Chiesta la conferma delle pene per Alunni e 4 suoi compagni di Vincenzo Tessandori

Chiesta la conferma delle pene per Alunni e 4 suoi compagni La corte d'assise d'appello di Milano ha impedito la lettura di un comunicato Chiesta la conferma delle pene per Alunni e 4 suoi compagni In primo grado era stato condannato a sette anni - Respinta l'eccezione di uno degli avvocati d'ufficio, che chiedeva fosse consentito agli imputati dì autodifendersi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Il «processo di guerriglia» sembra tramontato. Il Procuratore generale chiede la conferma delle pene contro Corrado Alunni e gli altri imputati e nessuno fiata. Non ci sono proteste neppure quando, nel pomeriggio alle 16, il presidente della Corte annuncia che gli Imputati hanno consegnato il «comunicato numero 4» : quattro fogli dattiloscritti. Secondo il pubblico accusatore il documento deve essere acquisito agli atti ma non letto «perché non è utile ai fini della difesa». Nell'aula della corte d'assise d'appello i terroristi delie Brigate rosse e di un'altra organizzazione clandestina, hanno dunque seguito con moderata attenzione l'andamento del processo e quando il presidente, Giorgio Casoli, aveva chiesto al primo dell'elenco, Pierluigi Zuffada, se avesse dichiarazioni da fare, il brigatista aveva risposto educato: «Io non ho da dire nulla e neppure gli altri hanno da dichiarare nulla. Ci riserviamo al momento in cui la corte si ritirerà in camera di consiglio di presentare un documento». Nel pomeriggio la consegna dello scritto: una «memoria» redatta dai Bierre dichiarati Zuffada, Casaletti e Paola Besuschio e da Corrado Alunni. Un ennesimo documento dal carcere che tuttavia potrebbe avere la caratteristica di non soffermarsi soprattutto sul «fronte delle carceri» ma dare una chiave di lettura originale sul terrorismo del nostri giorni, forse toccare il capitolo delle discusse rivelazioni di Carlo Fioroni. Palazzo di giustizia è una fortezza, mentre si svolge il' processo: controlli accurati e agli ingressi file di gente in attesa sino all'altra parte della strada. Attillo Casaletti e Pierluigi Zuffada devono rispondere di tentato omicidio perché, quando nella tarda primavera del 1976 vennero sorpresi in una base, a Baranzate di Bollate, presso Milano, spararono attraverso la porta e ferirono un sottufficiale. «Fecero fuoco ad altezza d'uomo, per ammazzare» sostiene l'accusa e per tentato omicidio in primo grado sono stati condannati. Paola Besuschio, brigatista, deve rispondere dell'organizzazione di una specie dì rete logistica: aveva affittato un appartamento sotto falso nome e lo aveva trasformato in «covo». Sue tracce, sostiene l'accusa, si sono inoltre trovate anche a Baranzate di Bollate. Infine Corrado Alunni. E' legato al «gruppo di Pavia» di cui facevano certamente parte Susanna Ronconi e Fabrizio Pelli, ex brigatista, morto a soli 28 anni di leucemia. Una cellula terrorista sganciata da Brigate rosse e Prima linea, a quanto sembra. La base che occupavano a Pavia viene scoperta, casualmente, la vigilia di Natale del 1975. Nella rete della polizia cade Pelli; soltanto tre anni più tardi a Milano, verrà catturato Alunni; di Susanna Ronconi, da allora, non si hanno notizie. Dei documenti, degli scritti e dei volantini trovati a Pavia devono ora rispondere 'Alunni e la ragazza. L'udienza, la seconda di questo processo d'appello, dopo quella rapidissima di lunedi, si era aperta con una eccezione presentata dall'avvocato Franz Sarno, nominato patrono d'ufficio per Alunni e Pelli. A dispetto di cento decisioni precedenti e della sentenza della Corte Costituzionale, ha chiesto che agli imputati fosse consentita l'autodifesa. Non ha tenuto neppur conto, il legale, del particolare che nessun imputato per terrorismo, clandestino dichiarato, ha mai chiesto di potersi difendere da solo. Il punto di vista dei terroristi è, da sempre, un altro: non interessa loro l'autodifesa, semplicemente perché, come sostengono, non hanno «niente da cui doversi difendere». Ma gli avvocati nominati d'ufficio insistono su quel tasto, qualcuno per convinzione, qualche altro forse per poter uscire con dignità da una situazione non certo comoda. La corte in mezz'ora spazza il campo dai dubbi: niente autodifesa perché la «questione di incostituzionalità è inammissibile». Poi la requisitoria del procuratore generale, una requisitoria soprattutto «politica». Il dott. Danzi ha iniziato negando che questo sia un processo politico, «perché il processo politico è parziale, partigiano, di condanna alle idee, e qui si discutono reati».' Quindi le proposte di pena: identiche alla sentenza di primo grado: per Zuffada 9 anni e 6 mesi; per Casaletti 9 anni e 9 mesi ; per Alunni 7 anni e 1 mese; per Paola Besuschio 1 anno e 4 mesi; per Susanna Ronconi 2 anni e 7 mesi. Nell'arringa il difensore della ragazza, avvocato Giovanni Cappelli, ha sottolineato la «totale violazione di tutte le norme del Codice di procedura penale negli atti che hanno portato all'identificazione di Susanna Ronconi., e il fatto che dal 1975 di lei non si sa più niente. Ha invocato comunque la condizionale come sola possibilità per un eventuale reinserimento. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Baranzate, Bollate, Milano, Pavia