Ritorno alla terra in Emilia-Romagna

Ritorno alla terra in Emilia-Romagna Diminuiscono le terre incolte Ritorno alla terra in Emilia-Romagna BOLOGNA — Le terre Incolte o insufficientemente coltivate dell'Emilia Romagna si sono ridotte, rispetto al 1970, di oltre il 60 per cento. Secondo una indagine compiuta dall'Ente regionale di sviluppo agricolo (Ersa) non sono infatti più di 44.055 gli ettari di terra abbandonata o mal coltivata in tutta la regione. Il risultato cui era giunta, soltanto nove anni fa, la rilevazione dell'Istat dava una cifra molto superiore: 133.000 ettari. I ricercatori dell'Ersa ne deducono che «la base produttiva agricola della regione, in questi ultimi anni, si è allargata' e spiegano che «in questo senso hanno certamente influito i notevoli aumenti che si sono avuti nei pressi del mercato fondiario, le preoccupazioni destate nei proprietari terrieri dalla legge sui terreni incolti, la possibilità di disporre ovunque di macchine e di attrezzature idonee alla lavorazione dei terreni e alla raccolta dei prodotti, l'aumento dei pressi dei prodotti agricoli, il ricorso sempre più accentuato a forme associative e cooperative di produzione, di allevamenti sootecnici, di esercizio di macchine agricole, di acquisto di messi tecnici, di trasformasione e di commercializzazione dei prodotti.. L'indagine regionale è stata fatta proprio in vista della approvazione, da parte del consiglio regionale, della legge sulle terre incolte, avvenuta quest'anno in correlazione a quella nazionale. La ricerca ha richiesto circa un anno di lavoro ed è stata articolata in diverse fasi. Prima la rilevazione catastale, poi una serie di incontri, a livello di comprensori o di comuni, con «testimoni privilegiati» per aggiornare, sulla base delle conoscenze locali, i dati raccolti nel catasto, infine, l'individuazione di aree sulle quali «procedere alla elaborasione di progetti integrati di recupero a fini produttivi'. Era una indagine, quindi, finalizzata non alla ricerca indiscriminata di terre incolte o mal coltivate, ma di terreni adatti a coltivazione economica, sui quali cioè sia conveniente organizzare una produzione valida e concorrenziale. E' per questo che dalla rilevazione sono state escluse le superfici destinate a bosco, a rimboschimento, qu,elle classificate come «incolto sterile», le terre la cui messa a coltura pregiudicherebbe la stabilità del suolo o la regimazione delle acque ed i terreni ai quali i piani urbanistici hanno assegnato una destinazione diversa da quella agricola. Alla luce di questi criteri, il divario tra i risultati dell'indagine Istat di nove anni fa e quelli raggiunti quest'anno dall'indagine, svolta per un fine prettamente produttivo, della Regione non è cosi vistoso come può risultare a prima vista. E' comunque accertata la tendenza, in Emilia Romagna, ad un recupero delle terre coltivabili e ad un allargamento della base produttiva agricola. Tanto che il fenomeno delle terre incolte o insufficientemente coltivate viene considerato ora per la regione «di dimensioni non rilevanti'. Nel dettaglio sono 598 le proprietà con terre incolte che, in totale, raggiungono i 22.082 ettari; quasi equivalenti i dati per le terre insufficientemente coltivate: 576 proprietà per 21.973 ettari. Il fenomeno nelle due categorie interessa per prima la provincia di Bologna con quasi 11 mila ettari, segue Parma con 8562, Piacenza e Forlì con oltre 7500, Reggio Emilia e Modena con poco più di 4000; Ravenna non arriva a mille e Ferrara è all'ultimo posto con nessuna terra abbandonata. Giuseppe Nobili

Persone citate: Ritorno