La stazione di Roma è il covo della malavita più aggressiva di Giuseppe Zaccaria

La stazione di Roma è il covo della malavita più aggressiva Il dirigente principale va volentieri in pensione La stazione di Roma è il covo della malavita più aggressiva ROMA — Il capostazione titolare di Roma Termini, Francesco Poti, va In pensione questa mattina dopo quarant'annl di servizio e, commozione a parte, sembra lo faccia con un certo sollievo. Qualche tempo fa nel suo ufficio si erano presentate cinque o sei persone, napoletane a giudicare dall'accento. La delegazione voleva esternare una vibrata protesta: «/ ferrovieri devono smetterla di fare i poliziotti'. Erano borseggiatori. A nome dei loro colleghi, minacciavano di rendere «Invivibile» il clima della stazione, se almeno il personale non li avesse lasciati in pace. Notte del 23 novembre scorso: per scoprire i presunti autori di un omicidio la polizia circonda un locale notturno a poche decine di metri da via Marsala —una delle due strade che costeggiano la stazione —e ne fa uscire uno alla volta gli avventori, una cinquantina. Tutti finiscono in questura, quattro vengono arrestati: dopo aver accoltellato un sudamericano dinanzi al night, erano tornati tranquillamente dentro portando con sé anche gli stiletti. Sera del cinque gennaio:' intorno alla stazione arrivano i cellulari, gli agenti ne scendono, entrano nel bar. controllano i passanti. Bilancio della retata: un centinaio di fermati. 38 stranieri invitati a tornarsene nei loro Paesi, altri quattro arrestati per l'assassinio di un colombiano. L'elenco potrebbe proseguire, ma a riportare a galla il' problema sono state sufficienti le cifre degli ultimi tempi: quattro omicidi in poco più di un mese, tutti avvenuti intorno alla stazione; centoventi persone arrestate solo a dicembre; un numero impressionante di denunce. Termini sembra ormai molto vicina a una zona franca. Nel novembre scorso anche i ferrovieri avevano dimostrato di averne abbastanza: si erano rivolti ai giornali, avevano tappezzato la stazione di ma-' nlfesti che mettevano i passeggeri sull'avviso, avevano proposto persino d'istituire una loro sorveglianza interna. Ma la situazione ha continuato a peggiorare. Pino alla scorsa estate alcuni ferrovieri, quasi tutti invalidi di guerra, venivano adibiti alla sorveglianza delle sale d'aspetto: cercavano d'impedire che la gente venisse infastidita, derubata, o peggio. Da luglio, il servizio è stato abolito: quasi tutti erano stati minacciati o malmenati da teppisti che in quelle sale hanno eletto domicilio. Rolando Lucarelli, capo dell'ufficio gestione di Roma Termini, sta mettendo a punto una relazione con cui chiederà tra l'altro ai responsabili del Compartimento di far chiudere definitivamente le sale. Dovrebbero essere aperte solo in caso di forti ritardi dei convogli più affollati. . «Tirare avanti cosi è dtuentato imposibile — spiega Lucarelli. — Ogni giorno a Termini arrivano e partono circa 400 treni, ognuno con ottocento-mille persone a bordo. Di qui passa chi viene a prendere un parente al treno, chi vuole andare dall'altra parte sema fare il giro della stazione, chi non sa dove andare. A garantire la sicurezza di tutti ci sono dodici agenti della polizia ferroviaria, quattro per turno: e ogni sera nei loro uffici c'è 'un pacco di denunce alto cosi. Non solo furti ma minacce, aggressioni, richieste di danaro che spesso sono ai confini con l'estorsione^. In questo clima, secondo Lucarelli, Roma Termini non può far altro che rinserrarsi come un bunker: e infatti nella sua relazione proporrà che gli ingressi laterali vengano definitivamente chiusi, che i cancelli vengano arretrati verso i binari per essere varcati solo da chi deve prendere un treno, che due sottopassaggi vengano murati nei loro sbocchi verso l'esterno. Qualcosa, comunque, sembra destinata a cambiare. Le organizzazioni sindacali dei ferrovieri continuano a premere per una soluzione: la prossima iniziativa dovrebbe essere quella di un «libro bianco» sulla situazione Alla base della «radiografia di Roma Termini» sarà la relazione già predisposta da un gruppo di lavoratori. Una specie di viaggio intorno al nodo ferroviario che comincia da piazza del Cinquecento, «dove un cittadino che voglia entrare deve attraversare una rete di società negativa». Le tappe sono fin troppo definite: «/n via Giolito, all'altezza del terminal, un'assidua presenza di "gitane" addette alla lettura delle mani". Poco più avanti, in via Cattaneo, «un posto di ristoro preso d'assalto da una moltitudine di sbandato. In via Gioberti, «il regno dei venditori e uno dei punti di ade¬ scamento delle prostitute^. Girato l'angolo di via Marsala, «numerosi disgraziati bivaccano sopra le grate da cui fuoriesce aria calda. Li qualcuno è morto di fame: molti litigano per assicurarsi un posto al caldo, altri non si muovono l'intera giornata pur di non perdere il posto». n viaggio prosegue anche all'interno della stazione: bande di borseggiatori che si 'sono divise le aree di competenza per binari, barboni che salgono sui convogli diretti allo smistamento. La conclusione è perentoria: «Da parte nostra, la collaborazione per arrivare a soluzioni concrete è totale. Il minimo che si possa chiedere è che ciascuno si faccia carico delle proprie responsabilità». Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Francesco Poti, Lucarelli, Rolando Lucarelli

Luoghi citati: Roma