Giocando al bricolage la natura ha fatto l'uomo di Francois Jacob

Giocando al bricolage la natura ha fatto l'uomo Tournier e Jacob, uno scrittore discute il biologo Giocando al bricolage la natura ha fatto l'uomo E' uscito da pochi giorni in Francia, presso l'editore Fayard, il libro «Le jeu des possibles», saggio sulla diversità del vivente, di Francois Jacob, il leader della nuova biologia. Lo ha recensito Michel Tournier, uno fra i maggiori scrittori francesi di oggi. Mosso da interessi filosofici e antropologici, che ha sempre volto in proiezione fantastica, Tournier è noto anche al pubblico italiano per tre romanzi: «Venerdì o il limbo del Pacifico», «Il re degli ontani», «Le meteore». Nell'ultimo libro, «Balthasar», Tournier tocca in chiave filosofico-religiosa il mito dei Re Magi. IL mistero della vita si affronta sempre con un brivido. Sono due i timori suscitati dalla biologia, e in gran parte sono contraddittori. C'è innanzitutto un rispetto quasi religioso di fronte alla maestosità del creato. Sono occorsi millenni di tentennamenti impauriti perché un anatomista osasse sezionare un cadavere. Né l'antichità, né il Medio Evo si erano arrischiati a farlo. La scultura greca, assolutamente irreprensibile sul piano anatomico, si basava completamente sull'osservazione del corpo vivo. Il fiammingo Andrea Vesalio fu uno dei primi che osarono aprire un cadavere, e Francois Jacob ricorda opportunamente che la sua opera principale. De fiumani Corporis Fabrica, venne pubblicata nel 1543, lo stesso anno in cui, con il libro di Copernico, il sole cessò di ruotare attorno alla Terra. E' una coincidenza significativa. Ma bisogna anche ricordare che lo stesso Vesalio fu condannato a morte per essere passato con molta naturalezza dalla dissezione dei cadaveri a quella di uomini vivi, certo molto più istruttiva. Questo timore rispettoso si ritrova oggi nella diffidenza verso gli esperimenti geneti¬ ci: le «manipolazioni» fatte alla fonte stessa della vita assumono facilmente un aspetto diabolico. Non si fabbricano impunemente dei mostri, e la recente notizia secondo la quale si sarebbe riusciti a inserire nel patrimonio ereditario di una stirpe di topi un gene di coniglio ha un che di grottesco e di orrendo. Ma la biologia suscita un'altra angoscia di natura completamente opposta, quella di una fatalità ereditaria immutabile che farebbe di noi dei robot programmati sin dal momento della concezione. Due timori quindi che per gioco si potrebbero etichettare politicamente, il primo come «di destra., il secondo come «di sinistra-: 1) non toccate ciò che è vivo, è sacro; 2) non genuflettetevi di fronte all'ereditarietà, la libertà esiste. Nel suo libretto straordinariamente vivace e stimolante, Francois Jacob si sforza di esorcizzare questi demoni. Sottotitolo e titolo so¬ no già rassicuranti, perché «distendono», portano una ventata d'aria, giustapponendo parole invitanti come «gioco», «possibili», «diversità». Frangois Jacob lo fa involontariamente o deliberamente? Ad ogni passo nel suo discorso emergono questo o quel concetto classico della filosofia, alla quale restituisce una funzione scientifica imprevista e feconda. Come per esempio la nozione di tempo, la cui linea, dice, è il marchio della biologia. Già Hegel considerava la storia come la dimensione specifica dell'uomo, ed è noto il ruolo della durata nel vitalismo di Bergson. La gioventù, la pienezza, la vecchiaia e la morte, materia stessa della vita alla quale non c'è nulla di paragonabile nell'universo, sono fenomeni tanto specifici in biologia che sino a nuovo ordine si presentano come nodi irriducibili e incomprensibili. Ma attenzione: sono altrettante passerelle die col¬ legano le ricerche di laboratorio al nostro destino individuale pia concreto, più gioioso e più doloroso insieme. Su questi quattro concetti indiscutibilmente «biologici» è costruita gran parte della poesia, della pittura, della musica. E ancora quella nozione di possibile che dà il titolo al saggio, e che ricorda le invenzioni più profonde e più sottili della filosofia di Leibniz. Frangois Jacob descrive con pazienza l'infiltrarsi del possibile nel reale: la realtà ne trae una sorta di porosità, di levità nelle quali lo spirito ha la sua parte. La riproduzione per esempio è soddisfatta da meccanismi genetici regolati in modo da produrre organismi simili ma non identici, poiché l'intero significato della riproduzione attraverso i due sessi sta nel generare una diversità infinita di individui, ciascuno dei quali rappresenta una possibilità in più di sopravvivenza di fronte alle insidie dell'ambiente. La popolazione di individui tutti diversi l'uno dall'altro che viene cosi prodotta è condizionata alle esigenze dell'ambiente, che elimina le mutazioni sfavorevoli e integra quelle favorevoli in insiemi coerenti. Ne deriva che il mondo vivente, quale lo vediamo oggi, è soltanto uno tra tanti possibili. Sarebbe potuto essere diverso, o an■che non esistere del tutto. Per il profano, una delle sorprese di questo libro sarà certo quell'idea di bricolage la quale corona tutto ciò che il creato già rivelava di aleatorio e di ludico. L'immagine di un «demiurgo bricoleur» che si diverte con folli invenzioni nelle piante, negli in■ setti e nei pesci viene spontanea a chi osserva la natura. Ed è davvero sorprendente che si presenti anche alla fine di una riflessione sull'evoluzione. La selezione naturale, dice Jacob, agisce non come un ingegnere, ma come un bricoleur, poiché l'ingegnere si mette all'opera soltanto dopo aver raccolto tutto il materiale e tutta l'attrezzatura che il suo progetto richiede. Il bricoleur invece non ha progetto, si arrangia con le cianfrusaglie ereditale dal, passato. Con una vecchia ' ruota d'auto farà un ventilatore, con un tavolo sbilenco farà un ombrellone. Allo stesso modo, l'evoluzione fabbrica un polmone con un pezzo d'esofago, un 'ala con una zampa, proprio come durante la guerra si fa¬ ceva una gonna conu chia tenda. Ne deri mentre gli ingegneri rando allo stesso prc giungono a soluzioni (tutte le automobili i migliano) i bricoleur, giungono a soluzioni mamente divergenti : zinne dei rispettivi mi di base. Così l'occhio i so dell'evoluzione si basato su almeno tre principi: lente, cruna tubicini. Ogni disciplina scit è paragonabile ad u che, gettata nelle act le quali è stata fabì ne trattiene alcune es ze, lasciando sfuggir le altre attraverso le E poiché tra tutte le la biologia è quella il getto ci è più vidno particolarmente sens l'utile che questa pes mette. La rete aperto stri piedi da Frangoi ci sorprende piacevo, dentro vi sono libertà sia inesauribile, e ant buona dose di diverti che non è poco. Ma p bellezza, l'amore? E d allo strambo modo di care i bipedi descritte cob, chiunque nella t bia amato un volto o po pensa alla Genesi veli che modella Aà sua immagine e somii cosicché ogni uomo è ritratto di Dio. Ine mente un mito, ma verità ben più lumi profonda di quella d luzionismo. Michel Tou Copyright Le c per l'Italia La Michel Tournier Francois Jacob

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