Il vescovo perseguitato

Il vescovo perseguitato Leonardo Sciascia tra gli infedeli Il vescovo perseguitato Leonardo Sciascia: «Dalle parti degli infedeli», ed. Sellerie pag. 84, lire 2500. Dalle parti degli in/edeli, in partibus infidelium, sono i vescovi titolari di una Chiesa puramente ideale, dissolta o solamente vagheggiata tra popolazioni pagane o non cristiane. Ma dalle parti degli infedeli, qualora vengano intesi come «ere-1 ticU, come non dogmatici, votati al culto solitario della ragione, al rigore esatto della giustizia, si trova anche Leonardo Sciascia. Anni e anni fa lo scrittore aveva raccontato (basandosi su documenti e voci leggendarie) i casi di Diego La. Matina, frate selvatico e capopopolo nella Sicilia spagnolesca del Seicento, condannato al rogo dopo che aveva abbattuto con i suoi stessi ceppi il vecchio inquisitore che voleva persuaderlo all'abiura (Morte dell'Inquisitore è, tra l'altro, uno dei libri più. belli di Sciascia).'Ora, inaugurando una graziosa collanina dell'editore Sellerio, ci racconta le persecuzioni di cui fu vittima in anni recenti (il primo decennio del dopoguerra) il vescovo di Patti, in Sicilia. Anche lui, come fra'Diego, interessa Sciascia perché «tenne alta la dignità dell'uomo». Mite, tollerante, colto, già punto da qualche inclinazione modernista, monsignor Angelo Ficarra viene messo sotto accusa per non essersi impegnato nelle battaglie elettorali, per avere favorito, con le sue inadempienze, la sconfitta della democrazia cristiana. E' il tempo della «guerra fredda-, dell'identificazione tra Chiesa e partito cattolico, dell'intransi\j)ente, ascetico trionfalismo di Pio XII. Le lettere che arrivano al vescovo di Patti dalla Sacra Congregazione Concistoriale e firmate dal cardinal Piazza realizzano una sofisticata miscela di unzione, ipocriì sia e ricatto. ' Sarebbe comica, questa alleanza curia■le con i mediocrissimi e semianalfabeti politicanti di Patti, se non fosse per le pressioni morali, le pene, le umiliazioni inflitte a un vescovo «disposto all'obbe' dienza ma non rassegnato a subire l'Ingiustizia e ad accettare e convalidare la menzogna». Monsignor Ficarra, che ha . chiesto invano di essere sentito, di potersi ■spiegare, apprenderà dal giornale, nel '1957, della sua rinuncia alla diocesi di '.Patti e della sua nomina ad arcivescovo \di Leontopoli di Augustamnica, un titolo ' equivalente a quello di marchese di Carabattole. Sciascia scrive, con la secchezza e il fervore che gli sono connaturali, sulla base di documenti fattigli pervenire da amici alla morte del presule: alcuni così riservati che la divulgazione comporta «scomunica maggiore». E' un peccato che alle let! tere della Sacra Congregazione manchi in genere il riscontro delle lettere di monsignor Ficarra, la cui figura risulta quindi un poco sbiadita e indecisa. Sciascia, che non perde occasione di registrare borgeI siani ricorsi (di una lettera anonima compilata con ritagli dell'Osservatore Romano egli aveva anticipatamente parlato nel -, romanzo A ciascuno il suo), si compiacerà : di avere prevenuto, con questo libriccino, ■ il caso Kiing: un'altra, per fortuna meno tortuosa, più civile, storia di inquisizioni. 1. m.

Luoghi citati: Patti, Sicilia