Pechino-Washington di Ennio Caretto

Pechino-Washington Pechino-Washington (Segue dalla 1* pagina) larismo. Sinora, la politica di Carter dell'equidistanza da Mosca e da Pechino aveva consolidato lo status quo, tagliando fuori i cinesi dal dialogo delle superpotenze. Adesso, si delinea l'era del tripolarismo, in cui un'America non più imperiale e una Cina terzomondista si propongono di prestare la massima attenzione e 11 massimo aiuto ai Paesi in via di sviluppo e alle culture separate come quelle islamiche. La leadership cinese premeva per questo mutamento dal 31 dicembre '78, dal giorno cioè che aveva riallacciato le relazioni diplomatiche con gli Usa. Carter vi ha aderito quando s'è persuaso che l'Urss interpreta la distensione a senso unico, e mira al dominio del Golfo Persico e del Medio Oriente a causa del petrolio. Non sarebbe una sorpresa se, a coronamento della visita di Brown, gli Stati Uniti annunciassero un viaggio del' Presidente in Cina entro il prossimo ottobre, cioè il mese precedente le elezioni. Carter deve restituire la visita americana di Deng Xiaoping, e dimostrare al tempo stesso a Breznev che è capace di fermezza. Carter ha un unico timore: che il viaggio appaia come una chiusura definitiva ai sovietici. Il suo obiettivo è costringere l'Urss al rispetto del diritto internazionale, e riaprire con Mosca negoziati da una posizione di forza. Non vuole che la carta cinese si trasformi in un motivo di tensione o, peggio, di guerra. Contemporaneamente, vuole che Mosca capisca che un attacco preventivo contro Pechino costringerebbe Washington a intervenire: non può accettare oltre un bipolarismo che è servito all'Urss per imporsi come potenza coloniale. Ennio Caretto

Persone citate: Breznev, Brown, Deng Xiaoping