Volevano la Sicilia come piccola patria di Alfredo Venturi

Volevano la Sicilia come piccola patria Volevano la Sicilia come piccola patria Giuseppe Carlo Marino: «Storia del separatismo siciliano». Editori Riuniti, pag. 308, lire 7800. Sicilia, estate 1943. Sbarcano le truppe alleate provenienti dal Nordafrica, e non soltanto non c'è nessuno a fermarle sul bagnasciuga, come voleva Mussolini, ma c'è nell'isola chi vuole attribuire alla liberazione un contenuto imprevisto: il distacco dallo Stato italiano. Come in un'altra estate di ottantatré anni prima, l'estate della straordinaria avventura garibaldina, la Sicilia è di nuovo al centro della storia nazionale. Stavolta, a differenza dal 'SO, la prospettiva è nel segno della disgregazione. Le ragioni del movimento separatista furono molte e contraddittorie. Intanto l'antifascismo, l'opposizione a un regime che fra i molti peccati politici aveva commesso quello di esasperare l'aborrito centralismo «piemontese». Poi le necessità contingenti della strategia alleata: l'incoraggiamento più o meno larvato delle spinte separatistiche fu il più ovvio supporto politico dell'Invasione. Ma al di là di questi fenomeni, storicamente occasionali, esisteva nell'isola una vera e propria cultura centrifuga: dal separatismo «vandeano» dei baroni del latifondo all'autonomismo liberale della borghesia urbana, fino a un sicilianismo di sinistra con forti venature giacobine. Il compito di tentare la difficile sintesi politica toccò a un notabile prefascista, Andrea Finocchiaro Aprile, che era stato sottosegretario con Nitti. Il suo Movimento per l'indipendenza siciliana, dall'estrema eterogeneità, non ebbe mai una larga base di massa, e dopo la sconfitta istituzionale dello Statuto subì quella elettorale del 2 giugno. La sopravvivenza della banda Giuliano, che era stata disinvoltamente cooptata nelle forze separatiste dell'Evis, culminerà poi nella strage di Portella delle Ginestre: eloquente indicazione di ciò che nascondeva il sogno baronale, la bandiera giallorossa di Trinacria sventolante dal palazzo dei Normanni. Quanto al ruolo della mafia, si è molto discusso della sua presenza nel movimento indipendentista. In questo saggio documentatissimo. Marino tende a sfumare la portata di una simile adesione. Se non altro perché, contro la caratteristica concentrazione del fenomeno mafioso nella Sicilia occidentale, il separatismo fu invece presente nell'intero territorio dell'isola. E anche perché il reclutamento diretto del brigantaggio da parte dei baroni venne a turbare la funzione mediatrice e parassitaria della mafia. Prima ancora che dalla risposta unitaria dei partiti nazionali, la manovra separatista era stata sconfitta sul piano diplomatico. Risolto il problema militare, agli occhi degli alleati si delineò lo spettro di una Italia che poteva anche tingersi di rosso: e allora prevalse nelle cancellerie occidentali una politica d'inco¬ raggiamento alla ricostruzione unitaria cello Stato italiano. Caddero cosi nel vuoto gli appassionati appelli di Finocchiaro Aprile. Ciò non toglie che per qualche anno l'ipotesi del distacco sia parsa praticabile. 'Siamo disposti, se necessario, a fare i nuovi Vespri», diceva il capo del Mis. Ma per che cosa, esattamente? Lui parlava di repubblica di Sicilia, chiedendo anche territori nordafricani. Altri sognavano un regno siciliano, da offrirsi ai Savoia o a un'altra dinastia. Lo stesso 'Colonnello Giuliano» proclamò la sua dedizione monarchica. Ci fu anche un «movimento per la quarantanovesimo stella», che si proponeva di fare dell'isola nient'altro che uno degli Stati Uniti d'America: ipotesi questa al di fuori della storia, oltre che della geografia, eppure amorosamente coltivata a Brooklyn, anche se non oltre la chiassosa colonia siciliana. Un gran pasticcio, insomma, un fenomeno caotico e ingarbugliato, con molti risvolti ambigui e oscuri, inconfessabili disegni. Certo si vorrebbe, trentacinque anni dopo, contrapporre al progetto separatista qualcosa di più che il magro bilancio di oggi. La linea vincente infatti, l'autonomia «speciale», ha lasciato senza soluzione una buona parte dei problemi dell'isola. Alfredo Venturi

Persone citate: Andrea Finocchiaro Aprile, Colonnello Giuliano, Finocchiaro Aprile, Giuseppe Carlo Marino, Mussolini, Nitti

Luoghi citati: Italia, Nordafrica, Savoia, Sicilia, Stati Uniti D'america