La grande paura
La grande paura La grande paura Fin dalle prime battute del 1980, la situazione monetaria internazionale si è fatta esplosiva. In due giorni il prezzo dell'oro è salito di oltre 100 dollari e quello dell'argento in percentuale ha fatto ancora di più. Oli avvenimenti in Afghanistan e Iran, il «trasloco» dell'equivalente di 13 miliardi di dollari di proprietà iraniana da conti europei ad altri più tranquilli e persino l'applicazione di forti imposte in Germania e Svizzera per chi acquista oro, hanno innescato questa folle corsa al rialzo. Gli Anni Ottanta si sono pertanto aperti all'insegna dell'illogicità e dell'irrazionale. Chi avrebbe mai pensato che al sistema monetario scaturito dall'era industriale all'inizio del secolo sarebbe succeduta una fase oscurantistica del baratto col trionfo dell'oro e degli altri preziosi? Eppure le cose stanno proprio cosi. Mentre i monetaristi più esperti e i banchieri centrali hanno cercato nel 1979 di dare maggiore stabilità al dollaro nei confronti delle valute più forti, e soprattutto del marco, il mercato dell'oro, dell'argento e del platino è diventato un selvaggio campo di battaglia. Gli economisti non si sono mostrati allarmati dall'incalzante aumento delle quotazioni del metallo giallo nella convinzione che a un certo punto, come in ogni frenetica scorribanda speculativa, la tendenza si dovrà invertire e ritornerà l'equilibrio fra domanda e offerta. Ma occorre tener conto che i calcoli di laboratorio sono spesso sconvolti da variabili e da elementi imponderabili che smentiscono ogni teoria, come stiamo assistendo in questi giorni quale conseguenza della crisi mediorientale. Tale crisi è però soltanto la famosa goccia che ha fatto traboccare un vaso già ricolmo. L'inflazione non è partita dal rialzo dei prezzi dei preziosi e del petrolio: viceversa questo è stato solo una diretta conseguenza di quella. Il sistema monetario internazionale era già saltato all'inizio degli Anni Settanta quando gli Stati Uniti dichiararono l'inconvertibilità del dollaro nei confronti dell'oro. A quell'epoca (agosto 1971) il metallo giallo costava 35 dollari per oncia e il petrolio meno di due dollari per barile. Ora — interessante coincidenza — il primo è salito di 18 volte e il secondo di poco meno. Dobbiamo perciò ammettere un'amara verità: i segni' monetari convenzionali non sono più un valido punto di riferimento. Quanto potrà durare questo inestricabile pasticcio? E' difficile, anzi impossibile prevederlo. Nel frattempo gli investitori si stanno abituando alla mutata situazione. Facendo esattamente il contrario di quanto codificato nei trattati di economia, essi convertono una parte almeno dei capitali disponibili in metallo prezioso. Sono ritornate di moda le monete auree, e non solo le tradizionali sterline. Trionfa il «Krueger ranci, pezzo coniato in Sud Africa che pesa esattamente un'oncia (31,1 grammi) e che ha il vantaggio di costare solo il 2-3% in più del suo effettivo contenuto aureo, mentre la sterlina ha una differenza di oltre il 40%. La richiesta di «Krueger rand» negli ultimi mesi è stata tale da esaurire le scorte e costringere l'ente venditore a sospendere le consegne fino al 7 gennaio. Visto il successo, ecco ora che le autorità canadesi si apprestano a lanciare una moneta equivalente: recentemente hanno annunciato che un milione di once prelevate dalle riserve ufficiali saranno realizzate in parte mediante offerta diretta sul mercato e in parte assegnandole alla zecca per la coniazione. Una delle più importanti banche svizzere, l'Ubs, aveva qualche tempo addietro ventilato un'iniziativa del genere che potrebbe avere effettiva attuazione se la tendenza non muterà. Considerate le proporzioni della circolazione fiduciaria mondiale non siamo ancora ritornati t. un vero e proprio «gold standard» o tallone oro, ma la strada che stiamo percorrendo è in quella direzione, il che sarebbe aberrante perché non è più concepibile un sistema di scambi internazionali imperniato su un metallo di cui esistono risorse limitate. L'atteggiamento di alcuni Paesi e dei loro banchieri centrali però lascia molto perplessi. Pare quasi che la rivalutazione in termini monetari delle riserve auree delle banche di emissione sia accolta con grande soddisfazione dagli amministratori come se i maggiori problemi congiunturali e strutturali potessero essere risolti mediante il gonfiamento del prezzo dell'oro.
Persone citate: Krueger
Luoghi citati: Afghanistan, Germania, Iran, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera
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