Soltanto l'aiuto americano e cinese potrà salvare la guerriglia afghana

Soltanto l'aiuto americano e cinese potrà salvare la guerriglia afghana Soltanto l'aiuto americano e cinese potrà salvare la guerriglia afghana Secondo gli studiosi militari, tuttavia, i sovietici non potranno mai essere cacciati dal Paese - Già 80 mila russi per piegare la resistenza - Il possibile contributo dell'Arabia Saudita DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — L'Unione Sovietica continua a inviare truppe in Afghanistan, forse ha già 80 mila uomini, e arriverà a formare un esercito di occupazione di 100 mila. Tenterà inoltre di stroncare la resistenza afghana il più in fretta possibile, con il napalm, i gas, le deportazioni e di bloccare la frontiera col Pakistan per impedire la costituzione di «santuari» per i ribelli. Ma i partigiani islamici riusciranno a impegnarla in una «guerriglia prolungata» se gli Stati Uniti e la Cina li aiuteranno militarmente e proteggeranno il territorio pakistano dalle pressioni e incursioni sovietiche. L'Urss non potrà mai essere cacciata dall'Afghanistan dai combattenti, a differenza degli Stati Uniti dal Vietnam: ma pagherà l'invasione ad alto prezzo. Questa, nella sostanza, l'opinione del Pentagono e dell'Institute of Strategie Studies dell'università di Georgetown a Washington, a dieci giorni dal colpo di Stato a Kabul. Cruciale, perché la resistenza si diffonda e si consolidi, sarà l'eventuale apporto sino-americano. Più cruciale ancora potrebbe essere l'adesione di alcuni Paesi islamici. Al Pentagono si conta che l'Arabia Saudita finanzi parzialmente la guerriglia afghana. Ci è stato detto che la potenza petrolifera offri già di farlo lo scorso agosto, ma dovette rinunciarvi, a causa delle divisioni interne dei combattenti. Adesso che l'occupazione sovietica rende impellente l'unità, e che riunioni preliminari sono in corso in Pakistan tra i vari gruppi, l'Arabia Saudita dovrebbe di nuovo farsi avanti, in maniera più concreta. «S'immagini dieci, cento Dolomiti — ha dichiarato il professor Neumann, dell'Institute of Strategie Studies, già ambasciatore in Afghanistan dc,l '66 al 73 —. I tre quarti del Paese sono a un livello di 1200 metri. Le tribù sono feroci e combattive, e pronte a morire per l'Islam. Su un terreno siffatto, con una popolazione simile, la guerra classica è impossibile. Le file dei partigiani sono state rafforzate dai soldati regolari. Tutto indica che l'Urss dovrà affrontare anni di guerriglia. L'esperienza non manca ai combattenti afghani — aggiunge —. Hanno sconfitto gli inglesi tre volte. Per snidarli, i sovietici dovranno combattere a piedi. Non riusciranno a prevalere completamente e dovunque. Il fronte degli scontri sarà sempre diverso». Neumann spiega che i confini tra la Cina e l'Afghanistan sono lunghi solo un'ottantina di chilometri, con un unico passo di montagna facilmente controllabile. «E' dal Pakistan che si entra ed esce come si vuole. Se americani e cinesi terranno quella frontiera aperta e i ribelli potranno rifugiarsi, raggrupparsi, armarsi in territorio pakistano, la guerriglia non avrà mai fine». Ma lo studioso precisa che i combattenti dovranno ricevere armi speciali: missili anticarro, mortai, artiglieria da montagna, elicotteri leggeri, mitragliatrici, granate, «tutte cose agevoli da trasportare e da nascondere. Con tali mezzi, riuscirebbero a contrastare efficacemente anche le terribili armi dell'Urss». Né Neumann, né Alexander, un esperto di terrorismo dello stesso istituto, dubitano che i sovietici useranno la più sofisticata tecnologia bellica e repressiva. «Oltre il gas, il napalm, la deportazione — dice Alexander — già sperimenta¬ te nel Laos e in Cambogia, ricorreranno anche alle rappresaglie: la distruzione dei villaggi, delle famiglie dei guerriglieri, eccetera». Ma a loro parere ciò avrà l'effetto di alimentare la resistenza. Alexander anticipa una situazione in cui i russi controlleranno le città e le campagne, e dove vi saranno continue puntate terroristiche dei ribelli: mentre i partigiani islamici avranno il controllo, sia pure a singhiozzo, delle montagne. Un ex funzionario sovietico dell'Istituto di relazioni internazionali di Mosca, Dimitri Simes, che oggi lavora alla Georgetown University, insiste soprattutto sul fatto che la guerriglia potrà sopravvivere solo se Pakistan, Cina e Stati Uniti saranno disposti a correre grossi rìschi. «La potenza di fuoco dell'armata di occupazione è spaventosa — asserisce —. Io ricordo uno scontro di frontiera tra sovietici e cinesi nel Kazakhstan nel '69. Quando ci portarono a vederla, era irriconoscibile. A cannonate, con mine, con carri armati, i sovietici avevano letteralmente distrutto montagne, con foreste, torrenti, la gente». Come Neumann, Alexander e i funzionari del Pentagono, il rifugiato russo ritiene approssimativo il paragone con il Vietnam. Il Pentagono ha sempre ricordato che nel Vietnam c'erano anche eserciti regolari in lotta, e comunicazioni di terra .ottime» dalla Cina, mentre l'Afghanistan è un'entità a sé. «Il paragone calza meglio con l'Angola — aggiunge Simes —. Quando arrivarono i cubani, per le forze filo-occidentali fu finita. Ma in Angola la guerriglia continua ancora adesso e con buoni risultati per i partigiani. Finché essi verranno riforniti di armi, munizioni, medicinali e via di seguito né Cuba, né l'Unione Sovietica, se intervenisse direttamente, riusciranno a piegarli». Tutti mettono inoltre in rilievo un particolare molto importante: che la pubblicità che nel Vietnam giovò ai ribelli, mancherà completamente agli afghani. Da Kabul, usciranno solo notizie censurate. e. i

Persone citate: Dimitri Simes, Neumann