Continua la folle rincorsa all'oro a Milano 14.580 lire il grammo

Continua la folle rincorsa all'oro a Milano 14.580 lire il grammo Mentre l'argento è stato pagato oltre un milione il chilogrammo Continua la folle rincorsa all'oro a Milano 14.580 lire il grammo Forti acquisti di banche arabe, tedesche e svizzere - li dollaro è ormai vicino a quota 800 - La lira tiene ma Ossola teme per il futuro della nostra moneta HOMA — A 48 ore"dall'inizio del nuovo anno i mercati monetari mondiali hanno confermato ancora una volta che la paura sembra ormai governare i comportamenti. La corsa all'oro è divenuta frenetica, si fugge dalle monete e in particolare dal dollaro verso il quale aumentano i sospetti sulla sua capacità di restare principale strumento di riserva e di pagamento internazionale. Ieri, i corsi del metallo hanno registrato una impennata senza precedenti che ne hanno portato il prezzo ad oltre 559 dollari per oncia «troy». Già all'inizio di seduta sul mercato londinese, il volume delle contrattazioni aveva fatto schizzare l'oro intorno ai 570-580 dollari. La tendenza si consolidava al primo fixing dove la quotazione toccava quota 559 e ancora più nel secondo nel quale veniva bloccata a 599,50 dollari. A caratterizzare l'andamento della giornata hanno concorso più fattori: una forte ripresa degli ordini dal Medio Oriente, soprattutto dagli Emirati Arabi, che evidentemente hanno riattivato il processo in atto da tempo di diversificazione delle proprie riserve, e una intensa attività speculativa guidata da banche svizzere e tedesche. All'enorme domanda che in tal modo si è venuta determinando ha fatto riscontro un'offerta ancora più scarsa del normale, con la conseguenza di scaricare tutte le tensioni sul prezzo. C'è stato, cosi, un susseguirsi di rialzi frenetici. Il riflesso di Londra si è ripercosso con la stessa intensità sulle altre piazze caratterizzate da massicci afflussi di ordini di acquisto. La situazione più clamorosa si è avuta a Parigi con la chiusura delle transazioni decisa dall'associazione degli operatori di Borsa allorché il Napoleone, la moneta aurea da 20 franchi, ha toccato quota 750 franchi con un aumento di oltre 100 punti rispetto al prezzo registrato nella precedente seduta. La grande corsa alla ricerca dello strumento alternativo di riserva ha investito, peraltro, tutti i metalli preziosi, con caratterizzazioni in alcuni casi ancora più marcate. E' il caso dell'argento che ha segnato, seduta dopo seduta, apprezzamenti vieppiù accentuati. Ieri, probabilmente, il protagonista della giornata più che l'oro è stato proprio l'argento, che è salito di circa il 25 per cento, passando dai 28 dollari per oncia di venerdì scorso a ben 39,95 dollari. In Italia, i valori applicati dalla Intermetal, società collegata ai grandi operatori londinesi, indicano infatti per l'oro il prezzo di 14.580 lire al grammo e per l'argento la spettacolosa quotazione di 1.042.000 lire al chilogrammo. Evidentemente sull'argento finisce per rifluire gran parte della domanda che non riesce a trovare collocazione sul metallo giallo, comportando un andamento ancora più dirompente dei corsi. Sui mercati valutari 11 dollaro, come si è accennato, è tornato al centro della bufera. Le tensioni internazionali, alimentate dalla crisi iraniana e dalla situazione politica in Afghanistan, se da una parte hanno accentuato la spinta verso i metalli preziosi, dall'altra hanno alimentato la fuga dalla moneta americana portando ad un ulteriore crollo delle sue quotazioni. Sul marco ha perso più dell'I per cento nonostante gli interventi della Bundesbanck per oltre 100 milioni di dollari; sul franco svizzero 1*1,06; sulle altre valute mediamente lo 0,50 per cento. I prezzi di Prancoforte danno la divisa statunitense a 1,7105 marchi, vicino quindi al minimo storico toccato nel dicembre scorso, mentre a Zurigo il dollaro è stato trattato intorno a 1,5810 franchi. In Italia, al fixing della Borsa di Milano, la quotazione è stata di 801,25 lire, contro le 804,50 della precedente seduta. La lira, peraltro, ha accusato flessioni rispetto al marco e al franco svizzero fissati rispettivamente a 467,30 lire e a 506,93 lire, mentre si è leggermente apprezzata sulla sterlina, quotata 1785,80 lire, e sul franco francese, sceso a 199.72. La nostra moneta nella bu¬ fera generalizzata si mantiene praticamente ai margini, subendone solo di riflesso gli effetti. Una condotta di grande equilibrio, tesa a mantenerne stabile — ed è questo ciò che conta — il tasso di cambio effettivo. Certo, restano le perplessità derivanti dal forte differenziale di inflazione italiana rispetto agli altri Paesi europei, in particolare quelli facenti parte dello Sme. Un rientro non rapido dall'attuale alta inflazione, potrebbe avere, infatti, ripercussioni negative sul cambio soprattutto nei rapporti con le divise forti del sistema monetario. Pericolo, questo, denunciato anche dall'ex ministro del Commercio Estero, Rinaldo Ossola, che in un'intervista al settimanale II Mondo sottolinea la delicatezza della situazione economica dell'Italia, mettendo in guardia dalle gravi conseguenze che avrebbe una eventuale caduta della lira. Ossola dice che «un elevato tasso di inflazione riduce fortemente i margini di competività delle merci italiane sul mercato internazionale e determina quindi squilibri nei conti con l'estero auesti «o si finanziano spendendo riserve' (esercizio in questo momento possibile dato l'elevato livello delle stesse) oppure si accettano •aggiustamenti' di tasso di cambio, i quali però alla fine si rivelerebbero più dannosi del beneficio a breve che se ne volesse ricavare. Natale Gillo

Persone citate: Natale Gillo, Rinaldo Ossola