Se la Cokitalia viene salvata ritalgas farà il pieno d'utili

Se la Cokitalia viene salvata ritalgas farà il pieno d'utili La società torinese pronta a metanizzare Roma e poi Milano Se la Cokitalia viene salvata ritalgas farà il pieno d'utili TORINO — Il salvataggio della Cokitalia di San Giuseppe del Cairo, in provincia di Savona, è tutt'altro che cosa fatta. Ma se l'Eni, come ha fatto capire 11 ministro Lombardini, decidesse di intervenire, all'Italgas tireranno un grosso sospiro di sollievo: la società savonese (in liquidazione da tempo) è ormai considerata 'irricuperabile», perché, dicono all'Italgas (che controlla il 50% delle azioni, l'altro 50 è nelle mani della Samim, gruppo Eni) è diventata una 'grossa palla al piede* per la società torinese e per la collettività Da tempo Infatti gli impianti Cokitalia girano al 30% e anche se mancano ancora dati precisi non è difficile stabilire che il «buco» del '79 dovrebbe aggirarsi tra i sette e gli otto miliardi, che vanno ad aggiungersi a quelli già persi negli esercizi precedenti. E proprio per questo (per «non tirar fuori più un quattrino*) ritalgas, che aveva in bilancio la Cokitalia per un miliardo e 760 milioni, aveva già provveduto ad azzerare a una lira la sua partecipazione. Ma il vero motivo di soddisfazione per ritalgas è un altro. La società torinese, che nel '77 aveva perso, per la partecipazione Cokitalia, quasi 800 milioni, potrà ora recuperare 1 crediti (una decina di miliardi in tutto) che aveva nei confronti della controllata savonese. La soluzione ventilata, infatti, oltre al trasferimento di tutte le azioni e dello stabilimento alla Nuova Fornicoke di Vado Ligure, che appartiene alla Samim, prevede anche il ripianamento di tutti 1 debiti maturati dalla società savonese. In altre parole, ritalgas dovrebbe rientrare di una manciata piuttosto consistente di soldi. C'è di più. Se all'Italgas sono soddisfatti per il salvataggio («II fatto positivo — dicono — è che la Cokitalia non dovrebbe più chiudere*), il nuovo vertice, subentrato nel maggio scorso al tandem De Marco-Arcaini, ha almeno tre altre buone ragioni per ritenere che la società torinese abbia di fronte un periodo decisamente florido. La prima è legata al problema delle tariffe, che sono aumentate del 30%. Lo sblocco è avvenuto quasi alla fine dell'anno, in un periodo cioè particolarmente rigido dal punto di vista climatico, e dovrebbe far balzare il fatturato a 200 miliardi (contro i 130 del '78, considerato già un anno particolarmente felice, che aveva visto chiudere 11 bilancio con un utile di tre miliardi). Il secondo motivo, tutt'altro che trascurabile, è che, dopo un lungo periodo di tira e molla, sta per essere definitivamente sbloccata la «questione romana*. In pratica, il Comune rinuncia definitivamente a municipalizzare il servizio, per cui è possibile prevedere un rinnovo della convenzione e la completa metanizzazione della capitale (e non è una cosa da poco visto che, a operazione compiuta, gli utenti della capitale dovrebbero raddoppiare: in pratica dai 350 mila attuali dovrebbero diventare 700-750 mila. Il terzo motivo, infine, è che la società torinese, con 1 suoi 1,6 milioni di utenti sparsi in tutta Italia, che salgono a due milioni con le consociate, praticamente si trova a non avere più rivali nella distribuzione del gas cittadino nel nostro Paese. Quindici giorni fa, infatti, sono entrate nel gruppo due nuove reti (Potenza e Crotone) e ora ritalgas comincia a guardare con attenzione all'area milanese. Il capoluogo lombardo, infatti, assieme a Roma, è -l'altra grande città italiana da metanizzare*. Attualmente la situazione di Milano è per lo meno confusa. La rete cittadina è in concessione alla Montedlson Gas, 11 cui appalto sarebbe scaduto da una quindicina di anni. Il Comune vorrebbe municipalizzare il servizio, ma prima deve risolvere un mare di altri problemi; la Montedison Gas, d'altra parte, vorrebbe risolvere la questione ma deve trovare molti quattrini.; L'Italgas, in questa situazione, sta a guardare, ma fa capire di essere pronta a risolvere il problema. A Torino hanno già anche fatto dei conti: per metanizzare una città come Milano occorrono per lo meno venti miliardi, il doppio dei crediti che ritalgas conta di recuperare dall'Eni qualora dovesse andare in porto 11 salvataggio Cokitalia. Cesare Roccati

Persone citate: Cesare Roccati, Lombardini