Uno dei giudici accusati da Vitalone era tra gli obiettivi dei terroristi di Giuseppe Zaccaria
Uno dei giudici accusati da Vitalone era tra gli obiettivi dei terroristi La questura di Roma voleva farlo proteggere da una scorta Uno dei giudici accusati da Vitalone era tra gli obiettivi dei terroristi Fu informato dalla Digos che si preparava un attentato nei suoi confronti - Il Consiglio superiore ha convocato il procuratore De Matteo - Lettera a Granelli dei sei magistrati ROMA — Complice dei terroristi o obiettivo di un'azione delle Brigate rosse? Sulla personalità di uno dei sei magistrati accusati in un'interpellanza al Senato di connivenza col partito armato, le valutazioni sembra stiano cominciando a divergere sensibilmente: alle accuse di Vitalone e degli altri senatori de si è contrapposta una notizia filtrata da ambienti dell'Antiterrorismo, e che riguarda un episodio avvenuto alcuni mesi fa. Il giudice in questione, un pretore, l'ha confermata, pur pregando di tacere il suo nome per evitare nuovo allarme tra i famigliari. Dunque: alla metà dello scorso luglio il giudice oggi sospettato di «fiancheggiamento» venne convocato dalla Digos romana con una telefonata, e ricevuto dal vicecapo del-' l'ufficio, che senza mezzi termini lo informò di un attentato che si stava progettando contro di lui. La Digos sembra ne avesse avuto notizia da infiltrati nelle frange più arrabbiate dell'Autonomia: da alcuni giorni, aggiunse il funzionario, il giudice era seguito in tutti i suoi spostamenti. Il vicecapo della Digos propose dunque al magistrato una scorta che lo seguisse fin sotto casa, ma questi rifiutò. Probabilmente se avesse avuto sentore dell'accusa che alcuni mesi dopo gli sarebbe piombata addosso, il pretore sarebbe stato ben lieto di girare tra agenti armati che testimoniassero la sua qualità di giudice impegnato come tutti nella battaglia contro il terrorismo. I chiarimenti sembrano destinati a giungere in tempi brevi: ieri il ministro di Grazia e Giustizia, Morlino, ha reso noto che risponderà lunedi prossimo, in Senato, al l'interpellanza di Vitalone e degli altri. Il' Consiglio Superiore della magistratura ha poi deciso con notevole sollecitudine di convocare il procuratore capo della Repubblica, Giovanni De Matteo, per acquisire i primi elementi sulla sconcertante vicenda. Dal Consiglio sarebbe anche partita una lettera, indirizzata a Vitalone (magistrato in aspettativa) che prospetta l'opportunità di un colloquio attraverso cui chiarire la consistenza delle accuse. Le iniziative sono state adottate dalla prima commissione, istituzionalmente proposta alle denunce contro magistrati. I sei giudici chiamati in causa hanno intanto deciso di far accelerare al massimo i tempi dell'inchiesta sul loro conto e di ribattere in maniera più decisa alle gravissime accuse. Il segretario della corrente cui appartengono, «Ma¬ gistratura democratica», ha sollecitato con un telegramma al presidente del Senato, Fanfani, l'immediata discussione dell'interpellanza. Marrone, Saraceni, Cerminara, ,| Misiani, Rosi e Vitozzi hanno annunciato poi una serie di querele per i quotidiani «che si sono distinti nella campagna diffamatoria», prospettando un'analoga possibilità per i firmatari dell'interpellanza, 1 quali sono però protetti dall'immunità parlamentare. Altre iniziative dei giudici, quella di un documento inviato al Consiglio Superiore, col quale si sollecita ancora una volta l'Iniziativa dell'organo di autogoverno, e una lettera aperta Indirizzata ad uno dei senatori che hanno sottoscritto la denuncia, Luigi Granelli. I sei giudici attribuiscono a Granelli una posizione molto diversa da quella di Vitalone, e per questo scrivono di essere rimasti «meravigliati e inquietati» dalla sua adesione all'interpellanza. Sulla base di una fotocopia che si è rivelata «un'annotazione di nomi e numeri telefonici», Vitalone — continuano 1 set — «tende ad accreditare al terrorismo un radicamento sociale che per fortuna non ha», ad alimentare «una cultura del sospetto che comporta la stessa degradazione della persona umana sottesa dagli atti terrorìstici». I giudici accusati riaffermano invece che il terrorismo va battuto «salvando il quadro democratico» e rivendicano la legittimità del loro operato. «Pretendiamo di non essere accusati per questo di complicità col terrorismo, dal quale siamo tanto distanti da esserne, qualcuno di noi, minacciato in prima persona». Giuseppe Zaccaria
Luoghi citati: Roma
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