Uccise a rivoltellate le spasimante che la insidiava: 11 anni in assise
Uccise a rivoltellate le spasimante che la insidiava: 11 anni in assise Processo per il «dramma dell'onore», settembre '76 a Rivalta Uccise a rivoltellate le spasimante che la insidiava: 11 anni in assise I giudici hanno concesso a Concetta Trimboli l'attenuante della provocazione - Il pm aveva chiesto la condanna a 16 anni - Omicida e vittima erano compagni di lavoro alla Fiat Uccise l'uomo che la insidiava, è stata condannata dalla Corte d'Assise (pres. Barbaro, giudice a latere Mitola) a 11 anni di reclusione. Una pena minima e vedremo più avanti perché. L'imputata è Concetta Trimboli, 30 anni, originaria di Siderno Marina, emigrata a Rivalta (strada Antica di Pinerolo 10) ■ una decina d'anni fa. La vittima: un vicino di casa, Quintino Seccia, sposato e padre di due figli, operaio alla Fiat come la donna che l'ha ammazzato. La vicenda giunge al suo tragico epilogo nel pomeriggio del 6 settembre '76. E' la storia del solito triangolo che, nel caso specifico, pare sia rimasto incompleto. Comincia in sordina. Da un lato c'è una donna minuta, né bella né brutta, sposata felicemente, madre di due bimbe. Dall'altro un uomo che non ha mai fatto parlare di sé. il Seccia. S'incontrano tutti i giorni nel reparto della Fiat, lavorano gomito a gomito. Qualche occhiata, poche parole garbate, nulla più per un lungo periodo. Alla Trimboli paiono attenzioni normali, cose a cui non dare peso. Invece hanno un seguito perché improvvisamente l'uomo si fa aggressivo e insistente. Suona al campanello di casa della donna quando il marito Vincenzo Trimboli è fuori per lavoro. Un giorno entra nell'alloggio e la bacia, ma è respinto. La corte non cessa. Concetta resiste o cede? E' un punto controverso. Lei afferma di non aver mai ceduto, la moglie della vittima dice il contrario: «Mio marito voleva troncare la relazione, aveva confessato tutto; quella donna invece intendeva continuare». Risulta per certo che i due si sono scam¬ biati regali e che ai primi di settembre '76 avevano deciso di restituire i piccoli doni. Pare anche che il Seccia a tal punto voglia mettere le cose in chiaro con il marito della Trimboli: per questo va in casa della donna. Concetta è terrorizzata dalle pretese del vicino perché il marito ignora tutto. Quando si vede davanti l'amante (o presunto tale) afferra la pistola e spara. Cinque colpi, due vanno a segno. L'uomo muore sui marciapiede mentre tenta una disperata fuga. Concetta fuori di sé infierisce sul cadavere, a stento i passanti riescono a disarmarla. Il processo è rapido dopo una pausa di quasi quattro anni. Due alla sbarra: Concetta Trimboli (omicidio) e il marito Vincenzo, accusato di detenzione illegittima della pistola usata per il delitto. La donna piange. racconta tra le lacrime la storia della persecuzione, lo smarrimento di quel giorno, l'improvvisa esplosione di aggressività. E' poi la volta della vedova, Antonietta Caramanico. anche lei piangente: ribadisce che la Trimboli non voleva accettare la fine della tresca. Chiuso il dibattimento, parla l'avv. Minni difensore di parte civile, poi il pubblico ministero Grasso chiede la condanna dell'imputata a 16 anni di reclusione (due anni per Vincenzo Trimboli). Seguono le arringhe dei difensori Geo Dal Fiume e Gianaria: per loro alle attenuanti generiche invocate dallo stesso p.m. bisogna aggiungere l'attenuante della provocazione. Piaccia o no, ci sia stata o meno una relazione intima, quel giorno il Seccia voleva coinvolgere nella vicenda 11 marito della Trimboli, fino ad allora ignaro. Per evitare uno scandalo, per la vergogna di un confronto, la donna scolvolta reagisce uccidendo. I giudici accolgono tale tesi: ecco spiegata l'esiguità della pena. Il verdetto è completato da un anno e mezzo (condonato) a Vincenzo Trimboli più 20 milioni, a titolo di provvisionale, per danni alla parte civile. p. p. b.
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