La Cee teme per il futuro jugoslavo e accelera un accordo con Belgrado di Renato Proni
La Cee teme per il futuro jugoslavo e accelera un accordo con Belgrado I Nove vogliono consolidare i loro rapporti La Cee teme per il futuro jugoslavo e accelera un accordo con Belgrado DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — I governi della Cee hanno ordinato alla Commissione europea di porre le basi per una pronta conclusione del nuovo accordo commerciale con la Jugoslavia. Lei ragioni di questa fretta improvvisa, dopo ventiquattro mesi di tergiversazioni dovute ai timori degli italiani e dei francesi per la concorrenza dei prodotti agricoli e industriali jugoslavi, sono di carattere politico. Entro il 5 febbraio. Bruxelles presenterà al Consiglio dei ministri della Comunità il nuovo pacchetto di concessioni alla Jugoslavia e le sue reazioni. La Cee vuole consolidare il suo rapvorto con la Jugoslavia al più presto, prima che nascano problemi politici interni, o esterni, dovuti all'eventuale scomparsa del maresciallo Tito. La Cee ha un attivo negli scambi commerciali con la Jugoslavia di circa 2500 miliardi di lire. L'Unione Sovietica, con i Paesi del Comecon, è diventata, invece, il mercato più importante per le esportazioni jugoslave, il che rappresenta una vera minaccia di destabilizzante influenza sovietica, più dei timori, un po' fantasiosi, di un'improvvisa invasione dopo la morte di Tito. La Jugoslavia vuole esportare nella Cee cuoio, prodotti agricoli e chimici. L'Italia che, dal punto di vista politico, è la più interessata alla stabilità interna della Jugoslavia, ha ora accettato il principio di aiutare l'economia del Paese confinante, quindi si prevedono importanti progressi nelle prossime due settimane. In Jugoslavia c'è il 12 per cento di disoccupati e 500 mila jugoslavi lavorano all'estero. La moneta, il dinaro, è assai debole e presto sarà nuovamente svalutato. L'inflazione interna è del 20 per cento, il deficit della bilancia commerciale è di 6 maliardi di dollari e l'indebitamento con l'estero di 13 miliardi di dollari. Questi problemi economici possono avere un effetto dirompente, teme Bruxelles, sulla fragile unità nazionale jugoslava. Anche in sede Nato, martedì si è discusso molto della Jugoslavia, nel quadro dei problemi della difesa dell'Europa e anche in quello economico. La Jugoslavia spende circa il 10 per cento del suo reddito nazionale lordo per le forze armate (259 mila uomini), ma il livello di vita nelle regioni del Paese è estremamente differenziato, con divari ancora maggiori che tra l'Italia Settentrionale e il Meridione. A Bruxelles si ritiene che saranno i problemi economici a sgretolare l'indipendenza jugoslava, più di quelli esterni. Renato Proni
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