E' l'uomo che fa ammalare il bosco di Bruno Pusterla

E' l'uomo che fa ammalare il bosco E' l'uomo che fa ammalare il bosco Le necessità di intensificare i rimboschimenti, sia per l'attuale carenza di legno (terza voce negativa nella scala del deficit commerciale), sia più semplicemente (ma non per questo meno importante) per la tutela e la difesa del territorio, rendono di viva attualità il problema della forestazione e della salvaguardia del patrimonio legnoso già esistente. In questo quadro, recentemente si è tenuto a Torino un «pomeriggio forestale» su iniziativa della Regione e dell'Associazione dottori agrari allo scopo di esaminare alcuni aspetti comuni del bosco. Diversi gli argomenti trattati: sui «criteri di trattamento del bosco», tramite la «selezione» che aiuta ad ottenere piante più omogenee e sane ma non aiuta la specie ad assuefarsi e vincere le malattie, ha parlato il dr. Salsotto, ricordando tra l'altro che la tendenza della moderna silvicoltura è quella di trattare il bosco secondo criteri naturalistici. I relatori Mancini e Palenzona hanno invece trattato del cancro colorato del platano e del cancro corticale del castagno. L'abbandono economico e sociale della montagna è stato particolarmente negativo per il castagno; infatti le piante non più curate dall'uomo sono state aggredite dal fungo (Endothia parasitica) che ha provocato, non solo in Italia, la più grande distruzione che la storia forestale ricordi. La sensibilità al patogeno è diversa a seconda dell'età, della specie e della varietà. Ad esemplo i castagneti nella fase giovanile reagiscono meglio e 1 cedui riescono in genere a superare la malattia con l'emissione di nuovi germogli vigorosi. La lotta al cancro può essere tentata con 11 raschiamento od eseguendo ripetuti tagli in modo da indurre nei nuovi polloni la resistenza al parassita. La lotta chimica è invece difficile e di dubbia efficacia. Quanto al cancro colorato del platano (Ceratocystis fimbriata, forma platani) va sottolineato che la pianta colpita è destinata inesorabilmente a morire. Il fungo penetra attraverso le ferite del tronco e delle radici superficiali da dove si propaga. il principale agente di diffusione dell'infezione è l'uomo: infatti non potendo sterilizzare gli attrezzi dopo ogni operazione di potatura egli diventa veicolo d'infezione. n rimedio può trovarsi nel limitare il periodo di potatura del platano fra dicembre e febbraio, quando, alle basse temperature, diminuisce il potenziale patologico del fungo stesso. Il fungo si sviluppa anche su pece, bitume, ecc. usati per sigillare le ferite ed al momento non esistono prodotti capaci di arrestare la malattia particolarmente preoccupante per il Piemonte, che è una delle regioni più popolate di platani (nella sola città di Torino, tra viali e parchi, si contano circa 20.000 esemplari). Bruno Pusterla

Persone citate: Mancini, Palenzona, Salsotto

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino