Un piano di Waldheim per gli ostaggi Slitta il dibattito Onu sulle sanzioni

Un piano di Waldheim per gli ostaggi Slitta il dibattito Onu sulle sanzioni Il Segretario delle Nazioni Unite si è incontrato con Carter Un piano di Waldheim per gli ostaggi Slitta il dibattito Onu sulle sanzioni Il Consiglio di Sicurezza s'è riunito a porte chiuse - Secondo il diplomatico, la nomina di un tribunale per lo Scià sarebbe una via d'uscita - Trattative segrete con Teheran? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Un •improvvisa, tenue schiarita sembra delinearsi nella crisi iraniana. La Casa Bianca ìia annunciato che, in un incontro a sorpresa tra Carter e il segretario generale dell'Onu Waldheim, «sono emerse proposte degne di considerazione per il rilascio degli ostaggi dell'ambasciata americana a Teheran». L'incontro è avvenuto domenica sera, al ritorno di Carter a Washington da Camp David nel Maryland. Le proposte, sulle quali viene mantenuto il massimo riserbo, hanno fatto slittare le sornioni economiche contro il regime di Khomeini. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si è riunito ieri come previsto, ma in forma privata e a porte chiuse; e dopo la presentazione del rapporto di Waldheim, gli Stati Uniti hanno rinviato «di qualche giorno» la loro richiesta. Il portavoce della Casa Bianca, Jody Poioell, ha dichiarato che il colloquio tra Carter e Waldheim, durato ben due ore. «non ha alterato la posizione americana», che era e rimane questa: gli ostaggi devono essere rilasciati senza condizioni; in particolare, devono essere liberati prima che sia avviata qualsiasi inchiesta sullo Scià. Le proposte «degne di considerazione» non costringerebbero sostanzialmente gli Stati Uniti a modificare questo atteggiamento; gli Usa dovrebbero soltanto acconsentire alla nomina di una commissione o tribunale internazionale inquirente sullo Scià, e a una verifica della fortuna da lui costruita negli anni del potere. Ma i giurati non incomincerebbero la loro attività, né l'esame dei fondi avrebbe luogo, se non dopo la liberazione dei prigionieri. E' tutt'altro che certo che questo compromesso sia sufficiente a smuovere /'ayatollah. // progetto sarebbe maturato dalle impressioni tratte da Waldheim nella sua visita a Teheran la scorsa settimana, e dalle obiezioni di Carter a concessioni troppo nette all'Iran. In ogni caso, la proposta necessita di un riscontro sia di Khomeini sia degli studenti che occupano l'ambasciata. Non si può neppure escludere che gli Stati Uniti vogliano semplicemente prendere tempo, a causa della crisi afghana. Gli Usa sono contrari all'accavallarsi delle due crisi, perché ritengono importante in questo momento soprattutto mobilitare l'opinione pubblica islamica contro l'Urss. Una prova di forza con l'Iran li metterebbe non solo in una luce ambigua, ma consentirebbe all'Urss di spacciarsi per amica dell Islam col semplice ricorso al veto contro le sanzioni economiche. Sia alla Casa Bianca, nel colloquio col presidente, sia all'Onu, nella riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, Waldìieim ha illustrato il massiccio rapporto da lui compilato sul viaggio a Teheran. Ha insistito su alcuni punti fondamentali: l'applicazione di sanzioni economi- cddnrSnmgddi«ldftsvrll6snptsrtUsc ctie rafforzerebbe, anziché indebolire, /'ayatollah, gli studenti e i gruppi di estrema sinistra; il regime è deciso a riappropriarsi dei beni dello Scià e a ottenere soddisfazione per i «crimini- da lui commessi; almeno il ministro degli Esteri iraniano, Ghotbzadeh, considera la formazione di un tribunale o commissione internazionale inquirente «una possibile via d'uscita»; la situazione del Paese è drammatica e qualsiasi confronto potrebbe farla precipitare, anche perché si presta a strumentalizzazioni esterne. Intervistato dalla rete televisiva Abc, il Segretario generale dell'Onu ha messo in rilievo un altro punto: che il rilascio degli ostaggi, ormai al 66" giorno di detenzione, «non sarà facile né immediato» neppure nel caso di un compromesso. In un'analoga intervista sullo stesso canale, il sottosegretario di Stato americano Christopher ha ribadito che è desiderio degli Stati Uniti «evitare spargimenti di sangue». Tutto indica perciò che i prossimi giorni saranno dedicati da Waldheim a trattative segrete con Teheran, forse con la partecipazione dell'ambasciatore Usaall'Onu McHenry, e che la Casa Bianca eviterà di esercitare pressioni sugli altri membri del Consiglio di Sicurezza per l'attuazione delle sanzioni economiche sino al verdetto sull'invasione sovietica dell'Afghanistan e le ripercussioni nel Golfo Persico. Lunedì della scorsa settimana, dando mandato a Waldìieim di andare a Teheran e tentare una mediazione, il Consiglio di Sicurezza, con 11 voti favorevoli e quattro astensioni, aveva precisato che, qualora il viaggio non fosse stato coronato da successo, il giorno 7, cioè ieri, avrebbe avuto luogo il voto sulle sanzioni economiche. I quattro astenuti erano stati l'Urss, la Cecoslovacchia e due Paesi musulmani, il Bangladesh e il Kuwait; per ieri, questi avevano prospettato un «no», con l'eccezione dell'Urss. ancora incerta sull'andamento della crisi afghana. La Cina, pur avendo votato «sì-, non aveva escluso l'astensione. Il nuovo rinvio in una situazione inquieta come quella attuale causerà sicuramente problemi a Carter, accusato già ora di aver temporeggiato troppo. Sema prendere decisioni, ma per vanificare in parte le criticlie, gli Stati Uniti potrebbero perciò premere perette il Consiglio di Sicurezza torni sull'Iran anche oggi. e. c.

Persone citate: Jody Poioell, Khomeini, Sema, Waldheim