Un ateo tenta la carriera di Papa di Carlo Falconi
Un ateo tenta la carriera di Papa Un giallo forse inventato, ma con veri stuzzicanti retroscena Un ateo tenta la carriera di Papa Carlo Falconi: «L'uomo che non divenne papa. Una storia vaticana», Mondadori, pag. XV-351, lire 6500. Non è agevole classificare questa attesa opera di Carlo Falconi, noto storico della Chiesa e analista di cose vaticane. E' una «storia vera, ricostruita in base a un diario segreto', come affermano l'autore e l'editore? O è un giallo vaticano, fondato su un artifizio letterario vecchio quanto i 'Promessi Sposi; ma ben applicato? Oppure, come ci sembra, è una storia romanzata su un personaggio fittizio (certo, nessun prelato è scomparso misteriosamente negli ultimi quarantanni dal Vaticano), nel quale forse si rispecchiano caratteristiche di ecclesiastici note a Falconi, irrobustite da documenti in parte di prima mano, in gran parte raccolti e già usati dallo studioso in oltre tre decenni di attività pubblicistica? Domande e, forse, polemiche su «chi c'è dietro», che comunque giovano a un libro al quale si ascrive il merito non solo di fornire un quadro orientativo, ma anche di far scoprire un Falconi narratore che unisce ritmo del diarismo classico, profonda conoscenza della Chiesa, fonti informative di rilievo, stile da grande reportage storico. Falconi garantisce di aver ricevuto nel gennaio '78 da Singapore un «plico sigillato» contenente un 'Diario' in 21 «maxi-quaderni» e 19 agende, per un peso di ben 14 chili e 325 grammi. Glielo mandava l'esecutore testamentario di un ex prelato della Segreteria di Stato da poco morto dopo essere scomparso, nel '70, a Manila dove preparava «con mons. Marcinkus» il periplo in Estremo Oriente di Paolo VI. E' questo ex prelato, « Consigliere di Nunziatura», figlio di un architetto milanese approdato in Vaticano con Pio XI, l'« Uomo che non divenne papa». La sua singolare aspirazione, da quando era bambino, è appunto quella di raggiungere con ogni mezzo la tiara pontificia. A rendere più curiosa la storia è un fatto quasi incredibile: il prelato è integralmente ateo e strumentalizza ogni propria azione al fine che si è proposto. E' seminarista puntuale e in apparenza pieno di mistico fervore, si prepara con successo negli studi, entra in Segreteria dì Stato, destreggiandosi fra 1 possibili protettori, specialmente Montini, Tardi ni, Dell'Acqua, si fa apprezzare tanto da essere inviato a Vienna con la missione segreta di fomentare una ribellione nell'Est europeo: tale è il progetto attribuito dal «Diario» a Pioxn. La 'documentazione» va dal '51 al '70. copre gli ultimi otto anni di Pacelli e l'intero pontificato di papa Oiovanni. Falconi avverte d'aver dovuto ridurre le rivelazioni per vincolo postogli dal donatore, il quale ha Indicato 1 brani non pubblicabili prima di quarantanni dalla sua morte, altri li ha scritti addirittura in inchiostro simpatico. Le garanzie fornite nella premessa da Falconi tendono all'attendibilità assoluta della storia, come, del resto, altre opere romanzate che talora si rifanno a diari o documenti, già apparse all'estero e in Italia: ricordiamo Spia del Vaticano, di mons. Alberto Oiovannetti, che fu osservatore della S. Sede all'Onu prima di ritirarsi in pensione anticipata, qualche anno fa. Falconi afferma di aver solo redatto la «autobiografia» del prelato aspirante-papa e offre pagine fluide, appassionanti, per i lettori consueti di norma solleticati dal mistero del mondo vaticano, anche se spesso rivelazioni 'inedite» sono già note anche per merito dell'autore, come riscontrano occhi più esperti. In ogni caso, si ripercorre un panorama interessante dei due pontificati, con personaggi centrati, vicende affascinanti, retroscena sempre stuzzicanti Nel 'Diario» — se esiste — o nell'artifizio letterario vi è spesso perfetta coincidenza con posizioni, analisi, formule tipo 'Pentagono va- ticano» dovute a Falconi, da far supporre spunti autobiografici. La sicurezza gioca talvolta brutti scherzi all'autore. Esempio: papa Oiovanni annunciò il Concilio il 25 gennaio 1959 ai cardinali convocati nell'abbazia benedettina di S. Paolo. Non è vero, però, che l'annuncio all'opinione pubblica fu ritardato al 26 gennaio, come sostiene il diarista, Anzi, possiamo attestare che i giornalisti lo diedero ad agenzie e quotidiani quella mattina del 25 gennaio, mezz'ora prima del papa ai porporati perchè la messa pontificia in S. Paolo oltrepassò le undici, ora fissata per la divulgazione della notizia già consegnata in precedenza dalla Sala Stampa Vaticana. Né ci consta che il card. Agostino Bea, al quale fummo molto vicini, abbia mal sollecitato la mediazione del primate anglicano (che all'epoca era Fischer e non Ramsey), per ottenere la presenza al Concilio di osservatori del Patriarcato di Mosca né s'impegnò a evitare pronunciamenti anticomunisti nella storica assemblea. Poi, patriarca di Mosca non era Sergio, come dice il 'diarista», ma Alessio. Appare singolare che Bea abbia saputo della malattia di papa Giovanni da un colloquio con il segretario di Stato Cicognani registrato in una bobina che sarebbe finita nelle mani del mancato papa. In realtà, Bea fu informato personalmente da Giovanni XXm, di cui era intimo amico. Possiamo aggiungere due particolari sinora ignoti. Il papa disse a Bea: 'Tisserant mi ha consigliato di bere certe acque prodigiose per lo stomaco». Ma il porporato tedesco, parlando subito dopo con mons. Capo villa, raccomandò: «Lo faccia curare a fondo e subito, altro che acque prodigiose da bere». Queste ed altre imprecisioni, certo dovute alle fonti, nulla tolgono al fascino e alla maestria di questo giallo vaticano che fa scoprire in Falconi un narratore di classe dietro lo storico da tutti stimato. Lamberto Fumo
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