Una breccia nel muro dell'Urss di Frane Barbieri

Una breccia nel muro dell'Urss L'ALTERNATIVA DELLA FINLANDIZZAZIONE E' APPLICABILE LN EUROPA? Una breccia nel muro dell'Urss La desiderano soprattutto i tedeschi per affrettare la riunifllcazione delle due Germanie - Inoltre, ih Russia l'economia europea satura e logora troverebbe un altro mercato - Ci sono nei Paesi della Comunità timori d'essere finlandizzati, ma anche speranze di farsi garanti della distensione fra le superpotenze - Intanto Mosca rimane per la Cee un grave problema i DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AMBURGO — Abbiamo lasciato i politici finlandesi risentiti per l'uso che facciamo del termine «finlandizzazione». A Helsinki, la parola da cui muove la nostra inchiesta europea, si trova sotto una specie di tacita proscrizione, anche se ai personaggi di Helsinki non dispiace preconizzare che prima o dopo la loro esperienza 'positiva» nei rapporti con Mosca, si rivelerà valida pure per gli altri europei. In primo luogo per la Germania. A questo punto i risentiti potrebbero essere i tedeschi. Invece, nella Germania Federale, scesi da Helsinki ad Amburgo, troviamo il famigerato termine inserito addirittura nelle grandi enciclopedie. La più famosa, la Brockhaus, nella sua ultima edizione, definisce: «Finnlandisierung espressione (derivante dai rapporti della neutrale Finlandia con l'Urss) che Ìndica l'obiettivo della politica sovietica della distensione: portare gli Stati europei, particolarmente gli appartenenti alla Nato, a una neutralità amichevole nei confronti dei sovietici, con l'obbligo di "comportarsi bene"». Le relazioni con Mosca, buone o cattive che siano, stanno al centro della politica tedesca, se non altro per il fatto che una parte della Germania sta sotto il controllo sovietico e che il Paese sente tuttora il bisogno di riscattarsi dalla pesante eredità di una guerra provocata e' perduta. Per le stesse ragioni la Germania si trova spesso al centro della politica sovietica. I rapporti fra Bonn e Mosca acquistano così sovente un valore particolare e prioritario. I tedeschi sarebbero i primi a pagare il prezzo di un irrigidirsi della politica sovietica, come sarebbero i primi a trarre vantaggio da un suo ammorbidimento. Da questa convinzione muove i suoi passi la politica di Bonn. A momenti provoca entusiasmi, come ai tempi.di Willy Brandt; a momenti fa nascere sospetti: dove porta questa strada? Non è forse proprio la Germania il primo obiettivo della strategia sovietica definita ormai anche dall'enciclopedia ^finlandizzazione»? E la finlandizzazione della Germania non sarebbe forse il primo passo decisivo verso la finlandizzazione dell'Europa? Non a caso sono stati proprio Schmidt e Genscher, nel difendere una linea di condotta più sensibile e aperturistica verso Mosca, a dichiarare offensive le speculazioni sulla finlandizzazione (lo hanno fatto proprio durante una visita di Kekkonen). Mi dice Augstein, il combattivo, controverso, a tratti anche bizzarro, fondatore e direttore di Der Spiegei, il più grande settimanale politico del continente: «Sta nella nostra sorte e è per noi una necessità ineluttabile la ricerca di un giusto approccio verso Mosca. Tuttavia la politica sovietica ci appare come una nebbia. Inoltrandoci, non sappiamo cosa ci aspetta, co- sa possiamo Incontrare e in che cosa possiamo sperare. Anche l'altro giorno sono stati qui dei sovietici importanti e devo dire che non sono riuscito a chiarire nulla. Con tutto ciò, la peggior soluzione sarebbe quella di fermarsi su questo cammino». Augstein mi parla nel suo ufficio, una specie di torre in cima al modernissimo grattacielo Der Spiegei. Domina dall'alto un'Amburgo opulenta, le cui certezze appaiono anch'esse questa volta sfumate nelle nebbie. Pochi giorni prima stavano seduti qui, nella stessa stanza, Zagladin e Falin, due fra i più stretti consiglieri di Breznev. Erano approdati nella Germania Federale per far sapere che gli euromissili renderebbero irrealizzabile quel nuovo assetto in Europa a cui tenderebbero sia Bonn sia Mosca. Puntavano sul rapporto preferenziale stabilito fra le due capitali, sostenendo che anch'esso corre il rischio di trovarsi compromesso. Ma, in che cosa consiste questo nuovo assetto europeo e questo rapporto preferenziale sovietieo-tedesco? Scesi da Helsinki ad Amburgo, dopo una breve trasvolata del Baltico, si intuisce subito che i termini, incluso quello della finlandizzazione, acquistano qui una dimensione diversa. Forte e ricca, la città sembra sentirsi sicura di poter reggere senza troppi rischi ogni confronto. In un primo momento si ha l'impressione addirittura che non viva nei drammi, nei dilemmi di un'Europa spaccata in due. Dietro all'apparenza autosufficiente prende però piede il senso di una situazione sempre più anomala che non può essere accettata per l'eternità. Sorta per irradiare traffici e comunicazioni in tutte le direzioni, Amburgo si trova oggi incastrata fra due mari, uno controllato dalla Nato, l'altro dominato dai sovietici. Tramite le foci dell'Elba, la città del cancelliere Schmidt è tutta protesa verso le rotte occidentali. Però, alle spalle sente l'assurdità di un retroterra tagliato. A poche decine di chilometri verso l'Est sta già la Lubècca dèi Buddenbrooks. Tuttora affascinante e viva per orgoglio, ma soffocata da quelle allucinanti costruzioni dell'architettura moderna che sono i muri di filo spinato e dalle fasce minate erette a ridosso della città anseatica. Una volta quei fili segnavano la fine del mondo, al di là stava il nulla. Oggi il muro si è fatto permeabile, suscitando la tentazione e la speranza di poterlo scavalcare da ambedue le parti. Anzi, di doverlo scavalcare per evitare il soffocamento storico della nazione. Basta percorrere quel tratto della frontiera, la quale fra tutte le frontiere del mondo sembra la più frontiera nella sua assurdità, per rendersi conio còme ì tedeschi vogliano superare in misura maggiore degli altri europei la divisione fra le due Europe: supererebbero così anche la divisione fra le due Germanie. pugnanze (come mi conferma lo stesso Augstein). Nascono sempre di più le speranze di poter condizionare e stimolare una sua evoluzione. Si trova forse in questo quadro la spiegazione di una. serie di differenziazioni o almeno di sottigliezze più accentuate nella politica degli europei in confronto a quella americana. Il blocco tecnologico come arma di pressione contro l'Urss, ideato da Brzezinski, non è stato osservato dagli europei. Verso Cina, Cuba, Iran, l'Europa ha assunto una posizione più riservata e distaccata. La bomba N è stata praticamente bocciata dagli europei. Gli stessi euromissili provocano tuttora, a decisioni prese, seri tentennamenti. Se non di incrinatura nella politica occidentale si può parlare senz'altro di una superiore attenzione degli europei alle possibili irritazioni del Cremlino. Finlandia. Con una differenza: secondo Loewenthal, la finlandizzazione della Finlandia non era un atto volontario, mentre nel caso europeo si tratterebbe di una «finlandizzazione volontaria». Dall'ambito socialdemocratico il termine coniato dal professore berlinese è passato poi nelle mani dell'opposizione democristiana, usato per contrastare la Ostpolitik degli stessi socialdemocratici. La parte che nega l'ipotesi della finlandizzazione si basa sul fatto che l'Europa sia oggi la più consistente potenza economica nel mondo (sempre che la Germania riesca a esportare nella Comunità la propria stabilità senza importarne i dissesti) e che abbia l'occasione di far pesare la propria forza e il proprio prestigio anche sul piano della politica planetaria. Cioè, non abbandonando l'Occidente, facendosi garante della distensione fra le due superpotenze strategiche. Confronteremo, proseguendo questa inchiesta, gli argomenti dei sostenitori della prima e della seconda ipotesi. Ad ogni modo, finlandizzazione ano, la Russia emerge chiaramente come il problema più scottante dell'Europa, con tutto il peso della sua forza e delle sue debolezze. Il fatto ideologico non risulta essere quello determinante. Anche se non fosse un Paese socialista, la grande Russia, emarginata dalla parte più sviluppata del continente, si presenterebbe comunque come mercato e fonte di ricchezze alternativi per un'economia satura e logorata. L'Europa era condannata storicamente a cercare soluzioni negli spazi sterminati russi, come la Russia doveva per forza affacciarsi, a un certo momen to storico, in Europa alla ricerca delle proprie soluzioni. L'ideologia ha forse rinviato questo momento. Ha funzionato da barrièra. Ora può funzionare anche come veicolo di compenetrazione. Frane Barbieri

Persone citate: Breznev, Brockhaus, Brzezinski, Falin, Loewenthal, Schmidt, Willy Brandt, Zagladin