Giochi olimpici di Ennio Caretto

Giochi olimpici Giochi olimpici (Segue dalla 1 * pagina) le Olimpiadi di Mosca si svolgono regolarmente. La situazione peggiora, e vengono cancellate. La situazione peggiora e vengono spostate altrove, ma non prima dell'81». La Casa Bianca non ha risposto al Comitato olimpico americano, e tanto meno a quello internazionale, il cui presidente, Lord Kìllaln, ha asserito che «ogni ingerenza politica nei Giochi deve essere respinta». Il presidente Carter non si illude che il boicottaggio possa essere universale. Sa che esiste il pericolo di un'irreparabile spaccatura tra il blocco comunista e quello euro-americano. Ma considera la ritorsione «vitale». Non gli interessa tanto il danno finanziario che l'Urss subirebbe, poiché si calcola che essa abbia speso circa 3 milioni di dollari e si aspetti Ingenti introiti, quanto l'impatto psicologico e libertario. Nell'unico sondaggio d'opinione sinora pubblicato, quello del San Francisco Chronicle tra 16.400 lettori, il 75 per cento si è mostrato favorevole al boicottaggio. Il più celebre giornalista sportivo d'America, Red Smith, vincitore del premio Pulitzernel '76, che ha preso posizione contro Mosca sul suo giornale, il New York Times, riferisce di essere stato «inondato da lettere entusiaste». // canale televisivo Noe, che si è assicurato l'esclusiva del reportage dei giochi per 120 milioni di dollari, 100 miliardi di lire, e «la donazione» di sofisticati macchinari all'Urss, si è già professato pronto a rinunciarvi «nell'interesse nazionale». Se non nel governo, nell'opinione pubblica è però forte la corrente contraria al boicottaggio. Il New York Times non ha permesso a Red Smith di pubblicare un secondo articolo «Antl-olimpiadi» perché, ha spiegato il vicedirettore Gelb, «sarebbe divenuta un'ingiustificata crociata personale». Le argomentazioni prò e contro sono accese. Nell'articolo censurato dal New York Times, Red Smith ha scritto tra le altre cose: «Nel '36, ci siamo opposti alle Olimpiadi a Berlino. Il giornale denun< ciò la deliberata e arrogante offesa all'umanità da parte dei nazisti, e sostenne che lo sport non poteva trascendere i giudizi politici». Con perfidia, il giornalista sportivo ha, ricordato che il presidente del comitato olimpico,- Avery Brundage, dichiarò a Berlino che «con l'eccezione dell'aliti' ca Orecia, nessun paese ha mai colto così bene lo spirito dei Giochi come la Germania». Sul fronte opposto, Michael Harrigan, direttore della commissione per i giochi olimpici del presidente Carter dal '75 al 77, ha rivendicato l'opportunità dì non disertare Mosca, sia per rispetto della «apoliticità sportiva», sia per non «scendere» al livello sovietico di strumentalizzazione dell'evento. Egli ha anche fatto presente che verrebbero vanificati i sacrifici di centinaia di giovani e di associazioni: che in una democrazia come quella americana il governo sì esporrebbe a querele, cause per danni, dimostrazioni di protesta: e che stabilendo questo precedente, gli Stati Uniti si addosserebbero la responsabilità di un progressivo disfacimento degli ideali delle Olimpiadi. La Casa Bianca e il dipartimento distato non sono isolati nel disegno di boicottaggio di Mosca. L'Arabia Saudita sta mobilitando i paesi islamici contro la partecipazione, l'Olanda ha revocato gli aiuti finanziari concessi ai suoi atleti, e il Canada cerca l'appoggio inglese. Essi spiegano che, poiché per l'Urss lo sport è un'espressione del sistema politico, nessun'altra misura contro l'invasione dell'Afghanistan sarebbe altrettanto efficace. 1134 comitati olimpici, che nella stragrande maggioranza vogliono andare a Mosca, quello americano in testa, non avranno una battaglia facile per impórre i loro desideri. In ultima analisi, come ha detto il segretario di Stato Vance, tutto potrebbe dipendere dal comportamento sovietico. Spiacerebbe agli Stati Uniti, al Canada e alle altre nazioni rifiutare i visti per Mosca ai propri rappresentanti. Harrigan ha scritto che «occorre vedere se l'Urss politicizzerà direttamente i Gioielli».- se negherà cioè l'ingresso a certi atleti, israeliani, cileni e vìa di seguito, e a certi giornalisti». Ennio Caretto

Persone citate: Avery Brundage, Gelb, Michael Harrigan, Red Smith