L'ultima prova sul Testimone silenzioso

L'ultima prova sul Testimone silenzioso La scienza e la Sindone L'ultima prova sul Testimone silenzioso E' noto che da lunghi anni la scienza si occupa della Sindone, il telo di lino che si trova nel Duomo di Torino e che si ritiene contenga i segni dell'immagine umana di Cristo. Innumerevoli prove scientifiche sono state effettuate per conoscere il massimo possibile di questo sudario, certamente antico, del quale si ha certezza storica a partire dal 1300 circa. Sono state applicate alla Sindone anche le analisi più avveniristiche, quelle collegate con la tecnologia spaziale, per strappare il suo segreto al «Testimone silenzioso» del quale il lenzuolo ha tramandato il volto. Un documentato rapporto su questi esperimenti si trova nel n. 7 del mensile «Scienza 81» in vendita da domani 3 dicembre. L'articolo di Annette Burden si conclude con queste informazioni inedite sull'ultimo esperimento ancora possibile per provare l'età della Sindone. RIMANE un test cruciale, quello della datazione al carbonio 14 per determinare l'età della tela. Solitamente, per ottenere un dato affidabile, è necessario distruggere un quadrato di circa 30 cm di lato, sacrificio a cui i proprietari della reliquia non avrebbero mai acconsentito. Recentemente, però, Harry Grove dell'Università di Rochester, nello Stato di New York, ha offerto un nuovo metodo di datazione C 14 che richiederebbe solo la distruzione di un minimo campione di materiale. E ora molti altri gruppi affermano di poter indicare con un margine di errore di soli 150 anni l'età del tessuto anche sulla base di un singolo filo. Nel maggio scorso, i componenti dell'equipe John Jackson e Larry Schwalbe. fisico al National Scientific Laboratory di Los Alamos, si recarono dai padri Adam J. Otterbein e Pietro Rinaldi di Torino per presentare il rapporto preliminare dell'équipe all'arcivescovo Balestrerò. Altri contatti ebbero con il proprietario della reliquia, Umberto II di Savoia. L'arcivescovo e il sovrano in esilio si dichiararono soddisfatti dei metodi e dei ritrovati e li spinsero a chiedere al pontefice Giovanni Paolo II il proprio benestare alla datazione con C 14. Il 13 maggio scorso, un'ora prima dell'udienza fissata con il papa, i nostri uomini si trovarono in Piazza S. Pietro. Videro sopraggiungere il pontefice e furono tra i 10.000 testimoni oculari di quei tre colpi di pistola che solo per poco non misero a segno un attentato mortale. L'autorità ecclesiastica e gli scienziati sostengono comunque che un'eventuale effettuazione di quei test deve essere affidata a tre organismi separati e sulla base di fili realmente provenienti dalla Sindone come pure di fili «ombra» o falsi, a titolo di controllo. Tutti concorda¬ no inoltre sulla necessità di effettuare una sola serie di test. Nessuno vuole distruggere la Sindone filo per filo solo allo scopo di dimostrarne l'età. Ma che dire se la scienza dovesse alla fine scoprire che il sacro lino è davvero sufficientemente antico e che l'impronta vi si formò in un modo che consente alla gente di attribuirne la paternità a Gesù? Cambierebbero le cose per la cristianità? O, viceversa, che dire se la Sindone si dovesse rivelare un falso? «Davvero non cambierebbe nulla», sostiene Barrie Schwortz, membro dell'equipe di Torino. «Chi ha fede non ha bisogno di reliquie né di icone o immagini. Chi non ce l'ha non sarà certo disposto ad acquistarla nel caso che si dimostrasse che il corpo era veramente quello di Cristo, cosa che del resto nessuno sarà mai in grado di dire. Rimane un problema di fede». Annette Burden

Luoghi citati: New York, Torino