Il favolista Rodari ai Venerdì letterari

Il favolista Rodari ai Venerdì letterari Il favolista Rodari ai Venerdì letterari TORINO — «Quel die i bambini possono insegnare agli adulti» è il tema della bella conferenza che Gianni Rodari ha tenuto ieri al Carignano. sempre affollato per i Venerdì letterari dell'Aci. Rodari è il maggior favolista (.«L'unico autore divertente in una letteratura tanto noiosa- ha detto lo scrittore Bevilacqua) e ha vinto nel '70 il premio Andersen, definito il Nobel della letteratura infantile. «Rodari ha scoperto il senso del nonsenso e la serietà dell'assurdo» ha detto il poeta Gatto. Rodari risponde: «Ma non l'ho scoperto io. Sono i bambini che me lo hanno insegnato. Come scrittore, ho imparato da loro il coraggio della fantasia». Con i bimbi Rodari fa un gioco. Dice il nome di qualche località e loro devono dare una risposta in rima. Per esempio, dice ..Orbassano». e una risposta è: «Un tale di Orbassano correva dal farmacista col naso in mano». Dice: «Bricherasio». Risposta: «Un signore dì Bricherasio voleva mandare iì suo bue al ginnasio». Segue la discussione: chi è questo signore? Perché quest'idea di mandare il bue al ginnasio? Come si comporta il bue? Si sviluppa una storia fantastica, nella quale entrano sempre anche vicende domestiche ed elementi della realtà quotidiana. « Vedere come dando un senso al nonsenso, il bambino mette in scena anche la situazione familiare». Crescendo, il bimbo perde fantasia e creatività perché «la scuola e noi adulti non educhiamo tutte le sue possi¬ bilità, ma soltanto quelle che ci servono. Ogni bimbo ha la possibilità di esprimersi in tanti campi, in tante direzioni. Alla società interessa soltanto qualche campo, qualche direzione». I poeti, gli scienziati, gli inventori sono persone «alle quali la società permette di giocare tutta la vita». Ma la gran massa degli adulti è privata dell'uso della propria immaginazione. Ha immaginazione quando guarda uno spettacolo, al cinema o alla televisione, ma lo spettacolo è soltanto «un gioco per interposta persona». I bimbi, dice Rodari. ci insegnano a non usare la forza (e cita un'inchiesta dove risulta che oltre il 70 per cento dei genitori picchia i figli). Ci insegnano che il lavoro può essere piacevole: a scuola i bimbi si divertono se possono parteci¬ parvi con la loro creatività, se fanno parte del progetto. «Credo che operai e impiegati non lamenterebbero fatica, alienazione e noia, ma lavorerebbero più volentieri e nessuno si tirerebbe indietro, se partecipassero anche loro alla progettazione, alle decisioni». Ancora una cosa. Non è che i bimbi vivano fuori della realtà, non sappiano quello che accade. Sanno del terrorismo, delle minacce di guerra, della crisi economica. Ne sentono parlare in casa, vedono il telegiornale. Si sa che queste notizie portano gli adulti al pessimismo, che è il «pessimismo della ragione». I bimbi invece non sono catastrofici, ma fiduciosi: in un modo o nell'altro le cose si aggiusteranno. «Il loro è l'ottimismo della specie» dice Rodari. 1. c.

Persone citate: Andersen, Bevilacqua, Gianni Rodari, Rodari

Luoghi citati: Bricherasio, Orbassano, Torino