Polemiche per un disco in vendita con la voce di Negri e di 2 brigatisti di Sandra Bonsanti

Polemiche per un disco in vendita con la voce di Negri e di 2 brigatisti Invito a «fare da soli la perizia fonica» Polemiche per un disco in vendita con la voce di Negri e di 2 brigatisti Sconforto della vedova Moro - Per i difensori «è un gioco macabro» ROMA — Per la direzione di L'Espresso, la decisione di abbinare all'ultimo numero del settimanale un disco con le telefonate di due brigatisti e le voci di Toni Negri e di Giuseppe Nicotri risponde alla necessità di offrire al lettore «uno strumento a vantaggio di una ricostruzione storica». Per Eleonora Moro, interlocutrice di una delle due telefonate, il disco è stato un nuovo motivo di sconforto e desolazione. Quando è stata avvertita dal suo avvocato, il professor Giuliano Vassalli, la vedova di Aldo Moro si è chiesta con quale diritto un'iniziativa editoriale si spingesse fino a sfruttare con tanta spregiudicatezza un capitolo dell'affare Moro che è anche dolorosamente «privato». Anche la difesa di Toni Negri, sospettato di essere l'autore di quella telefonata del 30 aprile '78 alla signora Moro, è rimasta indignata. « Un gioco macrabo. mortuario, lugubre» lo ha definito l'avvocato Spazzali «che non ha niente a die vedere con la pubblicità al a o 0 è o o l processo che noi abbiaino sempre rivendicato». L'unico ad aver preso bene la cosa, anzi addirittura ad aver collaborato alla sua realizzazione, sarebbe stato Giuseppe Nicotri, che fu sospettato di essere il brigatista della telefonata del 9 maggio inserita nel disco, ma che è stato prosciolto in istruttoria, grazie anche alla perizia ufficiale della procura di Roma. La «trovata» del settimanale, che è già al centro di tante proteste, consiste In un piccolo 33 giri, avvolto accuratamente nel cellophane, su cui spicca la scritta: «Fate voi la perizia fonica». Subito dopo, una breve spiegazione: «In questo disco sono registrate le due più drammatiche telefonate delle Brigate rosse durante il sequestro Moro e i campioni di voce appartenenti a Toni Negri e Giuseppe Nicotri sospettati dai magistrati di esserne gli autori. I prelievi delle voci degli imputati sono stati effettuati dai periti nel carcere di Rebibbia a Roma». La prima telefonata è quella, molto nota, del 30 aprile in casa Moro. Il brigatista detta a Eleonora Moro un ultimatum: o è «possibile un intervento di Zaccagnini immediato e chiarificatore», oppure «accadrà l'inevitabile». La signora Moro risponde con soggezione, cerca di interrompere, dice al brigatista: «Le chiedo scusa». «Il problema è "politico"», afferma quest'ultimo. E' questa l'altra realtà del caso Moro, la vera voce delle Br. ben diversa dalle richieste contenute nei comunicati. La seconda telefonata, anche quella ci è nota, fu fatta il 9 maggio al professor Tritto. assistente di Moro, per avvertirlo che 11 cadavere dello statista era rinchiuso nella «Renault» rossa in via Caetani. Ogni telefonata è seguita, nel disco, da frasi lette dai due imputati, frasi «simili» a quelle pronunciate dai terroristi. L'invito di L'Espresso è dunque quello a «farci da noi la perizia»: ognuno decida per conto proprio se le voci sono le stesse, ognuno emetta una sua privata sentenza. Ma si tratta dunque di un «documento» come sostiene il condirettore Nello Aj elio, oppure di un espediente commerciale che rischia di mettere la tragedia del caso Moro sullo stesso piano di un giochetto di società, del resto già entrato nei salotti e nelle discussioni da caffé?. E' veramente possibile proporre una perizia «do it yourself », come si trattasse di costruire uno scaffale o attaccare un quadro? «Non è un documento — dice ancora Spazzali —, la perizia è un'indagine scientifica complicatissima, che nessuno può fare per conto proprio. Questo è uno scherzo volgare in un'autentica tragedia. Un vendere giornali sulla pelle degli altri... » All'Espresso ammettono di aver avuto qualche perplessità. Poi è prevalsa l'opinione che il disco sarebbe anche servito per far tacere quelle voci, un po' troppo insistenti, «sulla stampa che deve star tranquilla, che certe cose in questo momento non si devono dire o scrivere». Sandra Bonsanti

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