Il pericolo dell'intervento russo a Kabul polarizza il 9° vortice tra Begin e Sadat di Giorgio Romano

Il pericolo dell'intervento russo a Kabul polarizza il 9° vortice tra Begin e Sadat II tema delle basi agli Usa si impone su quelli bilaterali Il pericolo dell'intervento russo a Kabul polarizza il 9° vortice tra Begin e Sadat NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Il primo ministro Begin è giunto ad Assuan, accolto dal presidente Sadat e dai ministri della Difesa e degli Esteri per il nono vertice israelo-egiziano. Già alla partenza da Tel Aviv, il premier israeliano ha ribadito la disponibilità del proprio governo ad accettare, se non vere e proprie basi americane sul territorio dello Stato ebraico, quanto meno «punti d'appoggio- per la flotta e, evidentemente l'aviazione militare degli Stati Uniti. E mentre Begin atterrava a Assuan, il ministro della Difesa egiziano Kamal Hassan Ali ripeteva ai giornalisti che anche l'Egitto è pronto a compiere lo stesso passo, pur di contrastare quella che fonti del Cairo hanno definito «la crescente minaccia sovietica nel Medio Oriente- — allusione evidente all'invasione dell'Afghanistan. Ali ha anche affermato che il suo Paese coopererebbe con gli Stati Uniti per un'eventuale azione volta alla liberazione degli ostaggi americani di Teheran, ma si è invece trincerato dietro un secco «no comment- quando richiesto di confermare o smentire la notizia diffusa domenica dalla televisione israeliana secondo cui non solo gli americani avrebbero già accettato l'offerta del Cairo, ma una prima base militare per gli Stati Uniti sarebbe già in costruzione «nel cuore del territorio egiziano-. Questo accenno sui problemi internazionali non deve sorprendere dal momento che è chiaro che proprio sui problemi globali del Medio Oriente Begin e Sadat possono trovare un linguaggio comune, cosa che appare invece assai più difficile per quanto concerne i problemi bilaterali Tra i gesti di buona volontà di Sadat pare ci sia l'intenzione di autorizzare i mercantili israeliani a fare scalo nei porti dell'Egitto e di riconoscere l'esistenza di Israele in tutti i trattati internazionali che l'Egitto firmerà d'ora in avanti. Begin. da parte sua. tenterà di dare l'avvio ad accordi commerciali e scientifici e di accelerare il processo di normalizzazione per il quale Il Cairo non rivela né fretta, né entusiasmo, specialmente fino a che le conversazioni per l'autonomia non progrediscono. Qui verranno probabilmente presentate le diverse proposte di Sadat relative a Gerusalemme, che possono costituire un intralcio nei colloqui. Quanto agli accordi commerciali, che dovrebbero costituiìre il fulcro delle conversazioni, il ministro dell'Industria e Commercio. Gideon Patt. che ha tenuto ieri mattina una conferenza stampa a, Gerusalemme, ha dichiarato che Israele è pronto a relazioni commerciali con l'Egitto ma che ciò resta molto difficile fino a che non esistono legami diretti tra le istituzioni dei due Paesi. Osservatori diplomatici a Gerusalemme ed altrove pensano anche che la situazione che si è sviluppata in Iran e in Afghanistan potrebbe offrire l'occasione per l'elaborazione di una strategia comune tra i due Paesi ed in questo quadro anche la faccenda delle basi americane nel Medio Oriente sarà certo discussa, mentre ad Ankara si completano le conversazioni tra la Turchia e gli Stati Uniti. La stampa israeliana di ieri ha dato grande rilievo alla notizia sensazionale data la sera prima dalla televisione che in Egitto erano già in corso lavo-, ri per la costruzione di una base militare americana e che Gerusalemme non ne era stata informata e sarebbe esclusa dall'eventualità di piani analoghi. Il dipartimento di Stato americano si è affrettato a smentire la notizia e Begin — interrogato in proposito alla sua partenza — ha detto di non possedere particolari in merito ma che è possibile che ciò sia esatto e che comunque non desta alcuna preoccupazione a Gerusalemme. Giorgio Romano