Il concetto di «classe» è un feticcio del passato? di Carlo Tullio AltanGiorgio Martinat

Il concetto di «classe» è un feticcio del passato? Il concetto di «classe» è un feticcio del passato? Un saggio di Carlo Tullio Altan e Roberto Cartocci propone una nuova «chiave» per interpretare la realtà italiana d'oggi Carlo Tullio Altan, Roberto Cartocci: «Modi di produzione e lotta di classe in Italia», ed. Istituto Editoriale Internazionale e Mondadori, pag. 282, lire 9000. Il concetto di «classe» rischia, nella storiografia, di aggiungersi «ai molti feticci del passato (Popolo, Spirito, Libertà, Nazione, Stato, Razza) cui attribuire, personalizzandoli in chiave metafisica, una funzione demiurgica nel determinare la sorte degli uomini e delle società-. In realtà, può contribuire alla decifrazione degli eventi nelle civiltà mature e omogenee, dove le classi hanno raggiunto una fisionomia netta e precisa. Non dove il conflitto tra sfruttatori e sfruttati, tra «egemoni» e «subalterni», cela uno scontro viscerale, ben più grave, tra diversi «modi di produzione» cioè tra diverse civiltà. In Italia, le trasformazioni economiche degli ultimi decenni sono avvenute con un ritmo così travolgente, da scavalcare 1 tempi della polìtica e lo stesso sviluppo delle forze sociali, dei costumi e dei valori, lasciando nel tessuto sociale sopravvivenze massicce di una civiltà parafeudale, arcaica: ed è soprattutto fra queste e la cultura Industriale e democratica che si svolge la lotta. Carlo Tullio Altan, con gli strumenti del materialismo culturale (il più moderno filone dell'antropologia, di cui nove anni fa presentò in Italia la «summa» di Marvin Harris), propone una nuova chiave interpretativa della storia e della realtà italiane in un saggio di nemmeno 130 pagine, che costituisce uno dei contributi più stimolanti degli ultimi anni al dibattito politico. Più che tra classi, dunque, lo scontro nel nostro paese è ancora tra «modi di produzione», tra culture. Oltre alle miserie moderne per usare una celebre frase di Marx, «ci opprime tutta una serie di miserie ereditarie che sorgono dal vegetare di modi di produzione antiquati e sorpassati, che ci sono stati trasmessi con il loro corteggio di rapporti sociali e politici anacronistici-. Ne è risultata una dicotomia culturale che attraversa verticalmente tutta la realtà italiana: partiti, classi sociali, istituzioni, la stessa suddivisione tradizionale fra destra e sinistra. Se non si individuano le linee di questa frattura verticale, le convulsioni che attraversano la nostra vita quotidiana rischiano di restare indecifrabili. , Non è possibile qui dar conto del ricchissimo bagaglio di osservazioni con cui Altan assevera la sua tesi. In questa prospettiva, molti giudizi storici ormai consolidati appaiono capovolti, molte interpretazioni fallaci; si ritrovano sullo stesso versante del «modo di produzione industriale e democratico» Giòlitti e Gramsci, e apparentati sull'opposto versante della cultura «parafeudale e arcaica» magari il sanfedismo e taluni aspetti del terrorismo attuale. Molti fenomeni che ci angustiano (dall'assenteismo al-' la degradazione dell'industria di Stato; dalla mancata soluzione della questione meridionale all'affermarsi di una economia clientelare e alla distorsione in. Stato, assistenziale di quello che si avviava ad essere un moderno Stato industriale; dalla crisi delle istituzioni all'inefficienza della burocrazia; dalle ricorrenti scissioni del movimento socialista al.progetto di compromesso storico) sono visti se-1 condo una nuova angolatura, che non è solo esercitazione accademica, ma può offrire concreti strumenti di intervento perché va al di là delloj sterile sfogo moralistico sul «malcostume» per scoprire i meccanismi occulti e tenaci che perpetuano mali e contraddizioni secolari. Un campione dei metodi d'indagine seguiti per individuarli è offerto nella seconda parte del libro da Roberto Cartocci: l'indagine sui mutamenti di valori e opinioni tra il 1970 e il 1976, che sembrare-'| no segnare, alla fine del quinquennio, una vittoria della cultura democratico-industriale sui tenaci residui arcaici. Oggi può essere utile anche per cercare di capire i motivi del «riflusso». Giorgio Martinat

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