Negri accusato per Campanile risponde: «Non io conoscevo» di Silvana Mazzocchi

Negri accusato per Campanile risponde: «Non io conoscevo» Nuovo interrogatorio in carcere per il leader di Autonomia Negri accusato per Campanile risponde: «Non io conoscevo» Un testimone avrebbe affermato di averlo visto due volte in casa sua - «£' una falsità clamorosa» - Il professore ha chiesto nuovamente un confronto con Fioroni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALMI — «Non ho mai conosciuto Alceste Campanile, né ho mai saputo chi fosse, né cosa facesse, né ho mai avuto rapporti politici con Reggio Emilia. Mi dite che c'è un testimone ignoto che avrebbe visto due volte Campanile in casa mia. E' una falsità clamorosa, come quella di chi afferma di avermi visto il 16 marzo in via Fani, ma sono contento che sì arrivi a tanto perché così chiunque potrà giudicare da solo». Nel supercarcere d'acciaio è appena terminato il nuovo interrogatorio di Toni Negri: 11 sostituto procuratore di Reggio Emilia, Tarquini, gli ha notificato l'ormai nota comunicazione giudiziaria per il «caso» del militante di «Lotta continua» ucciso una notte del giugno '75. 'Il giudice mi ha precisato — aggiunge Negri, spiegando cosi il suo atteggiamento di ieri, diverso dal silenzio opposto la settimana scorsa ai magistrati milanesi — che non ha indizi da contestarmi, ma che ha voluto solosentirmi "a chiarimento", per verificare se possa in qualche modo essere utile all'indagine-. E' il primo pomeriggio di ieri. L'interrogatorio di Negri si è esaurito in poco più di un'ora. Tarquini non ha avuto difficoltà ad ammettere che la sua «visita» era stata motivata da una chiamata di correo non concretizzata e che le domande miravano solo a chiarire alcuni elementi dell'inchiesta Campanile, e Toni Negri ha risposto riempiendo tre paginette di verbale. Tramite il suo difensore, Bruno Leuzi Siniscalchi, Negri fa uscire la sua voce: è la sua prima dichiarazione pubblica su un episodio specifico dopo le accuse di Carlo Fioroni, ma soprattutto è la prima controbattuta dopo la recente comparsa di quel secondo «supertestimone» che sarebbe divenuto negli ultimi giorni l'«eccezionale riscontro» ai ricordi di Fioroni, almeno a stare a quanto dichiarato dal legale Marcello Gentili. E' questa la novità dell'Indagine: il «superteste» avrebbe fatto parte dei conoscenti di Negri, tanto da frequentare la sua casa. Ha detto Negri a verbale in proposito: "E'falso che Campanile sia venuto da me. E' impossibile che una persona venga per ben due volte a casa di qualcuno sema che gli venga detto di chi si tratti o che gli venga almeno presentato». Poi, esaminando una foto di Campanile esibita da Tarquini, ha confermato: «Noìi ho mai visto questo volto e non ho mai conosciuto questo giovane». La reazione di Negri alla comparsa della seconda testimonianza dell'inchiesta è stata tutt'altro che negativa: «Sono contento — ha detto — che i vari accttsatori non esitino ad attribuirmi responsabilità per l'uccisione di Moro, di Alessandrini, di Saronio, di Alceste Campanile e via dicendo. Tutti potranno cosi verificare quale credibilità abbiano queste accuse e quale sia il fondamento di questi processi, costruiti tutti sulla demenziale orditura di Fioroni (sapientemente guidato dai suoi "avvocati") sebbene si sia attesa la "legge Fioroni" per render noto il folle disegno di costui». E ancora a proposito di come avesse saputo, nel '75, dell'assassinio di Campanile. Negri ha risposto: «L'ho letto sui giornali e con particolare attenzione, cosi come succede ogni volta che mi capita di leggere sulla stampa della morte di un compagno». Anche Carlo Fioroni aveva affermato di non aver mai conosciuto Campanile: ai giudici di Milano aveva raccontato che Franco Prampolini (con questo giovane. Fioroni, nel- l'aprile del '75, tentò di riciclare in Svizzera 67 dei 470 milioni pagati dalla famiglia di Carlo Saronio per il riscatto dell'ingegnere già ucciso) era stato amico del giovane di «Lotta continua» assassinato. Secondo Fioroni, Prampolini gli avrebbe ancora confidato che «a Reggio, sotto l'opera di coordinamento si era costituito un gruppo facente capo a Negri». A questa affermazione ha ribattuto Negri: «/o questo Prampolini non l'ho mai conosciuto. Almeno non mi sembra proprio e non me lo ricordo. Certo non ho mai avuto con lui nessun tipo di rapporto». Con Negri, Tarquini ha tentato di allargare il discorso dal «caso Campanile» fino al rapimento Saronio, ma inutil¬ mente. Si sa che i giudici sono convinti che esista un legame tra i due episodi perché lo stesso Fioroni, quando 11 4 gennaio scorso fu ascoltato dal magistrato emiliano, parlò diffusamente del sequestro del suo ex amico tanto da riempire gran parte delle quindici pagine del suo verbale più con i ricordi sulla vicenda Saronio che con quelli legati alla uccisione di Campanile. Oggi il giudice Tarquini si incontrerà di nuovo con Fioroni nel carcere di Matera: a lui chiederà ancora chiarimenti, memorie e circostanze soprattutto — e questo è prevedibile — alla luce delle dichiarazioni rese dal secondo «supertestimone» entrato nell'inchiesta ed esibito dal¬ l'avvocato Gentili a garanzia dei racconti del suo cliente. Negri però ha ripetuto di non voler dire nulla, per ora, sul caso Saronio ed ha ribadito a Tarquini quanto aveva già detto la settimana scorsa ai giudici di Milano che gli contestarono un ordine di cattura per quel delitto. Ha chiesto ancora una volta un confronto diretto con 11 suo accusatore Carlo Fioroni ed ha aggiunto che lo vorrebbe avere nell'aula dove il 30 maggio prossimo si svolgerà a Milano 11 pubblico dibattimento d'appello nel processo per il sequestro e l'assassinio dell'ex militante di «Potere operaio». Di fronte a Fioroni e in sede pubblica, Negri si riserva di dire tutto quello che sa. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Matera, Milano, Reggio, Reggio Emilia, Svizzera