La Chiosa d'Olanda in polemica ma non in rivolta contro Roma di Lamberto Furno

La Chiosa d'Olanda in polemica ma non in rivolta contro Roma Lunedì il Sinodo dell'episcopato dei Paesi Bassi La Chiosa d'Olanda in polemica ma non in rivolta contro Roma Il primate Willebrands dice: «I malintesi potranno scomparire con l'informazione diretta e completa tra il Papa, la Curia e noi, pastori d'Olanda» - Si chiede «una fede vissuta in forme adatte ai tempi» - Un documento base in tre parti CITTA' DEL VATICANO — «I malintesi e anche la mancanza di fiducia potranno sparire se questo Sinodo sarà una informazione completa e diretta non solo dall'Olanda a Roma, ma dal Papa e dai suoi collaboratori di Curia a noi, vescovi e pastori dei Paesi Bassi: Questa esplicita risposta, che sintetizza quindici anni di reciproche tensioni, ci è stata data ieri mattina dal primate olandese, card. Joannes Willebrands che, con il segretario generale mons. Jozeph Tornito, ha presentato ai giornalisti l'imminente .Sinodo particolare dell'episcopato dei Paesi Bassi». Lo aprirà lunedi pomeriggio Papa Wojtyla in persona e si chiuderà sabato 26 gennaio, dopo due settimane di dibattiti sul tema: «L'azione pastorale della Chiesa in Olanda nella situazione attuale». Tomko, un prelato cecoslovacco da anni in Curia, ha tenuto a ricordare che lo scopo del Sinodo è «una più piena manifestazione della comunione della Chiesa in Olanda perché essa possa, in unione con la Chiesa universale, servire meglio la grande causa del rinnovamento dell'uomo e del mondo in Gesù Cristo-. Dietro la formula, c'è la polemica fra una visione della Chiesa soprattutto «verticale», cioè rivolta all'aldilà (Roma) e una più «orizzontale», cioè impegnata a vivere la fede nel mondo in forme nuove, adatte ai tempi. Con chiarezza, Willebrands ha sottolineato: «Ci sembra che l'unità nella diversità è un problema primordiale oggi non solo per la Chiesa, ma per tutto il mondo politico, economico, culturale, con il fine di assicurare la pace». Poi, un ulteriore chiarimento, nel difficile equilibrio fra Roma e Chiesa olandese: «Bisogna da un lato riconoscere la diversità dei carismi (o doni ndr) e delle scelte personali nella vita della Chiesa, dall'altro ogni carisma deve servire ad arricchire e affermare l'unità del popolo di Dio nel suo insieme'. , I problemi dei cattolici olandesi, ha soggiunto, non sono differenti da quelli che si pongono in altri Paesi, specialmente nell'Europa Occidentale e in America: ossia, nelle società avanzate e democratiche. II documento-base del Sinodo (o «Llneamenta») si articola in tre parti: la Chiesa come comunione è 11 fondamento dottrinale; la collaborazione di vescovi, clero, religiosi, religiose e laici nell'apostolato; il rapporto fra Olanda e Roma, i sacramenti, il celibato, l'ecumenismo (non si parlerà della donna nella chiesa né, ufficialmente, del sacerdozio femminile che è invece richiesto in Olanda). «I vescovi olandesi chiesero sin dal 72 a Paolo VI di venire a discutere a Roma sui problemi creati dall'applicazione del Concilio'. Perché allora non ci fu il Sinodo? «JVon era maturo», ha risposto Tomko. La flessione del 95 per cento fra le 318 ordinazioni di sacerdoti nel '59 e solo tredici nel '76 è stata motivata da Willebrands con la «secolarizzazione» alla quale ha ricondotto anche il fatto che 57 cattolici su cento non chiedono la prescritta dispensa al loro vescovi per sposarsi con non cattolici. L'esperimento degli Istituti di teologia, che sostituiscono 1 seminari diocesani chiusi nel '67, «non è riuscito e ora si tenta di sperimentare i convitti ecclesiastici' dove gli aspiranti vivono con il vescovo, già aperti a Utrecht e a Rolduc, dove in realtà il vescovo tradizionalista Oijsen ha ripristinato il seminario classi¬ co, Dopo aver rilevato che i cinque milioni e mezzo di cattolici olandesi contribuiscono con trenta miliardi l'anno alla Chiesa universale, Willebrands ha definito «positivo il dialogo ecumenico' escludendo che la Chiesa dei Paesi Bassi •abbia paura dei contatti con i protestanti', vale a dire di «protestantizzarsi' secondo l'accusa romana. A parte Giovanni Paolo II, che è presidente di diritto, i membri di questo Sinodo sono diciotto, ma soltanto diciassette hanno diritto di vo¬ to, essendone escluso il segretario speciale, l'olandese padre Lescrauwaet, famoso teologo. I sette vescovi olandesi, però, sono divisi: cinque progressisti, il primate Willebrands di Utrecht, Moeller di Oroningen, Zwartkruis di Haarlem, Ernst di Breda, Bluyssen di Bois-le-Duc; due conservatori, Oijsen di Roermond e Simonis (più moderato) di Rotterdam. Poiché sei cardinali di Curia membri del Sinodo votano sulle materie di competenza, ma anche su molte «materie miste», è probabile che i loro suffragi si sommino a quelli dei due vescovi all'opposizione e del segretario generale Tomko («7/ Sinodo — ci ha però specificato — non è la Curia; è al centro). In questo caso, gli scrutini si equilibrerebbero e per spostare l'ago della bilancia sarebbero decisivi i voti dei due presidenti delegati, Willebrands e il neoprimate belga mons. Danneels; li definiscono, infatti, 'Orecchie di Papa Wojtyla». Lamberto Furno