Indiziate 4 persone per il bimbo «ceduto» in cambio d'un alloggio di Claudio Cerasuolo

Indiziate 4 persone per il bimbo «ceduto» in cambio d'un alloggio Inchiesta della Procura su un caso di «alterazione di stato civile» Indiziate 4 persone per il bimbo «ceduto» in cambio d'un alloggio Una minorenne dà alla luce un piccolo: l'anziano cugino se ne assume la paternità - Denunciato, rifiuta la prova del sangue - Il tribunale gli dà torto, la corte d'appello ragione II sostituto procuratore della Repubblica Bernardi ha indiziato quattro persone di concorso in .alterazione di stato civile», un reato che prevede da 5 a 15 anni di reclusione. Sono: la ragazza che minorenne all'epoca dei fatti ha dato alla luce un bambino, il suo anziano cugino, 69 anni; che si è assunto la paternità; la madre della ragazza e la moglie del cugino. Non sarebbe la prima volta che la magistratura torinese indaga sulla vendita di un bambino. Secondo il presidente del tribunale dei minorenni Vercellone, nel solo 1979 vi sono stati a Torino sei casi analoghi: si avevano sospetti sulla paternità di alcuni bambini denunciata allo stato civile. Il tribunale dei minori ha aperto un'inchiesta, ma gli interessati hanno fatto ricorso alla sezione minorenni della corte d'appello e hanno sempre avuto ragione. «Noi interveniamo su segnalazione delle assistenti sociali che operano nei vari ospedali, — afferma il presidente Vercellone — tutte le volte che vi siano fondati motivi per ritenere che la paternità denunciata sia falsa». Lo scopo è quello di aggirare le complesse pratiche previste dalla legge sull'adozione, senza contare il lucro che spesso la madre ricava dal mercato del suo bambino. La vicenda di cui si occupa il sostituto procuratore Bernardi comincia il 2 dicembre del 1978. Un anziano signore, G. C, 67, accompagnato dalla madre della minorenne P. C, che aveva dato alla luce il 1° dicembre un maschietto, si presenta allo stato civile con un testimone (l'altro testimone è la madre della ragazza) e si assume la paternità del bambino, a cui viene dato 11 nome di Ferruccio. L'uomo, che è anche cugino della ragazza, va all'ospedale Sant'Anna a ritirare il bambino assieme alla propria moglie (la coppia non ha figli). L'assistente sociale in servizio al Sant'Anna segnala al tribunale dei minorenni il sospetto che il neonato possa non essere figlio dell'anziano signore. La macchina della giustizia si mette in moto celermente. «Senza alcun rispetto per la dignità e la buona fede delle persone», si lamenterà poi nel ricorso alla sezione minori della corte d'appello il presunto padre. Mentre O. C viene convocato ad Alessandria (risiede infatti in quella città), il bambino è portato via dall'abitazione del coniugi. La moglie non regge all'emozione e viene ricoverata all'o- spedale di Alessandria dove resterà per 53 giorni. La questura di Alessandria riferisce al tribunale dei minori che, stando alle dichiarazioni della madre della partoriente,; A. L. (la nonna di Ferruccio), il' bambino sarebbe entrato in casa dei cugini in cambio di un alloggio. n 21 dicembre del 1978 il Tribunale dei minori denuncia alla magistratura ordinaria «il falso riconoscimento di paternità e mercato di un infante». Contemporaneamente apre un procedimento di adott abili tà, nominando un curatore speciale per impugnare il riconoscimento di paternità fatto da G. C. Il tribunale dei minori invita il presunto padre a sottoporsi alla prova ematica del sangue o genetica. G. C. rifiuta e motiva la sua decisione con gli stessi argomenti che per il tribunale sono prove d'accusa: «JVbn è vero — egli sostiene — che un uomo di 67 anni perda la piena capacità procreativa. La differenza di età tra me la madre di Ferruccio non costituisce un dato di prova per escludere che sia stato io a fecondarla. Non accetto l'esame genetico perché dà risultati discutibili sul piano scientifico, tanto è vero che in molti altri paesi questo esame non si fa». a. C. è convinto che l'istruttoria condotta dal tribunale dei minorenni proceda a binario unico contro di lui e fa ricorso, contro chi gli ha tolto Ferruccio, alla sezione minori della corte d'appello. Il 3 marzo il sostituto procuratore Repaci gli dà ragione: • Lapaternità—afferma nel suo provvedimento—può essere revocata unicamente per motivi di indegniti accuratamente accertati. Il legittimo rifiuto del padre a sottoporsi all'esame genetico non configura affatto questa indegnità». La corte d'appello, il 4 dicembre scorso, è dello stesso avviso: •La differenza di età tra la ragazza e l'anziano cugino, la presunta donazione di un alloggio, il rifiuto di sottoporsi alla prova ematica, sono, in difetto di altri elementi, dei semplici indizi. Fino a quando non ci sarà una sentenza passata in giudicato che neghi la paternità di G. C, questi deve ritenersi a tutti gli effetti il padre», argomenta la corte e conclude affermando che «it rifiuto alla prova genetica è legittimo». Ferruccio lascia l'istituto nel quale era stato ricoverato ad Alessandria e fa ritorno nella casa degli anziani coniugi. Ma nel frattempo il magistrato Bernardi avvia la sua inchiesta e spedisce le quattro comunicazioni giudiziarie. Ha già interrogato la ragazza e sua madre, alla presenza del difensore avv. Tartaglino. Tra qualche giorno sentirà G. C. e sua moglie, difesi dall'avv. Oreste Verazzo. In merito alla decisione della sezione minori della corte d'appello che ha «rovesciato» quella del tribunale, il presidente Ver celione si limita a dichiarare «Offrii decisione contrastante da parte di due uffici giudiziari è negativa. Sulla problematica delle presunte paternità e della vendita di bambini e sulla vali dita delle prove del sangue, ho chiesto alla corte d'appello un incontro per arrivare ad una uniformità di comportamento e di decisioni». Claudio Cerasuolo

Persone citate: Bernardi, Oreste Verazzo, Repaci, Tartaglino, Vercellone

Luoghi citati: Alessandria, Torino