Scoperta una miniera di immagini: l'archivio del bisnonno

Scoperta una miniera di immagini: l'archivio del bisnonno Fotografia Scoperta una miniera di immagini: l'archivio del bisnonno CALANO seddìovuole, questo Natale, i libri fotografici da «strenna», quelli da tavolino nel salotto e, come per il resto dell'anno, sì moltiplicano gli «archivi»: che per fortuna (fallite le speranze di affari antiquari!) bene o male riconducono alla storia vera della fotografia. Ci sono gattoparderie, certo, e reperti di zie nubili, e prozìi agrari, o nobili volenterosi. Ma, aperta la strada, si è insomma costretti a pubblicare anche le cose davvero serie, ed a farle commentare come si deve. Cosi, questo prossimo 1982 pare debba finalmente essere l'anno del Piemonte: che per la fotografia, in Italia, vuol dire tutto. Qui i primi, difatti. Qui i migliori in assoluto. Perché a Torino fin da metà Ottocento si lavorò subito all'europea, con riflessione e fatica, con umiltà e iniziativa. Vittorio Sella, facoltoso figlio di lanieri, si arrampica in montagna anche quindici volte di seguito per trovare la luce giusta. L'avvocato Secondo Pia, facoltoso figlio di agrarii, batte il Piemonte palmo a palmo per catalogare la chiesetta deserta o il castelluccio in rovina. E, prima, gran chimica per tutti e due, e falegnameria, e lezioni da fotografi più anziani e persino da vedutisti del pennello e del lapis. Un apprendistato, insomma, da artigiani, non da figli di famiglia. Nessuna fatica venne mai risparmiata, e i sacrifici personali furono quelli di chiunque studiava un mestiere. Due «eroi» domestici, alla mano. Se Vittorio Sella è anche un personaggio alla Giulio Verne, l'avvocato Pia potrebbe sembrare, nei suoi viaggi provinciali confortati da buone colazioni, un Tartarino; che impiega giornate a pianificare minuziosamente tempi e percorsi del bergamino che deve fargli incontrare, a quella certissima ora, il carro a buoi che trascina l'attrezzatura. E ce lo racconta, benissimo, Luciano Tamburini (*Il Piemonte fotografato da Secondo Pia*. Ediz. Daniela Piazza, pag. 235,30.000 lire). Sella, invece, ogni tanto pigliava tre biglietti di terza, classe, per sé e due operai alpinisti-lanieri della sua Valle Mosso: per il Caucaso, o il Nepal. E poi là assumeva un cuoco, noleggiava due fucili, comprava un sacco di pane, ed era tutto. Il fatto è ch'era un figliolo del Club Alpino piemontese, frutto perfetto della «filosofia della montagna»: volontà, esplorazione, individualismo. Piero Racanicchi lo racconta come meglio non si potrebbe (*Dal Caucaso all'Himalaya. Vittorio Sella fotografo alpinista esploratore*. Touring Club, pag. 239, 40.000 lire) usando parte delle bellissime lastre ancora conservate a San Girolamo di Biella. Vittorio Sella è un fotografo che non deve niente a nessuno; che si inventa, letteralmente, forma e metodo delle sue incredibili, stupende fotografie d'alta montagna invernale. Dopo anni di Alpi, nel 1897 è In Alaska, nel 1907 sul Ruwenzori. nel 1909 sul Karakorum. Fotografa dal 1879 al 1909. dall'età del collodio umido alla gelatinebromuro, alle ortocromatiche; dalle lastre alla pellicola; dal formato quadrato del 30x40 al rettangolo del 18 x 24: una storia artigianale-sportiva che è conquista intellettuale e morale. Ma chi vuole impratichirsi dei problemi tecnici e chimici che calarono fino a lui dalla generazione precedente può adesso servirsi del libro di un grande storico-collezionista della fotografia: «Le origini della fotografia* (Ediz. Electa. pag. 262. 75.000 lire) di Helmut Gernsheim. che con scrupolo allinea tutti i fatti e tutte le date da Niepce, Daguerre, Talbot ed Herschel fino al 1850 circa. Tra le tante «storie» mal raccontate, o sviate in aneddoti, o presuntuose, o parziali, ecco un testo che si picca di essere onesto. In tempi di «affari», provinciali o no, sulla fotografia, non è poco: e quasi giustifica 11 prezzo sconsiderato del libro. Sorgon intanto all'orizzonte dell'anno prossimo, come lune di Saturno, le promesse Industriali delle fotografie tridimensionali (da fabbriche scozzesi), o delle foto elettroniche (dal Giappone). Per adesso ecco le care immagini eccitanti, stregate, riprese sopra le nostre teste dal satellite ameri- cano Landsat. Le pubblica l'editrice Fabbri («La Terra dallo spazio*, lire 25.000), ed è davvero una serie immediatamente classica ed emozionante. Dove va la fotografìa? Ci chiediamo ancora da dove viene.» Claudio Savonuzzi ff' Giuseppe Michilini: «Vignola 19 mano 1906» (Ed. Zanichelli)

Luoghi citati: Alaska, Giappone, Italia, Nepal, Piemonte, San Girolamo Di Biella, Torino, Valle Mosso