Il totale allineamento di Marchais al Cremlino causa polemica e defezioni all'interno del pcf di Paolo Patruno

Il totale allineamento di Marchais al Cremlino causa polemica e defezioni all'interno del pcf Il totale allineamento di Marchais al Cremlino causa polemica e defezioni all'interno del pcf DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Quel poco che teoricamente sopravviveva ancora dell'unione della sinistra è stato definitivamente sepolto in Francia dalle polemiche suscitate per l'incondizionata approvazione dell'Invasione russa a Kabul pronunciata a Mosca da Marchais. Il segretario del pcf è rientrato da Mosca e ha potuto misurare subito l'effetto dirompente causato dal suo completo «allineamento» sulle posizioni del Cremlino su tre livelli distinti: all'Interno del suo stesso partito, nei rapporti con i socialisti (alleati di ieri) e infine nelle relazioni con gli altri pc europei. Questo ritorno al comunismo degli Anni 50, questa «stalinizzazlone» del pcf, sta causando pesanti crisi di coscienza fra gli stessi iscritti. Ieri uno degli intellettuali comunisti più noti, il regista teatrale Antoine Vitez, ha scritto una lettera di dimissioni da! partito Indirizzata proprio a Marchais motivandole con gli avvenimenti d'A¬ fghanistan e con la posizione assunta dal pcf. Le dimissioni di Vitez (che è stato l'ex segretario di Aragon) sono il primo, esplicito «segnale» d'un malessere che è diffuso. Già lo storico «contestatore» Jean Ellelnsteln ha espresso una dura protesta per l'Incondizionato appoggio dato da Marchais alla linea' del Cremlino, criticando come «un viaggio a Canossa» la visita del leader del comunismo francese a Mosca. E al disagio più o meno acuto degli intellettuali e dei giornalisti delVHumanité s'aggiunge la disaffezione degli iscritti nelle riunioni di «cellula» (che può culminare in un esplicito scontro con la direzione, come è stato nel caso delle recenti dimissioni del segretario federale del pcf a Parigi, Fizbin) in un diffuso imbarazzo nei quadri sindacali della cgt. Davanti all'invasione sovietica dell'Afghanistan, il potente sindacato (a maggioranza comunista) si è impegnato in un duro dibattito interno, risoltosl con una mozione di com¬ promesso che non condannai l'azione dell'Urss ma neppure' la sostiene, preconizzando che «il popolo afghano possa decidere in piena indipendenza». In questo clima, i dirigenti, comunisti stanno facendo, quadrato per patriottismo di partito, il pcf ritorna ad essere la «fortezza assediata». E dal «ghétto» nel quale si è voluto di nuovo rinchiudere il partito comunista francese lancia furibondi attacchi in tutte le direzioni,- Nella convenzione nazionale del ps e poi in un lungo intervento alla tv, Mitterrand ha ribadito l'altra sera la sua analisi sull'intervento sovietico in Afghanistan e la condanna che ne scaturisce sia nel riguardi dell'Urss che della direzione del pcf. Accusato per questo di «appoggiare la propaganda borghese», Mitterrand ha avuto facile gioco alla tv a rimbeccare Marchais. ricordando che l'intervento sovietico è stato stigmatizzato anche dal comunisti italiani, spagnoli, romeni e jugoslavi e accusando perciò a sua volta il pcf di «incredibile settarismo». Ma il leader socialista si è spinto ancora oltre. Dopo aver affermato ancora una volta la fedeltà del ps all'unione della sinistra, anche se questa non ha più «realtà politica» a causa dell'atteggiamento del pcf e della volontà dell'Urss di «destabilizzare l'Europa», Mitterrand ha lanciato un appello ai comunisti perché costringano la loro direzione a tornare a una politica unitaria della gauche. Na turalmente la reazione del pcf è stata durissima: per L'Humanité le dichiarazioni di Mitterrand dimostrano «la svolta a destra del ps», mentre per Claude Poperon (membro dell'ufficio politico del pcf) Mitterrand partecipa in pri ma fila «alla campagna d'odio e d'isteria orchestrata dal potere contro i comunisti» e dimostra con le sue dichiarazioni «le convergenze esistenti in politica estera fra ì socialisti e l'Eliseo». Paolo Patruno