà sostituito da uno di estrema sinistra. -Chi può credere che l'ayatollah da solo sia stato capace di organizzare la rivoluzione? — ha protestato — Egli è stato aiutato da gente come il ministro degli Esteri Ghotbzadeh, che si dice sia un agente del Kgb, la polizia segreta sovietica». L'Occidente, ha concluso, corre il rischio di vedersi -rubare» l'Iran dall'Urss. La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato hanno rifiutato di commentare l'intervista televisiva dello Scià. Sembrano concordare su un solo punto: che gli ostaggi sono destinati a una lunga prigionia, e la situazione iraniana potrebbe precipitare da un momento all'altro. Il portavoce della Casa Bianca Jody Powell, parlando di alcune lettere dei prigionieri pubblicate ieri sui giornali, ha asserito che dimostrano -come virano in condizioni disumane, al buio e legati giorno e notte». c»

Persone citate: David Frost, Jody Powell, Khomeini