Parma: un imputato ha ammesso di avere versato 4P milioni al pei di Remo Lugli

Parma: un imputato ha ammesso di avere versato 4P milioni al pei Entrato nella fase calda il processo per lo scandalo edilizio Parma: un imputato ha ammesso di avere versato 4P milioni al pei DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARMA — Giornata pesante, quella di ieri al processo sullo scandalo urbanistico, per il maestro Renato Corsini, uomo del pei, e per il partito che gli stava alle spalle. E' stato interrogato di nuovo,1 primo dei sei imputati che nei giorni scorsi hanno ricevuto dal p.m. una estensione dell'imputazione: anche la corruzione a favore dei partiti. Corsini, secondo il primo capo di imputazione, doveva rispondere per episodi minori e adesso invece è stato chiamato in causa per l'affare principale, quello della Siem, che doveva costruire il nuovo centro direzionale. Quindi anche il pei è stato ufficialmente tirato dentro il nucleo centrale dello scandalo. Corsini inizia il suo racconto dicendo che entra nella Siem dopo la sua costituzione e vi trova già Giuseppe Verdi uomo del psi per cui capisce che c'è la partecipazione del partito socialista. E infatti Verdi glielo ammette apertamente precisando che il motivo della presenza è quello di un controllo dei prezzi. Anche lui, del resto, è li perché ha avuto disposizioni dal suo partito di avere una certa partecipazione nella società. Pres. — Chi gliel'ha data quella disposizione? «JVon posso dire il nome. Del resto non ho partecipato alle riunioni del partito su questa decisione, né agli incontri tra gli esponenti del pei e gli impresari Ermes Foglia, Lino .Bergamaschi e Francesco Corchia, soci della Siem*. Corsini riceve dal Verdi il 6,50 per cento del suo 13 per' cento e il 15 glielo dà Bergamaschi. Pres. — E della de cosa ha saputo? «Ogni partito pensa a se stesso. Ho l'impressione che il psi fosse al centro della vicenda e avesse rapporti da una parte con il pei e dall'altra con la de per cui pei e de non avevano contatti diretti*. Le azioni della società che Corsini aveva ricevuto, precisa, non erano sue, aveva l'incarico di trasferirle poi al Movimento Cooperativo (egli era stato fino a qualche tempo prima presidente del consorzio delle cooperative socialcomuniste, organismo con mille dipendenti e un volume di af¬ fari di cinque miliardi all'anno). Ma prima di questo passaggio Corsini avrebbe dovuto controllare i termini della convenzione tra Siem e Comune facendo in modo che gli imprenditori privati si adeguassero alle esigenze dell'amministrazione pubblica. L'imputato parla di questo suo compito e di tutta l'operazione Siem con l'entusiasmo dell'uomo convinto. E quando il presidente gli chiede notizie sull'aumento della volumetria. Corsini giura sulla testa dei figli che mai a nessuno della Siem e dei politici è sorto anche un solo dubbio sui volumi. «Ritenevamo che i calcoli fossero giusti così come li avevamo fatti*. «Come mai — chiede il presidente — le cose non sono andate in porto, visto che la convenzione era stata preparata nell'interesse della comunità, che i partiti controllavano i prezzi e che tutti dovevano essere contenti?». «Perché, di fronte al clamore die era stato suscitato nell'opinione pubblica dalla "lenzuolata" ì partiti avevano preso paura*. «Quali partiti?». «Partito comunista, partito socialista e democrazia cristiana*. «Lei ha preso denari per la sua prestazione?». «No*. «Come mai lei di solito non accettava denaro in assegni, ma esigeva contanti?». «Perché non avevo piacere che qualcuno pensasse che prendevo soldi. Per l'affare Siem non ho mai preso una lira nemmeno da consegnare al partito, li ho presi per altri affari*. Il presidente Recusani cita quei 40 milioni che Corsini ha ricevuto dall'impresario Corchia ma il difensore avv. Pi nardi cerca di opporsi a que sta domanda perché nel capo di imputazione non si parla di denaro. Il dott. Recusani la pone egualmente. Il momento è scottante, da questo punto il tono di Corsini ha un calo, egli cerca disperatamente un appiglio: «Mi riservo di fare una memoria*. Il presidente commenta prontamente con ironia: «Vedo che ha imparato il gergo». Corsini si rende conto che non può non rispondere: «Quei 40 milioni erano una elargizione dell'ing. Corchia alla federazione di Parma del partito comunista, che comunque non riguarda¬ va la Siem*. L\.elargizione» del Corchia, è quanto meno strana, visto che l'impresario è simpatizzante del psi e non del pei (nell'ambito Siem i due suoi colleghi, Foglia e Bergamaschi, sono rispettivamente simpatizzanti della de e del pei, secondo quanto risulta dagli atti in varie circostanze). Il p.m. dott. Laguardia cerca di sapere da Corsini in quale misura la de partecipava alla Siem, se è solo con la promessa della nuova sede o se anche con delle azioni. «Anche con delle asioni. Perlomeno so che le trattative per la sede le fece il dott. Marco Abbati, non so chi trattòper le azioni*. La de. come è noto, partecipò poi alla denuncia contro il progetto Siem. «Come mai — chiede il p.m. — avevate consentito alla de di avvantaggiarsi rispetto agli altri partiti?». «C'è stata una faida all'interno della de e penso anche del psi, ma la de è riuscita a cavalcare il cavallo della contestazione*. Remo Lugli

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