Il pasticcio degli ospedali veneti

Il pasticcio degli ospedali veneti Molta confusione in attesa della riforma sanitaria Il pasticcio degli ospedali veneti Anche a Padova un ospedale pneumologico, il «Busonera», non trova la propria identità: come al «De Giovanni» di Venezia mancano malati - Per quest'ultimo (187 dipendenti, 14 degenti) è stato nominato un commissario DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VENEZIA —Il «caso» paradossale dell'ospedale pneumologico «De Giovanni» di Venezia, nel quale — come abbiamo riferito ieri —187 dipendenti sono addetti alla cura di 14 malati, rappresenta l'aspetto più clamoroso di una situazione che interessa tutto il Veneto, con caratteristiche altrettanto gravi. Alla base di tutto si trova — come fa notare 11 prof. Giuliano Lenci, primario dell'ex ospedale «Busonera» di Padova —una confusione, che non è solo terminologica, fra «tisiologia» e «pneumologia». Un esempio di questa situazione è rappresentato proprio dall'ex «Busonera», dove l'ex sta ad indicare che, dopo la fusione con il vicino ospedale generale di Padova, le tre divisioni dell'ospedale (105 malati in tutto, dei quali solo una quindicina sofferenti di tubercolosi), con personale medico, paramedico e infermieristico più che esuberante, non sanno darsi nemmeno un. nome, non avendo trovato una precisa identità a livello burocratico. Perché di questioni burocratiche in gran parte si tratta e precisamente della scarsissima lungimiranza dei pubblici amministratori, che hanno voluto per insondabili ragioni mantenere nella nomenclatura e nella destinazione del luoghi di cura certe distinzioni valide una trentina di anni fa. Quando cioè la tubercolosi era ancora quel flagello terribile che tutti sanno — e che richiedeva strutture ampie e specializzate—e non. come oggi, una malattia abbastanza infrequente, che si può curare in un paio di mesi. Il guaio è che. al posto della toc. ha assunto proporzioni sempre più gravi la diffusione di altre malattie dell'apparato respiratorio (dalle tumorali alle virali), tanto che molti centri stranieri (basti ricordare Davos, la «Montagna incantata» di Thomas Mann), ma anche Italiani (Sondrio), si sono convertiti al più presto dalla tisiologia alla pneumologia, la disciplina che si occupa di tutte le malattie polmonari. Un'evoluzione necessaria, ovvia verrebbe da dire, ma non tanto, dato che nel Veneto una catastrofica classificazione degli ospedali, elabora-1 ta nel 1971, definiva ancora moltissimi centri come esclusivamente tisiologici (tra questi il «Busonera»), concedendo ad altri, come il nosocomio veneziano di Sacca Fessola (il «De Giovanni»), la qualifica di pneumologico. Nel caso particolare del «De Giovanni» — come osserva il prof. Lenci — la cosa rappresentò un abbaglio spaventoso, dato che si spesero fior di quattrini per attrezzare con sofisticati strumenti (necessari ad un ospedale pneumologico) una struttura che per ragioni logistiche (si trova su un'isola sperduta della già poco popolosa laguna di Venezia) era destinata a rapido e inevitabile esaurimento. Mentre, dall'altra parte, la limitante definizione appioppata al «Busonera» è stata foriera di limitazioni pecuniarie, tanto da determinare uno stato insostenibile di fatiscenza nelle strutture essenziali. Le a dir poco difficili condizioni di lavoro in cui si trovava ad operare con la sua équipe avevano perfino indotto il prof. Lenci a segnalare la cosa alla procura della Repubblica di Padova, in un documento di sette cartelle, consegnato, nel luglio del '78, al sostituto Pietro Calogero. Ma le occupazioni attuali di questo magistrato sono talmente note che nessuno, e meno che mai il prof. Lenci, si può sognare di Consegnati 50 prefabbricati a Norcia NORCIA — Il sindaco di Norcia, Novelli, ha consegna to questa mattina le chiavi dei primi 50 prefabbricati de stinati ad altrettante famiglie le cui abitazioni sono state distrutte dal terremoto del 19 settembre o dichiarate totalmente inagibili. I prefabbricati sono stati collocati nel viale XX Settembre, una delle tre aree destinate alla sistemazione di tali alloggi. Gran parte delle abitazioni hanno già gli allacciamenti elettrici ed idrici, mentre mancano quelli degli scarichi. Le condizioni climatiche sono sempre disagevoli e tutta la Valnerina è nella morsa del gelo: le difficili comunicazioni hanno limitato lo svolgimento delle attività scolastiche (spe eie il trasporto degli alunni e il trasferimento degli insegnanti) e gli edifici sono rima sti semivuoti. Nella mattinata è ripreso a nevicare. Non risultano esservi frazioni ancora isolate, anche se per raggiungere alcuni piccoli centri le difficoltà sono molte. rimproverargli di non aver dato seguito ad alcuna iniziativa in questo campo. Con l'antiquata qualifica di tisiologico fu mantenuta — cosa ancor più grave —quella mentalità segregazionistica nei confronti del malato di tubercolosi che. come da anni hanno capito le nazioni civili, non è più «pericoloso» per quanto riguarda il contagio, della persona affetta da una malattia polmonare batterica o virale (le cui conseguenze sono a volte imprevedibili) che pure viene abitualmente ricovera ta. senza che nessuno ci trovi nulla da ridire, negli ospedali non «emarginati». Per quanto riguarda il «De Giovanni», comunque, sembra che le cose si stiano muovendo, n 20 dicembre scorso è stato nominato il commissario straordinario, dott. Resigno, che ha il compito —come ha rilevato l'assessore regionale alla Sanità, Giambattista Melotto — di liquidare l'ente. In questo senso, infatti, è stato raggiunto un accordo con le forze politiche veneziane e con le forze sindacali : ■ -Il commissario si insedierà appena la delibera diverrà esecutiva — ha precisato Melotto —e darà corso alla mobilità del personale che verrà in gran parte trasferito nella ter¬ raferma secondo le opzioni espresse dagli interessati». 'Questi spostamenti — ha concluso Melotto —dovranno avvenire entro breve tempo, perché tutto confluirà nell'U-. nità sanitaria locale già costituita, della quale fanno parte i comuni di Venezia, Mogliano, Marcon e Quarto d'Aitino: Il «De Giovanni», insomma, è stato riconosciuto finalmente come una «struttura superflua». Forse, però, i miliardi buttati in tutta questa vicenda sarebbe stato meglio impiegarli altrimenti. Gigi Bevilacqua