L'incontro terrorismo-mafia rende più grave la tensione di Sandra Bonsanti

L'incontro terrorismo-mafia rende più grave la tensione Forse una «colonna» (Br o Prima linea?) agisce in Sicilia L'incontro terrorismo-mafia rende più grave la tensione Pecchioli: «Dalla Sicilia è arrivato un messaggio a tutto il Paese» Il questore di Roma; «Ognuno si assuma le proprie responsabilità» ROMA — -Dalla Sicilia è arrivato un messaggio a tutto il Paese*, dice il senatore Pecchioli, comunista, esperto di problemi dello Stato. «Afa decifrarlo per ora è molto difficile». E uno dei giudici istruttori del caso Moro: « Un messaggio, d'accordo. Ma se il suo si- gnificato fosse davvero l'incontro fra terrorismo e mafia, allora sarebbe fra i più drammatici che abbiamo ricevuto finora*. Aggiunge ancora il giudice: - Un'alleanza che può essere avvenuta in tanti modi e a livelli diversi. Basta, ad esempio, che la mafia abbia dato via libera alla formazione di una colonna nel Sud Il delitto Mattarella sembra ancora più incomprensibile e minaccioso nella città che ha alle spalle l'omicidio di Moro e una lunga serie di attentati delle Brigate rosse. La tensione di ieri, anniversario dell'uccisione dei missini in via Acca Larenzìa. si riflette in un appello che il questore ha inviato ai funzionari e agli agenti di Pubblica Sicurezza. -Dopo il truce episodio di violenza avvenuto ieri in Sicilia è necessario che oggi a Roma ognuno si assuma le responsabilità delle proprie azioni»: un linguaggio abbastanza sibillino e inusuale, sulla cui corretta interpretazione vi sono state diverse ipotesi. Ma il disorientamento, appunto, non è soltanto della polizia. Il mondo politico, pur ricordando il tempo e gli scopi del sequestro di Aldo Moro, raccomanda di evitare giudizi affrettati e in qualche modo anche scontati. -Può darsi che la mafia abbia voluto togliersi di torno un uomo che non stava ai giochi, uno scomodo — continua Pecchioli — Può anche darsi che il terrorismo abbia deciso di colpire lo Stato con una nuova azione destabilizzante. E non si può escludere l'accordo fra le due organizzazioni. Non sarebbe la prima volta che la Sicilia innova delle situazioni, delle alleanze». Anche lo storico della mafia. Michele Pantaleone. intervistato a Roma dai radicali, non esclude l'accordo. -E' un delitto politico, un delitto che deve preoccuparci. Ci chiediamo se assistiamo all'incontro tra mafia e terrorismo: in questa realtà siciliana, con gli innumerevoli delitti impuniti, questo incontro diventa inevitabile. Perseguono obiettivi comuni. La mafia teme nuovi equilibri che potrebbero pregiudicare gli interessi sui quali si fonda il suo potere. Il terrorismo persegue il suo fine di sovvertimento violento». Sono partiti intanto da Roma anche gli uomini del Sisde. i servizi di informazione. C'era da tempo la sensazione che le Br stavano cercando di organizzare una loro «colonna Sud», non riservata alla Sicilia ma con compiti anche in Calabria e in Puglia. L'idea da cui si parte è che la «realtà sociale» nella quale le Br gettano le loro basi, cercano i fiancheggiatori, non poteva essere in Sicilia qualcosa di simile ai collettivi di Autonomia o alle situazioni universitarie del Centro-Nord. Ecco dunque la necessità di un collegamento locale con ambienti mafiosi. Ma Mattarella è stato proprio ucciso dai terroristi? -La mafia — risponde ancora il giudice istruttore — non ha interesse che prosegua il disegno politico di Moro: un disegno che fa paura e dà fastidio. Per questo potrebbe aver dato il placet alle Br o a Prima Linea». Gli inquirenti sono andati a ristudiarsi gli elenchi di possibili obiettivi: -Il nome di Mattarella non compare mai, da nessuna parte. Ma bisogna anche tener presente che non è ancora stato individuato un solo covo in tutta la Sicilia». La battuta più paradossale è quella di un deputato democristiano: -Se la mafia s'è messa d'accordo con le Brigate rosse vuol dire che ha visto nel terrorismo il potere di domani. Cosi come nel '43 si mise d'accordo con i servizi segreti americani». Nei dossier dei magistrati c'è un precedente preciso che viene da ieri studiato con attenzione: -Nel '77 le Unità comuniste combattenti rivendicarono un attentato all'Intersind di Palermo. Imputata è anche Fiora Pini Ardizzone che ha rifiutato un confronto. Forse fu quello il momento in cui si cominciò a gettare te basi della nuova colonna». A Palazzo di Giustizia si ricorda inoltre che Potere operaio inviò a Gela Luigi Rosati, ex marito della Faranda. per compiere «lavoro politico». -Non è che la Sicilia non sia già stata presa in considerazione — spiegano i magistrati — e lo ha scritto bene il procuratore generale Guasco nella sua requisitoria». Se l'alleanza c'è, commentano peraltro gli «esperti» del ministero dell'Interno, potrebbe- alla fine rivelarsi un errore per i terroristi: cosi come lo è stato quello fra 'ndrangheta e Unità comuniste combattenti; oppure fra delinquenza comune e i Nap. Un'alleanza, comunque, scomoda e destinata ad aprire varchi nelle file delle due organizzazioni. Sandra Bonsanti