L'America vede un brutto '80 per l'Italia l'inflazione non cala, timori per la lira

L'America vede un brutto '80 per l'Italia l'inflazione non cala, timori per la lira Rapporto della «Chase Econometrics» sul nostro futuro economico L'America vede un brutto '80 per l'Italia l'inflazione non cala, timori per la lira La congiuntura internazionale è in fase calante - Lo sviluppo del nostro Paese non supererà l'l,5%, le merci esportate saranno meno competitive (salvo una svalutazione) - Gli studiosi della banca statunitense non credono al controllo dei salari e della spesa pubblica ROMA — Un anno tra i peggiori per l'economia italiana: il reddito nazionale nel 1980 crescerà solo deU'1.5 per cento, l'inflazione resterà nettamente più alta della media europea, la bilancia commerciale registrerà un forte deficit e, aspetto forse più grave di tutti, difficilmente terrà il cambio della lira. Sono queste le previsioni formulate dalla -Chase Econometrics- forse il più autorevole istituto americano specializzato nelle previsioni e nelle analisi economiche. Emanazione diretta della -Chase Manhattan Corporation- di cui è presidente David Rockefeller. la -Chase Econometrics- redige ogni anno un «rapporto» sulla situazione economica mondiale e dei singoli Paesi, rapporto i cui destinatari sono i governi, istituti finanziari internazio' nali. imprese multinazionali. Già nel '79, le previsioni piuttosto pessimistiche effettuate dalla -Chase- sull'economia italiana, in particolare quelle sul mancato raggiungimento dei principali obiettivi indicati nel programma triennale di Pandolfi. suscitarono non poche polemiche. A distanza di 12 mesi, i fatti purtroppo hanno dato ragione al ■pessimismo» espresso dagli americani, soprattutto per quanto riguarda la forte inflazione registrata, la stasi degli investimenti pubblici, i mancati incrementi dell'occupazione. Adesso, è in corso di definizione il «Rapporto 1980» con una proiezione fino al 1982. Ad Arrigo Sadun, responsabile per l'Europa della -Chase Econometrics- abbiamo chiesto su quali elementi si basa il giudizio tanto negativo per l'Italia. «La nostra diagnosi, dice Sadun, indica un aggravamento della situazione economica italiana. Mi spiego meglio: il dato di fondo da cui oc- corre partire è che la congiuntura internazionale è ormai in una fase calante. Gli Stati Uniti si avviano ad una recessione, ma anche altri partners importanti come la Germania hanno iniziato una fase di tassi di sviluppo in diminuzione. Significa, per un paese come l'Italia che gioca molto sul fattore esportazione, il venir meno di una importante valvola di sfogo. Se si considera che l'alta inflazione, il forte deficit governativo, l'instabilità politica rendono giù di per sé difficile il controllo dell'economia, si ricava facilmente come l'Italia è destinata a peggiorarepiù di altri paesi-. Questa è la sua diagnosi. Tradotta in cifre come si quantifica? -Semplice: nell'SO lo sviluppo in termini reali non andrà oltre l'l,5per cento; l'inflazione, nella media dell'anno, stimiamo che non scenderà al di sotto del 16,5 per cento, contro una media dei paesi europei del 10 con una punta minima .della Germania Occidentale del 4 per cento. La bilancia commerciale, espressa in dollari, dovrebbe portare un deficit di 4,3 miliardi di dollari, tenuto conto che il volume delle esportazioni difficilmente aumenterà-. Non le pare un pò azzardata come previsione, almeno per le esportazioni, tenuto conto che nell'SO avremo ancora degli effetti di trascinamento del '79 e che le imprese italiane hanno dimostrato in questi anni una grande capacità di adattamento alle mutate condizioni del mercato? -Nessuno vuole negare che le imprese italiane hanno fatto miracoli nello sforzo di penetrazione sui mercati esteri. Tutto ciò, comunque, non elude il problema di fondo e cioè la progressiva perdita di competitività delle merci italiane. Analizzi questi dati: nel 78 i prezzi all'esportazione di prodotti italiani sono aumentati in media del 7 per cento. Un aumento piii che compensato da un deprezzamento della lira rispetto a tutte le altre valute, con esclusione del dollaro, del 9 per cento. Nel '79, i prezzi all'export sono aumentati di ben il 17 per cento. La lira, al contrario, si è mantenuta, in termini di tasso di cambio effettivo, stabile. Vuol dire che si sono persi gli ultimi vantaggi di competitività derivanti dalla svalutazione degli anni precedenti. Allora, pur accettando l'ipotesi che gli imprenditori riducano i loro margini di profitto, diventerà assai difficile mantenere le posizioni sui mercati mondiali, salvo...... Salvo cosa? Che non si svaluti? -Certo-. Ossia il peggiore dei rimedi. Una boccata di ossigeno, pagata poi a caro prezzo in termini di più alta inflazione e di tensione sociale? -Purtroppo, ma non riescono a vedersi altre soluzioni. Comunque, noi prevediamo in corso d'anno un graduale deprezzamento della lira sulle altre monete. Sul marco ci aspettiamo una perdita almeno del 7per cento; altrettanto verso il franco svizzero. Un deprezzamento notevole ci attendiamo anche nei confronti delle altre divise del sistema monetario europeo. Invece, dovrebbe restare sostanzialmente immutato il rapporto lira-dollaro, fermo restando, però, che nell'SO la moneta americana continuerà a per¬ dere colpi sui mercati valutari-. Torniamo alle attese sulla dinamica dei prezzi. L'opinione corrente in Italia è che ci sarà un rallentamento dell'inflazione nella seconda parte dell'anno, quantomeno per effetto della recessione. Lei è d'accordo? «Si, ma si tratterà di un rallentamento di poco conto, dovuto come lei dice alla recessione. Ci sarà certamente anche una forte caduta di domanda, soprattutto di consumi privati. I mali di fondo dell'economia italiana, però, ri¬ mangono in tutta la loro gravità. Noi, tra l'altro, non ci aspettiamo nessun successo per quanto riguarda il controllo dei salari e della spesa pubblica. I salari minimi contrattuali secondo noi aumenteranno mediamente del 21 per cento, circa 4 punti in più del tasso di inflazione. Il deficit del settore pubblico allargato non scenderà al di sotto dei 41 mila miliardi. In queste condizioni, come si può parlare concretamente di riduzione dell'inflazione?-. Conclusione, secondo il rapporto -Chase- l'anno '80 sarà per l'economia italiana un anno nero? -Pessimo, certamente. E' inutile farsi illusioni. Anche se il governo volesse oggi adottare una politica completamente diversa, gli effetti non si produrrebbero prima di sei-otto mesi. L'economia ha sempre dei "lags", dei ritardi tra la fase di enunciazione e quella operativa e quindi l'SOè un anno ormai condizionato. Piuttosto, noi crediamo che sia indispensabile agire subito per determinare una evoluzione più favorevole verso la fine dell'anno e soprattutto nel 1981. Se così fose, nel prossimo anno si potrebbe avere una crescita leggermente più sostenuta, intorno al 2,5-2,8 per cento per poi salire ancora nell'82. E' una speranza, quantomeno per rendere meno oneroso l'enorme peso della disoccupazione-. Natale Gilio e E c 0J o ■a o '////////, MENO SVILUPPO...PIÙ INFLAZIONE U7T777A USA GIAPPONE GERMANIA FRANCIA GRAN BRETAGNA ITALIA CANADA Totale 0CSE -2 0 2 4 6 J »97Ò □ 1980 ss 'E o 'K o E 2 e s \ a. 0 4 8 12 16 Mondo Economico

Persone citate: Arrigo Sadun, David Rockefeller, Natale Gilio, Pandolfi, Sadun