Scandalo di Parma si va alla sentenza

Scandalo di Parma si va alla sentenza Evitato il rinvio del processo Scandalo di Parma si va alla sentenza Gli avvocati difensori avevano tentato il blocco del procedimento per abbinarlo ad un altro in cui sono coinvolti due testimoni - Il tribunale ha però respinto tutte le istanze DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARMA — Ostacolo superato, il processo continua: lo scandalo edilizio avrà una soluzione con l'indicazione, se ci saranno, dei colpevoli. Per tutta l'udienza della mattinata di ieri i difensori hanno parlato per chiedere il rinvio del processo a nuovo ruolo, onde abbinarlo all'altro procedimento in corso, quello ini-, ziato dal pm Laguardia con l'invio di comunicazioni giudiziarie a due testimoni, l'ex sottosegretario del psi Attilio Ferrari e l'ex consigliere comunale (ora consigliere provinciale) della de, Marco Abbati. Le comunicazioni, si sa, sono originate da elementi scaturiti nel corso di questo dibattimento e l'istruttoria sommaria si riferisce agli stessi fatti che sono materia dell'attuale processo. Ma 11 tribunale nel pomeriggio, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha deciso di procedere sul binario solito, respingendo tutte le istanze. L'avv. Mattioli, difensore dell'impresario ing. Corchia, ad esempio, ha sostenuto che tenendo in piedi due procedimenti inevitabilmente si viola il segreto istruttorio perché in aula verranno dette anche cose che sono riferite nell'altro procedimento, ancora vincolato dal segreto. E, altro elemento ribadito da diversi difensori, come Melchionda per l'ex assessore psi Alvau, L'Insalata per Verdi, l'uomo del psi, e lo stesso Mattioli per Corchia, si corre il rischio di arrivare a sentenze contraddittorie. L'avv. L'Insalata ha aggiunto che il metodo, a suo avviso, non è ortodosso perché il pm può presentarsi in aula forte di conoscenze che gli sono pervenute attraverso l'altro procedimento e delle quali non può far cenno perché, appunto, coperte da segreto istruttorio. L'avv. Galdo, per l'impresario Foglia, ha chiesto che anche nel caso di un rinvio della parte relativa alla Siem (la materia principale dello scandalo) il dibatti Cnabctlstcsmento prosegua per tutti gli episodi e gli imputati minori. L'avv. Fornaciari di p.c. ha chiesto "accoratamente che il processo prosegua* ed anche il p.m. Laguardia si è naturai mente dichiarato contrario alle richieste di rinvio. «Se dovessimo riunire i due procedimenti, nel momento in cui si inizierà il nuovo processo uni ficato, è facile che emergano altri nuovi nomi di correi e in questo caso, secondo il metodo proposto dalla difesa, si dovrebbe ricorrere di nuovo ad un rinvio per una ulteriore unificazione». E a proposito del fatto che nei primi giorni del processo era emersa una verità che la lunga istruttoria non aveva messo in evidenza, Laguardia ha detto: «Non è colpa nostra se dopo anni di menzogne e di omertà solo oggi gli imputati hanno deciso di dire la verità». Il collegio è rimasto in c&mera di Consiglio oltre due ore per prendere la decisione del rigetto dell'istanza di rinvio. Nella ordinanza letta dal presidente Recusani si dice tra l'altro, che «il rinvio nuovo ruolo implicherebbe un notevole ritardo nella defini zione del presente giudizio per il numero rilevante degli imputati e dei fatti contestati con una ulteriore proliferazione degli atti e dei cocumenti di causa, il che ha già cagionato un ritardo di anni nella conclusione dell'istruttoria, con la possibilità di rendere evanescente l'azione penale colpita alla fine da prescrizione». Il processo, dunque, continua. Dovranno ancora essere interrogati gli imputati ai quali il p.m. nei giorni scorsi ha notificato l'ulteriore reato di corruzione a favore dei partiti, poi si inizierà l'escussione dei testi. E tra i primi dovrebbero essere sentiti l'ex onorevole Attilio Ferrari, il personaggio del quale in tante udienze si è parlato come dell'«innominato», a nome del quale, secondo le risultanze processuali, sarebbero stati fatti versamenti di denaro nelle casse del psi, e Marco Abbati, della de, che, sempre secondo le risultanze, avrebbe trattato come tangente data dalla Siem la sede della democrazia cristiana. Remo Lugli Con Giovanni Furci, diventano cinque gli ostaggi in mano all'anonima sequestri calabrese. Il commando ha agito con cinica freddezza. I malviventi sono entrati in azione allorquando Giovanni, come al solito, si era recato nell'abitazione del maestro Domenico Agostino, che gli impartisce lezioni private. Tre banditi, col volto coperto da passamontagna, sono saliti al primo piano dello stabile dove abita il maestro e con la minaccia delle pistole si sono fatti accompagnare dalla figlioletta dodicenne dell'insegnante nella stanza dove si trovavano Giovanni e il maestro. Alla vista dei tre incappucciati quest'ultimo ha pensato ad uno scherzo, ma i banditi, ben presto, lo hanno richiamato alla drammatica realtà. Di peso hanno caricato Giovanni su un'auto di grossa cilindrata color amaranto e sono fuggiti.

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