Premi da quantificare a chi darà informazioni sui rapitori di Giuliano Marchesini

Premi da quantificare a chi darà informazioni sui rapitori Premi da quantificare a chi darà informazioni sui rapitori Peritai alla moglie di Dozier «Faremo di tutto per salvarlo» Nel primo comunicato sul generale Usa le Br che hanno organizzato il sequestro dichiarano guerra ai compagni scissionisti - «Sono nostri nemici, come tali li tratteremo» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Il Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio a Judith Dozier, la moglie del generale americano della Nato sequestrato dalle Brigate rosse. «Mentre si annunca l'alba del nuovo anno — scrive Pertini — desidero farle pervenire in quest'ora di grande angoscia per lei e per la sua famiglia i sentimenti di solidarietà del popolo italiano e mia personale, uniti all'impegno a non lasciare nulla di intentato per salvare la vita del suo valoroso consorte*. Nel dramma dell'alto ufficiale delle forze terrestri alleate del Sud Europa c'è anche un dissidio violento tra i gruppi della colonna veneta delle Brigate rosse. Come si sa. due giorni prima del rapimento di James Lee Dozier. un documento fatto pervenire alla sede veneziana dell'agenzia giornalistica Ansa annunciava una scissione nella formazione terroristica del Veneto: i dissidenti dichiaravano di rinunciare alla vecchia denominazione «Anna Maria Ludmann Cecilia», che aveva sempre accompagnato le rivendicazioni delle imprese della compagine brigatista veneta, per «riorganizzarsi» nella colonna «2 Agosto». Ora la spaccatura riappare, ancor più vistosa, nella sconvolgente vicenda di James Lee Dozier. Nella copia del «comunicato n. 1». fatta pervenire con gli altri documenti dai terroristi il 28 dicembre alla redazione del Mattino di Padova, c'è un'aggiunta dei brigatisti che proseguono lungo la «linea dura», dei «militaristi» che hanno portato via il generale americano della Nato: è una sorta di «dichiarazione di guerra» nei confronti dei dissidenti. Laddove termina il testo del «comunicato n. 1», è stato aggiunto: -Il gruppo di compagni che hanno fatto parte della nostra organiszazione e della colonna veneta" Anna Maria Ludmann Cecilia" è uscito dalle Brigate rosse e. autoproclamandosi "la parte più. avanzata" dell'organizzazione, ne ha costituita un'altra: il "Gruppo 2 Agosto". Questi transfughi, di fronte alle difficoltà e alla complessità dei compiti che le Brigate rosse e l'intero movimento rivoluzionario hanno davanti, non hanno saputo affrontarle e sono ripiegati nella pratica piccolo borghese e opportunista dello scissionismo: prima dentro l'organizzazione nell'incapacità di sviluppare la battaglia politica, anche perché privi di contenuti su cui dare battaglia, hanno portato avanti una pratica frazionista e manovriera degna dei corridoi di Montecitorio: poi, uscendo, hanno rubato parte del patrimonio delle Brigate rosse qualificandosi così come banditi*. Procedendo sul terreno dello scontro, la «dichiarazione» contiene parole dense di minaccia: «Sappiano i banuiti del "Gruppo 2 Agosto" che non basterà l'uso della sigla della nostra organizzazione a risparmiarli dal giudizio di tutti i compagni e dei proletari, che li individueranno per quello che hanno fatto e per quello che sono: scissionisti, parolai piccolo borghesi, banditi. Sappiano anche che con la loro pratica banditesca si sono qualificati come nemici delle Brigate rosse e come tali saranno trattati*. Il «capitolo» si chiude con una serie di slogans. fra cui quello: «Guerra alla guerra imperialista. Guerra alla Nato. Guerra alla controrivoluzione preventiva». La firma è: -Per il comunismo Brigate rosse, colonna Anna Maria Ludmann Cecilia». Mentre è conflitto aperto tra questi gruppi brigatisti, si predispongono altre massicce operazioni delle forze dell'ordine nella speranza di trovare qualche indizio che consenta di arrivare alla «prigione del popolo» in cui i terroristi starebbero sottoponendo a «processo» il generale del comando Ftase. Ieri, qui a Verona, si sono tenuti due «vertici». Durante la prima riunione, che s'è svolta in prefettura, si è insediato il gruppo operativo di coordinamento delle indagini, la cui direzione è stata affidata dal ministro Rognoni a Gaspare De Francisci, capo dell'Ucigos. Con De Francisci hanno preso parte al «summit» il capo della polizia Coronas, i generali Boldoni, comandante la divisione carabinieri «Pastrengo». Oliva della Guardia di Finanza. Cetola. che comanda la brigata carabinieri di Padova, il prefetto di Verona Peppino Gnisci. e il questore Pasquale Zappone. Copie dei due documenti dei brigatisti, identiche a quelle trovate a Padova, sono state spedite con una lettera espresso: sono giunte ieri sera alla sede di una radio pri vatadi Mestre. In tutto il Veneto, è stesa una rete di indagini, anche nella speranza di risalire a qualcuno dei «fiancheggiatori» del commando che ha rapito il generale della Nato. In questura, ieri sera, si «vagliava» la posizione di alcune persone. Può darsi che fossero in corso interrogatori. Qui e là, gli inquirenti sono impegnati piuttosto di frequente anche a controllare «segnalazioni». In questi giorni, tra l'altro, s'è parlato di una «taglia» sui rapitori di Dozier. Si precisa che non si tratta di una taglia, si conferma invece che sono a disposizione «premi», non quantificati, per chi dia alla polizia qualche notizia fondata. Giuliano Marchesini Verona. Agenti di polizia perquisiscono un cascinale alla ricerca della prigione del generale