Un lustrascarpe sessant' anni dopo di Edoardo Ballone

Un lustrascarpe sessant' anni dopo Dopo una vita di lavoro a Torino è tornato fra i suoi monti nel Cuneese Un lustrascarpe sessant' anni dopo Deluso e amareggiato dagli scarsi affari, ha deciso di lasciare il mestiere che fu di suo padre e suo nonno - Aveva cominciato a 15 anni, ora ne ha 75 - Vivrà di una piccola pensione DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CARAGLIO — S'è ritirato qui, all'ingresso della valle che lo ha visto nascere, dopo sessantanni di lavoro a Torino. Con l'arrivo del 1980, Pietro Martino, 75 anni, lustrascarpe, ha deciso di tornare in piedi dopo dodici lustri trascorsi su uno sgabello, chino 'su migliala di scarpe da lucidare. Quest'uomo allampanato e asciutto come il clima della sua terra, aveva cominciato il mestiere all'età di 15 anni. Dopo avere lasciato le trecento pecore che già a sei anni accudiva fra 1 menti di Valliera. in Valle Grana, nel Cuneese. s'era trasferito a Torino per aiutare il padre Antonio. Anche Antonio, come il nonno del giovane Pietro, faceva 11 lustrascarpe, o come si dice nel gergo valligiano della categoria, il pulidaciaussìe. Nonno, padre e nipote hanno lucidato scarpe e gambali a migliaia di torinesi e per decine d'anni. Con il ritiro di Pietro Martino («sema figli e sema nipoti» come ci fa sapere) scompare una nota caratteristica del capoluogo piemontese. Ora i lustrascarpe di Torino (tutti nativi delle i razioni di Castelmagno, in Valle Grana e quasi tutti di cognome Martino pur senza essere parenti) sono soltanto in sette. «Nel 1920 eravamo ben 42» puntualizza con orgoglio sfumato da nostalgia. Pietro Martino. «Se non fosse stato per questa tosse che mi perseguita» aggiunge «non avrei lasciato la mia "cassetta"». La cassetta è stato il mondo di questo antico montanaro sceso a valle tanti anni fa. Una sedia, o meglio uno sgabello per lavorare, un seggiolone detto «trono» perii cliente, un armadietto pieno di lucidi, cera, spazzole, smacchiatori., Questa era la cassetta di Pietro Martino, ora abbandonata in uno sgabuzzino di via Viotti, nella strada che per anni ha occupato il lustrascarpe della Val Grana. Nessuno vuole comprarla -.e neppure la vogliono in regalo» osserva con Ironia Martino. I tempi sono cambiati e il vecchio lustrascarpe, pur sapendolo, non sembra rassegnarsi. Ricorda, nel suo stretto dialetto, quando negli Anni Venti, per otto soldi («ma le mance c'erano sempre»)«passava» una media di trenta clienti al giorno. E cosi per dodici mesi all'anno, tranne i venti giorni di agosto in cui Martino e moglie se ne tornavano a Valliera «per respirare un po'd'aria buona». Per raggiungere la baita della famiglia occorre un'ora idi marcia da Campo Molino, la frazione di Castelmagno dove finisce la strada asfaltata. Sino all'agosto del 1979, Pietro Martino ha trascorso le vacanze a Valliera «dove ormai non c'è più un'anima buona a Dio» e non c'è neppure Paolo Martino, «11 suonatore» che era «ubriaco tre volte al giorno». Lino Martino è l'ultimo abitante di Valliera,, ma per lui la solitudine c'era' già prima. Lino, astemio, non parlava mai con Paolo, allegro di gomito, e 1 due vivevano muti In baite differenti che restano isolate per la neve parecchi mesi all'anno. Pietro Martino ricorda pure le grandi marche di lucidi gli regalavano dodici scatolette al mese dietro iscrizione del loro nome sul seggiolone del cliente. Con il passare degli anni, questa «sponsorizzazio- ne» in natura tu ridimensionata a sei scatole di lucido fino a scomparire del tutto dopo l'ultima guerra. E Pietro Martino, per ripicca, cancellò dal suo «trono» il nome della ditta. Fu il segnale di una decadenza irreversibile. I prezzi lievitarono, i clienti diminuirono. Recentemente Martino «passava» sei. sette paia di' scarpe al giorno, a seicento lire a persona. Troppo poco anche se arrotondava con gli stivali che le signore gli lasciavano da pulire. I giorni tuoni erano «le vigilie», il sabato e la domenica: ma il weekend consumistico 11 ha fatti finire. Le ore buone erano alla domenica pomeriggio, durante i quattro passi al centro: ma da qualche anno i portoni dei palazzi devono chiudere alle 14, cosi Pietro Martino era ormai costretto a depositare la cassetta nello sgabuzzino del palazzo proprio nelle ore migliori. Vecchio e amareggiato, ha deciso di ritirarsi a Caragllo, alle porte della sua valle. Con. bronchite cronica e una pensione di invalidità. Edoardo Ballone

Persone citate: Ironia Martino, Lino Martino, Paolo Martino, Pietro Martino

Luoghi citati: Castelmagno, Torino